Tutti hanno ben noto Devil May Cry, il titolo Capcom che in un certo senso ha riplasmato un genere e che è divenuto un cult grazie all’immenso carisma dei personaggi, soprattutto quello del protagonista Dante. Dopo uno sfortunato Reboot del quale parleremo più avanti, l’azienda nipponica ha deciso di tornare sui suoi passi e di riprendere in mano la saga classica con l’avvento di Devil May Cry V, in uscita l’8 marzo 2019. Prima di iniziare il nostro viaggio all’interno del demoniaco brand è però necessario fare un passo indietro, metterci comodi e rispolverare quelle che sono le origini. Contrariamente a quello che si può pensare, la nascita della lore della serie è tutt’altro che scontata, e nasconde dei retroscena molto particolari, dove la voglia di cambiare strada unita ad un pizzico di malsana follia ci hanno portati al prodotto che tanto amiamo.
Con questo apriamo una serie di articoli dedicati alla saga di Devil May Cry, dove esploreremo in ordine cronologico di uscita ogni singolo titolo. Quello che leggerete di seguito è il primo articolo, dedicato al primo Devil May Cry. ci vediamo settimana prossima, sempre di venerdì, per scoprire Devil May Cry 2!
Evil Showtime
Il progetto del primo titolo alla nascita era destinato ad essere niente meno che il quarto capitolo della storica serie di Resident Evil. Nel 1999 infatti la volontà era quella di dare una “rispolverata” alla serie Capcom, creando un BIOHAZARD 4 che rispecchiasse solo in parte i canoni già conosciuti, ma che con una telecamera dinamica e un gameplay frenetico e movimentato portasse ad uno stile di gioco diverso e spettacolare. Il tutto, adattandolo al nuovo protagonista del titolo, un certo Tony, un uomo invincibile dotato di un intelletto e di abilità fisiche ben oltre quelle di una persona normale, con questa forza sovrumana spiegata tramite la biotecnologia. La scelta di quel tipo di telecamera fu fatta proprio per dare maggior risalto al protagonista, che con quella fissa non sembrava né impavido, né eroico.
La scelta di stravolgere tutto fu quasi consecutiva: il direttore del progetto, dopo aver effettuato alcuni viaggi in territori inglesi e iberici per fotografare location occidentali (di stile gotico per la maggiore) per creare le texture, e dopo aver ottimizzato il gameplay, si rese conto che il risultato sarebbe stato enormemente lontano dai classici canoni della serie Resident Evil, arrivando quindi a un cambio di rotta. Il nome del protagonista cambiò in Dante, i suoi poteri sovrumani non erano più conferiti dalla biotecnologia ma da qualcosa di più oscuro, innaturale, demoniaco. Venne creata così una storia intorno alle sue vicende e alla sua iconica personalità. Il resto è storia.
Il Re dei Demoni
Le vicende di Dante si stagliano intorno alla sua azienda, la Devil May Cry, atta a sterminare le forze sovrannaturali fuggite dal regno dei Demoni e che infestano il mondo terreno. La sua “tranquillità” viene però rotta dall’arrivo di una ragazza di nome Trish, che dopo aver messo alla prova le sue qualità lo metterà sulle tracce di quella che sarà la sua missione più importante di tutte: sconfiggere Mundus, il Re dei Demoni, tornato dopo essere stato sconfitto molti anni prima da Sparda, il leggendario demone guerriero nonché padre di Dante, che si oppose alla sua stessa razza per difendere gli umani. Egli infatti si unì ad una donna mortale dalla quale nacquero proprio i suoi due figli gemelli, uno dei quali è il nostro protagonista. Uno dei motivi scatenanti che spinse Dante ad accettare la missione fu proprio quello della somiglianza incredibile di Trish a sua madre.
Il soggiorno su Mallet Island, luogo in cui il male si è concentrato, si trasforma per Dante in una continua battaglia tra la vita e la morte, dove si troverà a combattere contro centinaia di nemici e contro possenti e carismatici boss, che purtroppo per loro si renderanno conto sempre troppo tardi di chi hanno di fronte.
SSStylish
Ad attrarre i fan della serie è stato in primis un riuscitissimo mix di combattimenti adrenalinici e un carisma incredibile da parte del protagonista. Il gameplay, tuttavia, ha preso ispirazione anche da fattori esterni: molto in Devil May Cry vi condurrà ad effettuare delle combo aeree, soprattutto per trucidare nemici volanti particolarmente ostici, ma anche per fare a fette quelli che generalmente sono a terra. Proprio questa feature è stata ispirata da un bug di Onimusha: Warlords, che vedeva i nemici rimanere a mezz’aria ogniqualvolta venissero colpiti. Dopo essersi aperti questa strada, Capcom ha creato un dualismo incredibile, aprendo numerosissime possibilità al gameplay e alla trama stessa (avete presente la modalità Demone di Alastor? ndr), dove il tutto si sposa perfettamente con il nuovo tipo di telecamera adottato, che va egregiamente a sostituire quella ad angolo fisso. Il risultato? Combo, libertà, acrobazie e combattimenti al cardiopalma, con nemici tutt’altro che facili da sconfiggere.
Chiaramente si trattava ai tempi di una meccanica ancora acerba e quindi molto nella gestione totale risultava ancora legnoso e scomodo, come anche il cambiamento a volte improvviso della telecamera, che non solo faceva perdere “il filo”, ma anche la posizione dei nemici e la direzione dei comandi, molto spesso portandoci a morte certa nei livelli di difficoltà più elevati (state pensando all’ultima bossfight con Nelo Angelo, ammettetelo ndr).
https://www.youtube.com/watch?v=JxGF7bJ-Lsg
Electric Shape
Tutto questo ha fatto sì che Devil May Cry diventasse una killer app per PlayStation 2, accompagnando ogni singolo combattimento di Dante con note fortemente metal, ma anche alcuni stralci di musica più pacata, quasi ad annunciare una tempesta di lì a poco. I punti di forza si erano consolidati, la sfida era alta, e nonostante la longevità del titolo non fosse estrema, la rigiocabilità (accompagnata dalla possibilità di rigiocare le missioni ed accumulare Orb per diventare ancora più potente) era un punto focale, tanto che difficilmente i giocatori dell’epoca si saranno fermati ad una sola run di gioco.
Tutto ciò è stato solo l’inizio, la nascita della fanbase e della storia del figlio di Sparda, una storia che però di lì a poco avrebbe iniziato ad incontrare i suoi primi buchi di trama. La volontà di continuare sulla stessa strada già percorsa era parecchia, e un po’ per fretta, un po’ per negligenza, le conseguenze arrivate con il secondo capitolo di Devil May Cry non hanno tardato a farsi vedere… ma questo, è argomento per il nostro prossimo appuntamento.