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Dice Legacy – Recensione, il city builder fra dadi e strategia

Il mercato ha saputo regalarci opere di ogni tipo per quanto concerne i principali generi e sottogeneri, ed è per via di ciò che a volte il mondo degli indie cerca d’innovare la formula aggiungendo meccaniche completamente nuove che possano rendere le nuove produzioni ludiche in qualche modo uniche, dando loro carisma e rendendole interessanti per gli appassionati. È stato questo il caso dello sviluppatore DESTINYbit, il quale ha deciso di regalarci la sua visione di un titolo city builder strategico particolarmente interessante, che pur essendosi mostrato al mondo solo recentemente è già pronto per arrivare su PC e Nintendo Switch. Dice Legacy debutterà infatti nella giornata di domani, 9 settembre 2021, ma noi abbiamo già avuto modo di mettere mano sul titolo al fine di saggiarne le potenzialità, scopriamo quindi tutti i dettagli sull’esperienza all’interno di questa nostra recensione.

I dadi sono i veri protagonisti

Come potrebbe sembrare vedendo il gioco nei primi video dimostrativi pubblicati nel corso delle ultime settimane, Dice Legacy sembra un titolo che sfrutta i dadi per arricchire un’esperienza fondamentalmente alquanto classica per i city builder, ma vogliamo precisare in questa recensione che non è in realtà così. Come viene spiegato fin dalle prime fasi in-game, con una chiarezza generale particolarmente apprezzabile che ha reso le numerose meccaniche presenti fortunatamente semplici da comprendere e sfruttare, l’opera trasforma i dadi nei veri protagonisti dell’esperienza, dettaglio che è essenziale considerare quando ci si avvicina all’esperienza.

Dice Legacy

Mentre infatti i magnifici scenari onirici proposti sembrano arricchiti dai comuni lavoratori e guerrieri che hanno caratterizzato da sempre titoli simili, c’è da considerare che tutto parte proprio dai dadi, iconico simbolo della casualità e anche in questo caso non esenti dal loro solito ruolo. Per riuscire a effettuare ogni operazione in-game, è infatti necessario far girare la sorte dalla propria parte, accontentandosi magari del risultato per non far perdere d’integrità le proprie risorse, e così costruire la propria città e aumentarne lentamente le potenzialità di espansione. La verità sta nel mezzo, e mentre a volte è necessario azzardare qualche tiro in più per ottenere il risultato in cui si sta sperando, in altre occasioni risulta obbligatorio accontentarsi in vista di miglioramenti futuri.

L’incipit del titolo è alquanto semplice, e vede il giocatore approdare in una sorta d’isola sviluppata in verticale, accerchiata dal vuoto e a tratti quasi inquietante, anche se a modo suo particolarmente caratteristica e fatata. A questo punto potremo quindi iniziare iniziare a realizzare le fondamenta della nostra città, dando vita a dei lavoratori generati in base alle facce dei dadi che escono a ogni tiro, per poi ripetere l’operazione non appena l’ordine impartito viene portato a termine. Si inizia quindi a costruire sempre più strutture, ottenere risorse grazie alle nuove strutture appena costruite o all’ambiente locale, e far sopravvivere i dadi che diventano vere e proprie persone una volta schierati, in un circolo infinito che li porta a esplorare sempre più della zona circostante.

Uno strano mondo da scoprire a suon di dadi

Mentre infatti i normali city builder e gestionali di questo tipo puntano a usare la visuale semplicemente per ingrandire lo scenario e spostarsi in base al luogo circostante, in Dice Legacy usare la rotellina del mouse permette di scorrere indietro e avanti per la mappa, ovviamente fino al limite che si ha già sbloccato. Grazie alle strutture il tutto può essere ampliato per scoprire cosa si nasconde verso la fine, mentre non aumentano di poco le difficoltà. Si passa da nuovi nemici che non ci pensano due volte ad attaccare ciò che si è creato, ovvero le strutture che vanno ovviamente difese con i giusti dadi e una serie di tiri provvidenziali, alle condizioni climatiche che diventano un vero e proprio problema per l’espansione, non permettendo ai lavoratori di resistere al gelo, magari mettendo in crisi i campi di grano.

Dice Legacy

Una singola partita di Dice Legacy può durare svariate ore, e avendo provato il gioco per molto tempo prima di questa recensione possiamo confermarvi che non pecca di certo nell’intrattenere, e potrebbe anzi essere perfetto anche per chi si sta avvicinando al genere in questione. Le variabili aumentano di molto, e nonostante i dadi tendano a essere ripetitivi e non offrano chissà quale varietà di base con il moltiplicarsi delle ore di gioco, ogni partita è diversa dalla precedente, soprattutto grazie alle modifiche che è possibile apportare prima che il tutto abbia inizio.

Nonostante le prime fasi possano essere però alquanto agevolate, e il titolo non si concentri particolarmente sulla componente survival a differenza di altri prodotti, non mancano comunque varie difficoltà capaci di mettere in crisi i giocatori più sprovveduti nel mentre che si espande al massimo la propria cittadina. Le risorse iniziano spesso a scarseggiare, specialmente se non si usano al meglio i punti abilità per migliorare i metodi di ottenimento risorse, magari sbloccando nuove strutture particolarmente utili, e la gestione in generale può davvero mettere in difficoltà. Vogliamo sottolineare in questa recensione di Dice Legacy che con l’arrivo di nuove strutture aumenterà anche il numero di dadi che ci serviranno per gestire al meglio ogni singolo edificio, poiché serve stare sempre sul pezzo per effettuare molti roll e piazzare i lavoratori nei posti corretti così da ottenere tutto il necessario per progredire nell’avventura, con ritmi a volte davvero fuori di testa.

Dice Legacy

8.3

Dice Legacy è un titolo city builder con i fiocchi, che nonostante non presenti una varietà estrema, è in grado di intrattenere i giocatori per molteplici ore, che passano in uno schiocco di dita... o in un tiro di dadi. Proprio quest'ultimi sono i veri protagonisti dell'esperienza e rendono il tutto imprevedibile aggiungendo un ulteriore livello di difficoltà al fine di tenere gli utenti incollati allo schermo. ;s

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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