Fabula – Recensione, spiegare la disinformazione con il fumetto

Eccovi la recensione di Fabula, opera che tratta temi attuali e delicati legati al mondo dei social network e degli effetti sociali della disinformazione.

Yuri Rossi
Di Yuri Rossi Recensioni Lettura da 8 minuti
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Fabula

Viviamo in un mondo in costante cambiamento, veloce, inarrestabile; e stare al passo con le novità quotidiane non è sempre facile, anzi. Si instaura una sorta di ansia – potremmo chiamarla così – in cui si teme di restare indietro, di perdersi qualcosa. In questo flusso continuo di eventi, l’informazione è diventata una delle principali fonti di ricchezza, una moneta a tutti gli effetti. Informare per primi, anticipare i concorrenti e attirare nuovi lettori sono gli obiettivi prefissati dai luoghi d’informazione digitali. Quelli cartacei, avendo tempistiche differenti, stanno vivendo un forte calo, sia per quanto riguarda la crescita di nuove testate che per le vendite dei numeri stampati.

Questa miriade di informazioni che ogni giorno sperimentiamo ha un luogo privilegiato di diffusione: i social network. Da Facebook a Instagram, passando poi per Twitter, capita spesso di imbattersi nella narrazione di un fatto e leggere la valanga di commenti che sempre vengono lasciati dagli utenti. Non serve una laurea per notare il grande tasso di disinformazione che dilaga. Politica, sanità, persino la nerd culture è colpita da tale “malattia”. Insomma, che l’argomento sia leggero o più delicato, non cambia il concetto alla base: la conoscenza del fatto narrato è essenziale. Spesso si pensa che questa mancanza di educazione all’informazione colpisca solo una certa fascia della popolazione – gli ormai famosi “boomer“, bullizzati sull’internet -, ma i casi di scivolate da parte dei giovani non sono così rare come sembra.

In tanti combattono ogni giorno per cercare di limitare questo genere di eventi, ma non è assolutamente facile avere il controllo su ciò che ogni secondo viene pubblicato. E tra queste attività entra in gioco anche il fumetto. Chi l’avrebbe mai detto eh? S’intitola Fabula, la storia è opera di Lorenzo Ghetti e i disegni sono firmati da Francesco Guarnaccia. A credere in questo progetto è stata (anche) SaldaPress, casa editrice che vanta uno dei cataloghi più interessanti nel panorama italiano del fumetto. Cosa rende questo titolo così meritevole di attenzione? Scopriamolo insieme

Fabula: recensione di una storia per spiegare la disinformazione

Fabula si fa capire subito senza tanti giri di parole, l’intenzione è chiara: trattare il tema della disinformazione attraverso un media differente dal solito, ovvero il fumetto. E per realizzare questo progetto gli autori si servono di Rita (la protagonista) e del suo “animale” domestico, il pasticcione Gidil, abitanti di un piccolo borgo all’interno di un mondo fantasy. Nonostante l’immaginario totalmente diverso dalla nostra contemporaneità, appaiono elementi che viviamo ogni giorno. Il ruolo dei social network è stato affidato nella graphic novel a bardi che condividono le notizie del giorno con tutta la popolazione, chiamata a esprimere la propria opinione con semplici “mi piace“. Sono i like che definiscono quanto una notizia sia meritevole di attenzione e in tale contesto la veridicità del tutto passa in secondo piano. Fin qui nulla di nuovo rispetto a quanto possiamo vedere nella nostra home di Facebook o Twitter o Instagram.

Fabula recensione

Il popolo descritto in Fabula non tarda a mostrare quali sono i problemi quotidiani legati all’informazione. Un flusso costante e incontrollato di dati che spesso non vengono verificati, scatenando così reazioni talvolta violente, razziste, ignoranti. Gli autori giocano con quelle frasi basate su rabbia, paura e disprezzo per categorie che faticano a trovare una rappresentanza forte. Così ci sono personaggi all’interno del mondo di Fabula che dovrebbero tornare alla loro terra, che rubano il lavoro agli uomini per bene. Insomma, cose che abbiamo sentito tutti e che sentiamo ancora adesso, no?

Un fumetto per tutti?

Il fumetto è uno strumento a cui si accede con molta facilità, arriva diretto al lettore. Tutti possono accedervi, indipendentemente dall’età o dall’estrazione sociale. Attenzione, questo non toglie un certo grado di profondità che delle volte non viene tenuto in considerazione. Relegare il fumetto a uno svago adolescenziale vuol dire non avere una chiara panoramica sul mondo del fumetto; bisogna rimediare. Anche nel caso di Fabula ci si trova di fronte a un prodotto che tutti possono leggere e che tutti possono comprendere. Basta avere un profilo Facebook per capire di cosa si sta parlando. Come evitare questi comportamenti tossici sui social network? Educando gli utenti. Una soluzione che viene snocciolata in tre parole, eppure sembra così difficile da realizzarsi che quasi pare un’utopia. L’impressione è che molti non vogliano capire, preferiscano voltarsi dall’altra parte e delegare la propria responsabilità al prossimo utente. In realtà le dinamiche sono infinite e sarebbe ingiusto trattarle con semplicità.

Fabula si pone le domande giuste. Utilizza questa analisi per narrare una storia semplice – senza grandi pretese narrative – ma che dipinge chiaramente ciò che avviene sui social network. Avevamo davvero bisogno di un fumetto del genere? La risposta è difficile e sarebbe molto articolata. Di fatto vengono tratteggiati quelli che sono i cliché di moltissimi fruitori dei social, gli stessi che sputano frasi che si commentano da sole. Le generazioni più giovani, si spera, nascono con queste tecnologie e si spera che non commettano gli stessi errori di chi ha qualche anno in più. E le generazioni più vecchie? Come si rapportano al binomio fumetto-disinformazione? Fabula non sembra avere la pretesa di educare, anzi, mostra quella che potrebbe essere una delle vie percorribili. Scrive e racconta con umiltà diverse scene che tutti noi abbiamo vissuto e che continueremo a vedere. La denuncia, la lotta a questo genere di comportamenti sono un obbligo morale.

Questa graphic novel è stata coraggiosa, nonostante il dibattito legato alla disinformazione non finisca in queste tavole – bellissime, ci hanno ricordato lo stile di Andrew MacLean in HeadLopper – e non finirà in altri possibili numeri. La verità è che per trattare un tema del genere serve molto di più. Fabula è consigliatissimo per un pubblico giovane, farlo scoprire alle nuove leve attraverso la scuola potrebbe essere un grande stimolo educativo. Sia per far conoscere determinate questioni sia per condividere la forza del fumetto e delle sue sfumature. L’obiettivo è chiaro, ciò che fa preoccupare è la volontà delle persone di raggiungerlo. Spoiler? La risoluzione del problema sembra molto più lontana di quanto possiamo sperare.

Fabula
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Voto 7
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Leggo e scrivo tantissimo, vivo in un GDR. Non sono molto fortunato con il D20. Da grande voglio essere Batman.