All’udire dell’annuncio di uno spin-off di genere Musou della saga di Dragon Quest, almeno in Europa, non ci sono stati salti di gioia, prenotazioni ossessive nel più vicino negozio di videogiochi o più semplicemente hype smisurato: sarà che il genere in Occidente non viene particolarmente apprezzato, sarà l’arrivo con ingente ritardo rispetto all’uscita giapponese del titolo, ma purtroppo non si sono create grandi aspettative. Con l’uscita del titolo di qualche giorno fa, parecchia gente si è però dovute ricredersi perché Dragon Quest Heroes: L’albero del Mondo e le radici del Male, pad alla mano, è veramente un titolo valido. Scopriamolo insieme!
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Festa col mostro!
L’incipit e, più in generale la storia, di Dragon Quest Heroes è quanto di più semplice la saga ci ha proposto in 30 lunghi anni di carriera. In un mondo governato in pace, mostri e umani convivono, lavorano e si aiutano reciprocamente da oramai moltissimi anni; nel giorno più importante dell’anno, corrispondente a una sontuosa festa, ecco giungere però un misterioso uomo incappucciato che, con una potente magia, rende tutti i mostri del regno ostili e malvagi, distruggendo la città di Arba e la pace stessa. Compito dei nostri eroi sarà quindi viaggiare per il mondo alla ricerca della causa di tutto, risolvendo battaglie contro schiere di nemici e riportando la pace nel regno. Il cast dei personaggi è molto eterogeneo e, fatta eccezione per i due protagonisti (maschio e femmina, sostanzialmente identici), ognuno avrà le proprie skill, la propria personalità e lascerà il segno nei vostri cuori e nell’avventura. Sottolineo con piacere i ricordi rievocati alla vista di Yangus e Jessica, storici personaggi del celebre Dragon Quest VIII, probabilmente il titolo della saga più caro e conosciuto a noi europei.
Un frullato di generi perfettamente riuscito.
Il difetto classico che il genere musou si porta appresso da anni è l’eccessiva ripetitività di fondo: uccidere orde su orde di nemici è entusiasmante per le prime 2-3 ore, ma poi tende decisamente a stancare. Dragon Quest Heroes riesce in parte a correggere questo difetto leggendario, prendendo e mischiando da diversi generi per certi versi affini; mi spiego meglio: capiterà spesso di dover difendere un obiettivo da orde di nemici provenienti da più direzioni, in pieno stile tower defense. Ecco che la componente strategica si fà piuttosto importante: non basterà più premere quadrato a destra e manca, ma bisognerà organizzarsi piazzando i propri alleati e mostri catturati in punti strategici e muovendoci al momento giusto nell’ampia mappa, pena il fallimento della missione. Tutto questo varia di molto il gameplay, senza contare le boss fight dove occorre moltiplicare per 5 almeno tutto quello detto in precedenza. Se non bastasse tutto ciò, ecco entrare in gioco la parte ruolistica del titolo: ogni personaggio avrà un proprio albero di skill, salirà di livello e guadagnerà punti abilità; starà a noi decidere come specializzare il nostro personaggio, anche se va detto purtroppo che la varietà ruolistica offerta da Dragon Quest Heroes non è cosi ampia.
Tecnicamente parlando…
Dragon Quest Heroes è purtroppo l’ennesimo titolo cross gen: design un pò spogli e privi di texture “combattono” letteralmente contro il design splendido dei personaggi, disegnati dalla leggendaria mano di Akyra Toriyama, il papà di Dragon Ball. Il cell shading in realtà è molto buono e il titolo si lascia guardare bene, anche grazie agli splendidi colori e agli effetti particellari della magie; peccato appunto per le texture in bassa definizione, che spesso sono un vero pugno nell’occhio. Da lodare il doppiaggio, sia giapponese che inglese, mentre il sonoro è composto da poche (forse un po’ troppo) ma splendide tracce storiche: sarà impossibile non riconoscere il main theme principale durante la schermata del titolo.