L’universo di dispositivi Elgato pensati per streamer, podcaster e creatori di contenuti si arricchisce ulteriormente con Stream Deck+ e l’accessorio XLR Dock, una combinazione che promette di semplificare notevolmente la gestione di audio, video e integrazioni software. Da quando il primo Stream Deck fece la sua comparsa sul mercato, l’idea di centralizzare i comandi di produzione in un’unica console ha conquistato migliaia di utenti. In questo articolo approfondiremo come funziona il nuovo Stream Deck+, in che modo si integra con l’XLR Dock e perché potrebbe rivelarsi una scelta vincente per chiunque desideri trasformare la propria scrivania in una vera e propria regia multimediale.
Le origini del concetto di “Deck” targato Elgato risalgono a diversi anni fa, quando si sentiva la necessità di avere scorciatoie personalizzabili per passare da una scena all’altra in OBS, avviare macro o effetti sonori in tempo reale, controllare le luci e gestire funzioni essenziali della diretta senza dover ricorrere continuamente al mouse. Nel corso del tempo, i modelli iniziali si sono evoluti, introducendo versioni con più tasti, forme differenti e, successivamente, la gamma “Wave”, dedicata all’audio (come il Wave XLR e i microfoni Wave:1 e Wave:3). Con lo Stream Deck+, Elgato ha voluto riunire tutte queste competenze in un prodotto che unisce i classici pulsanti LCD a manopole fisiche (dials), un touch strip e la possibilità di estendere il sistema con moduli dedicati come l’XLR Dock o il più recente USB Hub.
L’architettura di Stream Deck+ e l’integrazione con XLR Dock
Il cuore di Stream Deck+ è costituito da otto tasti LCD completamente personalizzabili, accompagnati da quattro manopole (dials) che possono controllare volumi, parametri video, livelli di zoom, intensità luminosa e ogni altra regolazione graduale. Sopra i dials si trova un touch strip, una fascia tattile che consente di cambiare rapidamente le pagine di configurazione o visualizzare i valori di riferimento. Sulla parte frontale non si notano altri connettori, poiché Elgato ha scelto di lasciare tutto il cablaggio nella parte posteriore, dove è presente una porta USB-C per collegare il Deck al PC o al Mac. Grazie a questa impostazione minimale, il dispositivo mantiene un design ordinato, lasciando intatto lo spazio di lavoro sul fronte.
La vera novità, tuttavia, risiede nell’interfaccia modulare che consente di collegare l’XLR Dock o, in alternativa, un USB Hub. L’XLR Dock è pensato per chi desidera un preamplificatore di qualità, capace di alimentare microfoni professionali (inclusi i dinamici più esigenti e i condensatori che richiedono 48 V di phantom power). La possibilità di fornire fino a 75 dB di guadagno rende il dispositivo perfettamente in grado di gestire microfoni rinomati come il Shure SM7B, mentre la tecnologia Clipguard protegge il segnale da distorsioni impreviste quando la voce si alza di colpo o in situazioni particolarmente rumorose. Il connettore XLR si trova nel retro-dock, affiancato da una presa cuffie da 3,5 mm e da una USB-C che collega il tutto al computer.
Sul fronte software, Elgato ha lavorato per unire i vantaggi del Deck (già noti a chi utilizza Stream Deck da tempo) con l’ambiente Wave Link, ereditato dalla serie di microfoni Wave. In pratica, l’idea è quella di offrire una console hardware che dialoghi direttamente con un mixer virtuale, permettendo di gestire più sorgenti audio, attivare o disattivare effetti sonori, controllare la musica di sottofondo, integrare la chat vocale e così via. Il risultato è un workflow dove un’unica interfaccia consente di passare da una scena all’altra, regolare i livelli del microfono, aggiungere effetti di transizione e persino avviare clip video, il tutto senza dover ricorrere a software aggiuntivi o a macchinosi passaggi tra finestre aperte.
L’integrazione con l’XLR Dock mira a ridurre al minimo la quantità di dispositivi sulla scrivania. Un tempo, chi desiderava controllare le scene e l’audio con un microfono XLR, si trovava spesso costretto a usare una scheda audio esterna (o un mixer), uno Stream Deck classico, e magari anche un altro device per ulteriori funzioni. Oggi, con la combinazione Stream Deck+ e XLR Dock, si può avere un singolo apparato che funge da plancia di comando per luci, macro, software di streaming e anche da interfaccia microfonica. Il passaggio fra i volumi di diversi canali (gioco, musica, voice chat, browser, ecc.) e la regolazione del gain del microfono avvengono attraverso i dials del Deck, mentre dal software Wave Link si possono mappare e rinominare tutte le sorgenti.
L’esperienza d’uso, le prestazioni audio e la sfida della modularità
Provando il dispositivo in situazioni reali (per esempio durante una diretta su Twitch o nel corso di una sessione di registrazione podcast), si apprezza immediatamente la comodità di avere tutto a portata di mano. I tasti LCD garantiscono feedback visivo istantaneo: ogni pulsante può mostrare un’icona animata, un testo o perfino dati in tempo reale, come lo stato di connessione o la quantità di spettatori. I quattro dials si possono configurare per agire ognuno su una sorgente audio differente, così da abbassare il volume del gioco e contemporaneamente alzare quello della musica di sottofondo, oppure regolare l’equalizzazione del microfono con un semplice giro. Il touch strip permette di cambiare con uno swipe la pagina di configurazione dei tasti, ampliando di fatto il numero di “comandi” disponibili.
Dal punto di vista della pura qualità audio, l’XLR Dock non delude. Elgato afferma che la fascia di gain copre fino a 75 dB e i test con microfoni dinamici particolarmente affamati di alimentazione sembrano confermarlo: la resa è pulita, il rumore di fondo rimane contenuto e la latenza (ossia il ritardo tra l’input e il segnale in uscita) è praticamente impercettibile nell’uso quotidiano. L’implementazione del phantom power a 48 V risulta adeguata anche per microfoni a condensatore più sofisticati, mentre la funzione Clipguard è un vero salvagente nei momenti in cui la voce sale di colpo. Invece di saturare il segnale con conseguenti distorsioni, il sistema di Elgato abbassa automaticamente il livello in ingresso, proteggendo l’ascoltatore da fastidiosi “clip”.
L’interfaccia di Wave Link, di cui l’XLR Dock e lo Stream Deck+ sono parti integranti, si distingue per la sua semplicità e versatilità. L’utente può assegnare ciascun programma (gioco, browser, Spotify, chat Discord) a uno dei canali virtuali del software e mixare separatamente quanto andrà in cuffia e quanto sarà invece trasmesso in diretta. È possibile costruire, per esempio, una sub-mix dedicata agli amici con cui si gioca (abbassando il volume delle musiche di gioco) e una destinata al pubblico, che invece potrebbe desiderare un sottofondo musicale più alto. Lo stesso microfono XLR può essere processato con filtri base (gain, EQ, saturazione leggera, ecc.), anche se allo stato attuale non si ha un set infinito di plugin integrati. Alcuni sperano in future release capaci di aggiungere effetti quali compressione multibanda, noise gate avanzato o persino un pitch-shift in tempo reale.
Tra necessità e costi
Un aspetto che può lasciare qualche dubbio riguarda la modularità. L’idea di poter scegliere tra XLR Dock e USB Hub è intrigante, ma attualmente sembra che si debba optare per l’uno o per l’altro. Chi necessita di molte porte USB addizionali, magari per collegare periferiche, hard disk esterni o altro ancora, troverà decisamente attraente il modulo USB Hub, che integra anche un lettore SD/microSD e fornisce la possibilità di erogare fino a 100W di alimentazione a un laptop, liberando così un’altra porta sul computer. D’altro canto, chi predilige l’XLR Dock per gestire un microfono professionale si vede costretto a rinunciare alle porte USB extra in favore di una maggiore integrazione audio. Nel futuro, si vocifera di un possibile “XLR Hub” capace di offrire entrambe le funzionalità, anche se al momento Elgato non ha comunicato nulla di ufficiale in merito.
Sul versante costi, la spesa può aumentare rapidamente se si decide di acquistare sia lo Stream Deck+ sia l’XLR Dock. Il Deck da solo si aggira intorno ai 199 dollari, mentre l’XLR Dock ne richiede circa 119, per un totale che non è propriamente leggero in termini di budget. Tuttavia, se consideriamo che l’XLR Dock racchiude funzioni paragonabili a quelle dell’Elgato Wave XLR (che si vendeva a prezzo simile, se non superiore) e un preamplificatore di fascia alta, l’investimento diventa più comprensibile per chi cerca di ridurre i dispositivi sparsi sulla scrivania, soprattutto se lo scopo è semplificare il proprio flusso di lavoro quotidiano.
Alcuni utenti con esigenze più complesse, come chi deve collegare altoparlanti esterni a un’uscita di linea o ha bisogno di input aggiuntivi per un setup a doppio PC, potrebbero trovare limitante la mancanza di un line out dedicato o di un canale ingresso secondario. Questi scenari sono abbastanza comuni in contesti di produzione audio professionale, ma forse meno nelle dirette streaming o nei podcast standard. Va detto che la tendenza del mercato “streamer-oriented” è quella di semplificare il più possibile: ciò si traduce in una minor flessibilità rispetto a un mixer di livello professionale, ma in un approccio plug-and-play molto più semplice per l’utente medio.
Nel complesso, l’esperienza d’uso di Stream Deck+ con l’XLR Dock appare estremamente fluida. La scrivania rimane in ordine: i cavi principali sono solo quello USB-C che collega il Deck al computer, l’XLR del microfono e il jack cuffie. Il deck stesso permette un feedback immediato su ogni tasto, e con le manopole si regolano i livelli audio in un secondo. Le infinite possibilità di personalizzazione fornite dallo Store di Elgato e dalla community garantiscono plugin per OBS, Spotify, Twitch, Twitter, YouTube, Philips Hue e molto altro, con la prospettiva di ulteriori espansioni in futuro.