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Diluvion – Recensione

Cos’è che rende un videogioco degno di essere acquistato? Quali sono le caratteristiche che esso deve rispettare per essere un must have? La risposta a questa domanda può essere racchiusa in centinaia di commenti e in nessuno, perché come sempre, nella maggior parte dei casi, tali giudizi sono strettamente soggettivi. Eppure c’è una cosa che volenti o nolenti ci porterà a giudicare un titolo non solo in base alla direzione artistica, al gameplay, o al concept espresso, ma in base all’atto pratico stesso del giocarlo. Questo è il caso di Diluvion, che si rivela essere uno dei casi più anomali che mi sia mai capitato sotto mano. Gli sviluppatori di Arachnid Games ci propongono un gioco peculiare, sfruttando delle suggestive ambientazioni sottomarine ispirate al capolavoro di Jules Verne, Ventimila Leghe Sotto i Mari, e che incentra il proprio gameplay sull’esplorazione e sul potenziamento tecnologico del nostro sottomarino.

Diluvion exploration

Dopo essere stati introdotti nel gioco da una breve sequenza video che descrive il background della trama, saremo messi fin da subito a prendere una delle decisioni più importanti del gioco: la scelta del nostro sottomarino. Divisi per tre tipologie, i nostri mezzi di esplorazione si differenziano per velocità, resistenza, e potenza di fuoco, ma anche per lo spazio disponibile al loro interno. Già dai primi passi però, ci verranno sbattuti in faccia sia i pro che i contro di Diluvion, creando una delle sensazioni di “odi et amo” più controverse mai esistite: alternata una buona componente visiva, con scorci assolutamente interessanti dei fondali marini e delle strutture che lo popolano, troviamo la pessima gestione dei controlli. Sarà praticamente impossibile, anche per i più avvezzi al genere, riuscire a controllare con precisione il sottomarino: la velocità sarà regolabile con un sistema simile al cambio delle marce delle automobili (ma senza acceleratore e freno), e le virate saranno affidate come di consueto ai tasti laterali dell’eterno WASD. Fin ora tutto normale (o quasi), se a tutto questo non aggiungessimo due tasti tutt’altro che intuitivi per far salire e scendere in verticale il nostro mezzo, e una telecamera che potremo controllare col mouse mai troppo precisa. Ok, potremo regolare la sensibilità dal menù, e ok potremo impostare i comandi a nostro piacimento, anche con un controller, ma i risultati a livello di giocabilità e comfort rimangono in ogni caso deludenti.

Diluvion submarine

Per orientarci nell’ambiente marino, avremo a disposizione solamente due strumenti (oltre ai vari punti di riferimento fisici), ovvero una mappa non proprio chiara, che non tiene conto dei vari dislivelli e dei cunicoli, e una bussola, che vedremo comparire intorno al nostro sottomarino. Fine. O meglio, se tali oggetti si fossero rivelati davvero utili al loro scopo, sarebbero stati perfetti, ma di certo non sono un sussidio sufficiente per coloro che non sono proprio avvezzi a questo tipo di esplorazione (finora l’unico gioco con meccaniche ancora più drastiche che ho incontrato è stato Kholat *ndr). A tutto ciò dobbiamo anche aggiungere delle variabili che, senza infamia e senza lode, andranno a interferire e a condizionare i nostri spostamenti, quali le riserve di cibo e di aria, da rifornire ogniqualvolta ce ne sia l’occasione. Facendo una summa di tutte queste caratteristiche, posso dire senza dubbio che il gameplay, anche se con spunti davvero interessanti, rimane ben troppo macchinoso e scomodo, tanto da condizionare o addirittura azzerare la voglia di esplorare.

diluvion map sunken coast

Oltre alla navigazione in ogni caso, in Diluvion è presente una forte componente gestionale, anch’essa indissolubilmente legata alla vostra sopravvivenza e al vostro progredire nell’avventura. Disporremo di un equipaggio (che crescerà man mano che recluterete persone nelle varie location) al quale assegnare compiti di manutenzione o ruoli specifici all’interno del vostro sottomarino, e che si riveleranno decisivi per la vostra riuscita nelle varie tappe. La grafica dell’interno del vostro mezzo, ma anche quella dei vari posti dove attraccherete, sarà in 2D, aprendo così un’interessante variabile all’interno del gioco stesso, come dialoghi stile RPG/Avventura grafica, oppure ricerca di oggetti nascosti all’interno delle mappe come nei classici punta e clicca. Di certo stiamo trattando un titolo coraggioso che presenta meccaniche interessanti, ma a quanto pare il team si è imbarcato in quello che per ora, tecnicamente parlando, era un progetto per loro troppo complesso. Il comfort è uno degli aspetti chiave per la buona riuscita di un titolo e, per quanto Diluvion voglia avvicinarsi alla simulazione, si è rivelato niente meno che una spina nel fianco da questo punto di vista, allungando esageratamente, anche se solo per una breve tappa,  le tempistiche di gioco, cercando di condurre il sottomarino alla destinazione scelta.

Modus Operandi: Questa recensione è stata redatta dopo aver completato interamente l’esperienza di gioco nella sua versione per PC, in un timing prossimo alle 18 ore.

Diluvion

5.8

Diluvion è un titolo che purtroppo riesce più a frustrare che a divertire. Conscio dei suoi punti di forza rispecchiati nella splendida location e in un concept tutt'oggi forte, pecca in maniera decisiva nel gameplay, macchinoso ed esageratamente scomodo anche per i più avvezzi all'esplorazione. Sicuramente, con qualche scelta diversa, il lavoro di Arachnid Games sarebbe stato di tutt'altra pasta.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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