Uno dei fiori all’occhiello degli studi europei di SEGA è sicuramente Amplitude Studios, un team francese che da oltre dieci anni è determinato ad espandere il proprio Endless Universe. L’ultimo capitolo di questo interessante progetto è Endless Dungeon, un’opera che nella campagna marketing si è sempre presentata come il seguito spirituale di quel Dungeon of the Endless che, in passato, è riuscito a colpire positivamente i videogiocatori. In questa recensione, il nostro obbiettivo è quello di determinare se lo studio con Endless Dungeon è riuscito realmente a realizzare questa difficile impresa.
Un viaggio senza fine
La storia di Endless Dungeon racconta di una serie di sfortunati eroi che, loro malgrado, si ritrovano intrappolati all’interno di una misteriosa ed enorme astronave. Uno strano ambiente dove, oltre all’impossibilità di scappare, la morte pare inesistente a causa di una strana forza. Il compito dei protagonisti è quindi semplice, ovvero raggiungere il nucleo della stazione nella speranza di aprire una via di fuga.
La trama principale, come è possibile intuire, non è niente di speciale, e si presenta come il solito pretesto per riunire improbabili personaggi all’interno di un unico ambiente. Quello che affascina, però, sono tutti gli elementi di lore con cui è riempito l’intero prodotto: note, video da sbloccare, descrizione delle backstory, spiegazioni dell’ambiente circostante e molto altro. Questi elementi rendono vivo l’universo narrativo, insieme a una caratterizzazione e dialoghi principali sopra le righe che vivacizzano il tono dell’intera esperienza.
Un vero peccato che tutto questo non sia tradotto, in alcun modo, nella lingua italiana. Una scelta piuttosto peculiare visto che negli ultimi anni SEGA ha localizzato non solo franchise come Yakuza o Persona, ma anche prodotti ben più di nicchia come 13 Sentinels: Aegis Rim. La speranza è l’arrivo di qualche aggiornamento nel prossimo futuro, anche perché la maggior parte delle lingue europee sono supportate. Il doppiaggio, invece, è realizzato esclusivamente in inglese.
Il potere del limbo
Endless Dungeon prende così l’incipit precedentemente descritto per inserire gli utenti all’interno di uno sparatutto isometrico in stile rougelite, estremamente focalizzato sul multiplayer cooperativo (NON in locale). L’obbiettivo del team di sviluppo, sin dall’inizio della produzione, è quello di unire tre giocatori in una missione pericolosa, dove la strategia e l’utilizzo sapiente dei personaggi è fondamentale. Ottimo, quindi, che il gioco presenti dei server cross-play tra tutte le piattaforme, in modo da mantenere alta l’ipotetica utenza sul lungo andare. Purtroppo, però, la versione Nintendo Switch non è ancora disponibile nel mercato, visto che è rimandata a data da destinarsi.
Il gameplay si struttura così in una serie di stanze generate proceduralmente, dove lo scopo dei giocatori è quello di scortare un particolare robot dall’inizio fino alla fine. La modalità per farcela è teoricamente molto semplice: esplorare ogni angolo dell’astronave e distruggere qualsiasi cosa decida di muovere anche solo un muscolo.
Endless Dungeon tenta così di creare un’esperienza con elementi tower defense, in cui la coordinazione e la strategia sono la vera soluzione ai propri problemi. La soluzione operata dagli sviluppatori si divide in due sezioni ben specifiche: quella esplorativa e le orde. La prima vede i tre giocatori percorrere ogni stanza del piano esplorato, mentre cercano note per ampliare la lore di questo universo narrativo, e si occupano della costruzione di macchinari in grado di aiutarli nel proprio compito.
Nella seconda fase, invece, il gioco propone una serie di orde, dove i nemici tentano di attaccare quel l’unico robot in grado di salvare la giornata. Il modo per contrastarli arriva sia dall’armamentario dei nostri eroi, che dalle torrette o altri affari tecnologici realizzati nel corso dell’esplorazione. Gli avversari sono estremamente pericolosi nel loro insieme, e solo con la giusta strategia è possibile rallentarli o distruggerli fin dal punto di spawn. Infatti, il giocatore deve stare attento ai materiali e le valute che possiede.
Un vero peccato che tutti i nemici si affrontino nella stessa maniera, e le uniche reali differenze tra loro sono il modello e la resistenza. Lo stesso vale per i boss, che non riescono ad essere sufficientemente interessanti o sorprendenti già dall’inizio dell’avventura.
Rilassiamoci al bar
Il gioco non è un’avventura che prosegue come molti altri videogiochi, ma è un roguelite. Gli utenti interessati devono quindi aspettarsi di morire… e morire, visto che ogni run permette di migliorare il proprio equipaggiamento e sbloccare nuovi personaggi. Il bar fa così da hub centrale, dove far rilassare gli 8 sfortunati eroi che dovranno affrontare i 9 pericolosi settori della stazione spaziale.
Non mancano i soliti elementi RPG con cui potenziare le proprie armi, le missioni dei singoli personaggi che richiedono specifiche azioni in determinati livelli, e altre meccaniche. Insomma, questo gioco fa il suo, senza un reale guizzo creativo che lo contraddistingua.
La struttura di gioco è così un loop che tenta di divertire il giocatore per un numero costante di ore. Teoricamente raggiungere i titoli di coda è rapido, ma con la struttura roguelite il viaggio diventa ben più complesso e ripetitivo. L’esperienza non riesce a essere realmente variegata, ed è fin troppo facile che qualcuno rischi di annoiarsi dopo solo poche ore. Raggiungere il 100% pare più un noioso lavoro che altro, e questo è sicuramente un lato negativo di un prodotto che cerca di divertire attraverso un gameplay dal feeling arcade.
Un equilibrio stabile?
Probabilmente, il vero difetto dell’ultima fatica di Amplitude Studios è che presenta troppo poco coraggio, oltre ad essere estremamente standardizzato. La complessità di quel Dungeon of the Endless è ormai un lontano ricordo, nel tentativo di raggiungere un pubblico ben più vasto. Una scelta a doppio taglio che ha semplificato la struttura del gameplay, deludendo appassionati e fan, in cui sparare risulta solo un “tenere premuta la levetta e vedere se si è abbastanza potenti per sopravvivere”.
Non aiutano perfino degli errori della stessa struttura di gioco, perché se è vero che esso è pensato per uno stile cooperativo, allora è piuttosto discutibile il fatto che solo l’host ottiene potenziamenti. Al tempo stesso, Endless Dungeon permette di vivere l’intera avventura in single player, ma l’esperienza con l’IA alleata è fin troppo semplicistica con solo due comandi da impartire. Il team di sviluppo ha comunque promesso già dei miglioramenti per il futuro, ma il prodotto al momento manca di cose praticamente basilari.
La colonna sonora riesce almeno ad essere interessante, con delle tracce che ben si amalgamano con l’atmosfera generale. L’art style è invece la parte migliore, con ambienti che presentano un interessante colpo d’occhio e un character design semplice ma d’impatto e giustamente variegato. La realizzazione tecnica per la versione PlayStation 4 funziona senza intoppi o bug di sorta, seppur con dei caricamenti abbastanza lunghi.