Cinema e TVRecensione

Dora e la Città Perduta – Recensione del film di James Bobin

Praticamente tutti ormai conoscono Dora l’Esploratrice, il personaggio protagonista della serie animata prodotta da Nickelodeon. Il cartone animato ha finalità educative (Dora è bilingue e parla spagnolo nella versione originale, inglese in quella italiana) ed è destinato a un pubblico di bambini molto piccoli ma la serie è ben nota anche fra i non giovanissimi soprattutto per il fatto che i personaggi interagiscono direttamente col pubblico facendo domande e rimanendo in silenzio in attesa di una risposta (buttando giù di fatto la quarta parete).

Non stupisce quindi che Nickelodeon abbia ben pensato di sfruttare tale successo commerciale producendo un live action tratto dalla fortunata serie animata, Dora e la città perduta, che vede protagonista una Dora sedicenne, interpretata da Isabela Moner, coadiuvata da Eva Longoria e Michael Peña nei panni dei genitori. Il risultato è un film per famiglie, destinato comunque a un pubblico molto giovane.

 

Una “parodia” di Dora

La trama è semplice: Dora, sedicenne cresciuta nella giungla con i genitori (professori ed esploratori), mentre questi ultimi si recano alla ricerca della città perduta di Parapata, viene mandata in città a vivere con gli zii e il cugino Diego. Dopo non poche difficoltà nell’ambientarsi a scuola, un posto tanto diverso da quello in cui è cresciuta, e farsi degli amici, Dora va alla ricerca dei genitori – dei quali non ha più notizie – con quattro improbabili compagni di viaggio.

 

Il film in realtà ha degli spunti interessanti, in particolare quando prende in giro la stessa serie animata da cui è tratto (quando Dora si rivolge in prima persona agli spettatori e il padre si domanda con chi stia parlando o, ancora, in una scena che vede Dora e Diego in versione cartone animato ndr.): in alcuni punti infatti il live action diventa parodia di Dora l’esploratrice. Anche le tematiche affrontate dal film, sotto sotto, sono profonde e forse in questo senso il live action conserva, seppur in modo del tutto diverso, le finalità educative del cartone: l’importanza di essere sé stessi a prescindere da tutto, la necessità di chiedere aiuto in determinate situazioni, non aver paura del giudizio altrui. Dora è “stramba” e sa di esserlo, ma anche molto intelligente, colta e forte: non ha paura di mostrare quello che sa anche in un ambiente che etichetta come nerd e sfigato chi studia; un po’ un cliché, ma comunque è un messaggio di fondo adatto al pubblico a cui è rivolto.

 

Tra banalità e momenti imbarazzanti

Nonostante questi spunti apprezzabili, la trama risulta abbastanza banale e sa di già visto, un misto fra i film di avventura e i teen movie Disney; è un vero peccato che ci siano dei momenti abbastanza imbarazzanti (davvero cringe la “canzone della pupù” ndr.) che rendono alla fine il personaggio di Dora talmente sopra le righe da essere poco credibile come teenager. A tratti sembra di vedere una bambina di cinque anni nel corpo di una sedicenne. Ci sta che Dora sia strana in confronto ai coetanei, anche allo scopo di affrontare meglio le tematiche sopra citate, ma alla fine il risultato è un miscuglio in cui non si capisce bene se l’intento è prendere in giro il soggetto originale, oppure no.

Ricordiamo al nostro pubblico che Dora e la Città Perduta sarà disponibile nelle sale da giovedì 26 settembre.

Dora e la Città Perduta

6

Dora e la città perduta è un live action destinato a un pubblico giovanissimo. Mantiene vive le finalità educative del soggetto originale, anche se sviluppate in maniera del tutto diversa. Peccato per la banalità della trama e lo sviluppo di alcune scene che risultano un po' forzate e imbarazzanti anche per un film per famiglie.

Claudia Pintore
Disegnatrice e appassionata di libri, serie tv, cinema e giochi da tavolo

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    Potrebbe interessarti anche