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DOOM gira ora anche su una lampadina smart

Se avete letto il titolo, potreste pensare di avere le traveggole ma giuriamo che non sia questo il caso: sì, una lampadina smart possiede una CPU adatta a far girare DOOM, lo sparatutto iconico del 1993. Non è certo il primo caso in cui dell’hardware viene usato in modo “improprio” per questo titolo, e nemmeno l’ultimo.

Il gioco, ora parte del pantheon di Microsoft tramite Bethesda (protagonista di una stellare E3 2021, a proposito), è noto per la miriade di port ricevuti in via ufficiale e non. L’idea di base, semplice e funzionale, rende questo grande classico un’autentica calamita per conversioni mirate a testare anche l’hardware meno consono.

Ora la lampadina smart di IKEA si unisce alla cornucopia di risposte alla domanda “può far girare DOOM?”. Evidentemente sì, il seguito spirituale di Wolfenstein 3D riesce nell’intento di convertire temporaneamente un sistema di illuminazione in una sorta di console improvvisata.

Si tratta di un fenomeno così diffuso da vantare un sito apposito, “It runs DOOM” su Tumblr. I casi possono variare di hardware in hardware, ma il più recente (e “videoludico”, oseremmo dire) è stato quello di uno dei Game & Watch commemorativi di Nintendo dedicati a Super Mario Bros..

Uscendo (ma non del tutto) dal reame della plausibilità abbiamo anche macchine per il karaoke, smart TV, impianti per ecografie e persino bancomat. La tecnologia dietro ognuno di loro, tralasciando gli input necessari per giocare propriamente, è in grado di far partire il codice di DOOM.

Probabilmente, su tutti questi esempi astrusi si erge un campione indiscusso. L’anno scorso, infatti, abbiamo visto il gioco (sebbene spoglio di ogni dettaglio per ovvi motivi) prendere vita sul piccolo display di un test di gravidanza. Al confronto, l’idea di una lampadina smart sembra quasi normale.

La già citata pagina Tumblr definisce DOOM “il più violento sostituto di hello world”, mentre le risposte al tweet qui sopra hanno proclamato il gioco degno erede del test di Turing. Dal canto nostro, mantenendo la nostra professionalità super partes, non possiamo far altro che concordare.

Fonte:
Alessandro Bozzi
Classe 1989, viene introdotto ai videogiochi dal padre durante l'età prescolare con DuckTales: The Quest for Gold su DOS (dopo essersi innamorato dell'omonima serie animata) in veste di spettatore. Inizia a giocare con Boulder Dash con un polveroso Commodore 64. Al decimo compleanno esordisce nel gaming moderno con Crash Bandicoot 3: Warped, per poi perdersi nel mondo Nintendo con Pokémon Versione Oro. La ricerca di uno sbocco professionale per la sua passione videoludica lo ha portato su GameLegends.

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