Nel 2016 uscì quello che è, allo stato attuale delle cose, l’ultimo capitolo della saga di Uncharted, ovvero La Fine di un Ladro. Senza considerare L’Eredità Perduta, uscito un anno dopo e nato come DLC stand alone del quarto capitolo, l’avventura di Nathan Drake alla ricerca del tesoro perduto di Henry Avery è stata l’ultima apparizione del brand sui lidi PlayStation. Dal 2016 ad oggi si sono alternati numerosi rumor inerenti all’arrivo di un nuovo capitolo della serie, soprattutto recentemente con alcune voci di corridoio che vedevano coinvolti i ragazzi di Bend Studio dopo la cancellazione di Days Gone 2. Allo stato attuale delle cose, però, nulla è stato confermato e anzi, attorno al marchio Uncharted aleggia un silenzio alquanto preoccupante. Ma perché noi fan abbiamo bisogno di un nuovo capitolo della saga di Uncharted? E perché, in generale, abbiamo bisogno di rivivere certe emozioni che solo un gioco di quello specifico genere può darci?
Un passo indietro
Era il 1981 quando nei cinema di tutto il mondo usciva I predatori dell’arca perduta, primo film della tetralogia con protagonista Henry Walton Jones Jr., meglio conosciuto come Indiana Jones. Nato dalla mente di George Lucas, Indiana Jones divenne uno dei personaggi più influenti della storia della narrazione audiovisiva, dando il via ad un filone legato ai film d’avventura con protagonisti dei “cacciatori di tesori”. Arrivati al 1996, anche il mondo dei videogiochi ebbe il suo “Indiana Jones”. Stiamo parlando, ovviamente, di Lara Croft, la “Tomb Raider” che per tutta la fine degli anni 90 fu un punto fermo per quanto concerne i giochi d’avventura esplorativi.
Dopo però il disastroso The Angel of Darkness e dopo la trilogia reboot Legend-Anniversary-Underworld, accolta da molti in maniera piuttosto tiepida, Lara Croft sembrava ormai destinata ad andare in pensione. A quel punto era disponibile un “posto vacante” nel mondo dei videogiochi per quanto concerne i giochi d’avventura, ma non dovemmo attendere troppo prima che quel posto venisse preso da qualcuno. Era il 2007 quando in esclusiva su PlayStation 3 venne pubblicato Uncharted: Drake’s Fortune, primo capitolo di una saga che ancora oggi è una delle più celebri, amate e di successo della storia di PlayStation. Uncharted ha riempito il vuoto lasciato dal franchise di Tomb Raider dopo essere caduto in declino.
Viaggiare, comodamente seduti
Ma perché la saga di Uncharted ha riscosso un tale successo? Oltre agli enigmi, l’azione e il comparto tecnico, quello che ha davvero affascinato i videogiocatori di tutto il mondo è il senso di avventura che ha reso unico ogni capitolo della saga, diventando un vero e proprio punto di riferimento dei prodotti narrativi action/adventure. Seppur le influenze di Tomb Raider e Indiana Jones fossero evidenti, Naughty Dog era riuscita a bilanciare mettendoci però del suo, permettendo così alla saga di splendere di luce propria. L’eredità della serie e le sue meccaniche hanno influenzato il mercato così come lo fecero prima di lui Tomb Raider e Indiana Jones. Non a caso, infatti, il rilancio del personaggio di Lara Croft del 2013 si rifece a molti degli elementi di gameplay che avevano reso celebre la saga targata Naughty Dog.
Ma quindi, perché i fan chiedono a gran voce un nuovo capitolo della serie? Cosa rende speciale Uncharted? Contestualizzando anche l’epoca storica nella quale questo articolo viene scritto, ovvero con l’umanità intera costretta a rimanere chiusa in casa a causa della pandemia di COVID-19, giochi d’avventura come Uncharted sono il perfetto esempio di come sia possibile “evadere” da una vita che ci fa sentire in qualche modo ingabbiati. Giochi come Uncharted ci permettono di esplorare svariate parti del mondo senza la necessità di doverci muovere da casa, e dopo l’ultimo anno titoli del genere sono quasi necessari. Distanziandoci comunque da pandemie e quarantene, i videogiochi sono i prodotti che più di tutti permettono al fruitore di viaggiare per il mondo in modo “virtuale”, consentendo a coloro che non possono viaggiare nel mondo reale per limiti economici o fisici di poter esplorare il globo attraverso avventure incredibili ed emozionanti.
Guardare avanti, dando uno sguardo indietro
Nel corso degli anni, Sony è diventata sinonimo di “esclusiva”. Sono stati innumerevoli infatti i titoli usciti esclusivamente sulle diverse piattaforme PlayStation. Nonostante questo vasto “roster” di titoli, Sony non si è mai fatta troppi problemi a mandare in pensione molte delle sue IP, dal recente e già citato Days Gone a mascotte del calibro di Jak & Daxter e Sly Cooper. Seppur sia di certo un punto di forza per Sony quello di non rimanere ancorata troppo a lungo su determinati marchi, arrivati alla quinta generazione di PlayStation è giunto il momento di dare una certa continuità alle proprie IP. A parte Ratchet & Clank, infatti, che con Rift Apart sarà l’unica serie Sony ad essere sopravvissuta per ben quattro generazioni, nessun’altro suo brand è riuscito ad imporsi per più anni. Oltre al Lombax e al suo fido “robo-difetto”, quindi, Sony necessita di un’altra IP ricorrente, e tale compito spetta di diritto proprio ad Uncharted, saga che ha venduto oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo, superando altri franchise esclusivi di PlayStation come God of War.
La bellezza del Single Player
La serie Uncharted è una vera e propria anomalia nel mercato videoludico odierno. La creatrice del gioco, Amy Hennig, in una vecchia intervista affermò che esperienze come Uncharted non avrebbero avuto il medesimo successo al giorno d’oggi, in un’epoca dove i giochi multiplayer la fanno da padrone. Tuttavia, ci sono ancora molti giocatori che desiderano titoli orientati verso la narrativa in giocatore singolo e questo è stato dimostrato dalle vendite di Fallen Order e God of War. Basti pensare come il titolo sviluppato da Respawn Entertainment sia nato dopo i fallimentari reboot della saga di Battlefront, i quali puntavano quasi esclusivamente sul fattore multiplayer. Star Wars Jedi: Fallen Order, inoltre, ha proprio preso spunto da Uncharted per alcuni elementi del gameplay, come l’esplorazione e il sistema di arrampicata, dimostrando come l’opera di Naughty Dog si sia imposta come punto di riferimento per il mercato single player.
L’eredità perduta di Uncharted, in definitiva, può essere raccolta solo dallo stesso Uncharted. Per quanto il reboot avviato nel 2013 di Tomb Raider sotto la guida di Crystal Dynamics abbia dato nuova linfa al brand, è innegabile come comunque non sia riuscito ad imporsi come fece nel 2007 Uncharted. Il nuovo corso avviato da Square Enix si è dimostrato fin troppo simile all’opera di Naughty Dog e, se Uncharted ai tempi riuscì a crearsi una propria identità nonostante le influenze, la stessa cosa non può dirsi per la recente trilogia con protagonista Lara Croft.
Proprio per questo l’eredità perduta di Uncharted può essere raccolta solo dallo stesso Uncharted, e anche se Naughty Dog e Nathan Drake non saranno più della partita, c’è ancora un grosso potenziale inesplorato, tra nuove possibili meccaniche di gameplay e tesori leggendari pronti ad essere trovati dal nuovo cacciatore di tesori. Se però Uncharted dovesse essere mandato in pensione, o se dovesse fallire con la sua nuova incarnazione, ci sarebbe nuovamente un posto vacante nel panorama degli action/adventure come già fu ai tempi per Tomb Raider. Un posto vacante che, forse, potrebbe essere raccolto da un titolo inedito, che ci permetterà nuovamente di viaggiare in giro per il mondo attraverso le meraviglie dell’arte videoludica.