Il primo Detective Pikachu, rilasciato su Nintendo 3DS nel 2016, si rivelò essere a sorpresa una ventata d’aria fresca all’interno del franchise di Pokémon. Per quanto la storia fosse alquanto semplice, così come il suo gameplay, il concept alla base lo rendeva diverso da ogni altro gioco appartenente alla saga targata Nintendo. Ora, a sei anni dal rilascio del primo capitolo, il Pikachu investigatore è tornato con Detective Pikachu – Il Ritorno ma qualcosa non sembra essere andato per il verso giusto, e ve ne parliamo nella nostra recensione.

Ritorno a Ryme City

Dato che sono passati diversi anni dal precedente capitolo, questo sequel ha come prologo un riassunto di quanto avvenuto nel primo Detective Pikachu. Questo permette a coloro che si affacciano a questo spin-off per la prima volta di giocare senza dover necessariamente giocare il precedente episodio. Il gioco, come il predecessore, vede protagonisti Tim Goodman e Pikachu, due investigatori che hanno contribuito a fermare la diffusione dell’agente R, un farmaco che fa impazzire i Pokémon rendendoli aggressivi. Le cose, dopo gli eventi del primo gioco, sembrano tornate alla normalità a Ryme City, ma alcuni Pokémon si comportano nuovamente in maniera bizzarra. Inoltre, i due investigatori continuato a cercare indizi su quanto accaduto a Harry, padre di Tim e partner di Pikachu, scomparso da diverso tempo.

Detective Pikachu - Il ritorno recensione

A differenza del primo gioco, nel quale l’agente R veniva introdotto da subito come perno centrale della narrazione, Detective Pikachu – Il Ritorno introduce diversi spunti narrativi per poi rivelarne lo scopo solo col procedere della narrazione. Per quanto il modo in cui questi elementi si intersechino tra loro risulti prevedibile, durante le quindici ore di gioco stimate per completare l’avventura, vedere i vari puntini unirsi risulta quantomeno soddisfacente ed efficace. Detective Pickachu – Il Ritorno è una visual novel orientata alla fruizione per un pubblico molto giovane, per cui nessuno dei casi è troppo complesso da risolvere. Nonostante ciò, sembra che Nintendo abbia fatto un passo indietro rispetto al primo capitolo in tal senso, semplificando ulteriormente la struttura ludica dell’esperienza.

Il giocatore, impersonando Tim, sarà chiamato ad esplorare Ryme City raccogliendo testimonianze e osservando più da vicino alcune scene del crimine per cercare per cercare di risolvere i vari misteri chi gli si pareranno davanti. Sono presenti anche alcune missioni secondarie opzionali nelle quali sarà possibile aiutare persone e Pokémon. Seppur in alcuni casi non prestare attenzione ad alcuni dialoghi potrebbe rendere la vita leggermente più difficile, la maggior parte gli indizi vengono mostrati al giocatore in maniera didascalica ed è quasi impossibile non trovarli. Detective Pikachu – Il Ritorno non contiene veri e propri enigmi, bensì una serie di testimonianze da raccogliere e di cui tenere traccia.

“Ha le potenzialità, ma non si applica”

Per quanto non sia difficile tenere tutto organizzato, nel precedente capitolo era possibile visualizzare i propri appunti ed effettuare detrazioni sul secondo schermo del 3DS, questo anche durante una conversazione. Ovviamente questa funzione è totalmente assente su Nintendo Switch, cosa che costringe il giocatore ad accedere al menu per visualizzarli. Ciò toglie parecchia profondità al gameplay, ma il gioco non fa sentire troppo questa mancanza dato che la maggior parte delle risoluzioni agli enigmi sono più ovvie di quanto Tim o Pikachu si rendano conto.

La cosa che rende inspiegabile questa eccessiva semplificazione del gameplay, rispetto al già accessibile primo capitolo, è che la storia vira su tematiche molto mature rispetto al pubblico di riferimento. Per quanto il franchise abbia in passato mostrato Pokémon che vengono rapiti o maltrattati, dalla seconda metà la trama del gioco troviamo spunti narrativi che non ci saremmo mai aspettati di vedere in un gioco apparentemente rivolto a un pubblico molto giovane. Il titolo, quindi, diventa un vero e proprio ossimoro videoludico, con un gameplay davvero poco stimolante anche per i giocatori occasionali, e una trama che risulta tra le più mature della saga.

Detective Pikachu - Il ritorno recensione

La vera nota dolente, come da tradizione per il franchise da quando è sbarcato su Nintendo Switch, è però la componente tecnica. I giochi della saga ormai sono loro malgrado rinomati per essere dei titoli terribilmente datati dal punto di vista grafico, e Detective Pikachu – Il Ritorno non sfugge a quella che ormai è diventata una nefasta tradizione. Nello specifico, il gioco sembra un titolo 3DS più dell’originale datato 2016, il quale era destinato a uno schermo decisamente più piccolo.

Il gioco è particolarmente carente quando si tratta di animazioni facciali: ogni personaggio ha due espressioni, ed entrambe di espressivo non hanno nulla, cosa che tarpa qualsiasi tipo di pathos nelle scene più drammatiche ed emotive. È difficile lasciarsi coinvolgere dall’alta posta in gioco della storia quando Tim ha la medesima espressione per gran parte dell’avventura.

A prescindere da ciò, la grafica risulta comunque pulita e ben rifinita, per quanto la definizione sia un concetto totalmente assente nel titolo, e alcune animazioni sono decisamente sopra la media dei titoli appartenenti al franchise di Pokémon. Tenendo comunque conto dei suo pochi pregi, la veste tecnica è bocciata nella sua quasi totalità, questo anche a causa della grande attenzione riservata ai filmati e alle conversazioni, cosa che rende ancor più evidenti i limiti di un gioco che sembra vecchio di almeno tre generazioni.

Il punto focale dell’esperienza, comunque, sono ovviamente i Pokémon e il modo con il quale interagiscono con il mondo di gioco, con i personaggi e con i protagonisti. Con alcuni sarà possibile solo parlare, ma altri saranno di grande aiuto per la risoluzione dei casi, e la maggior parte di loro riesce a distinguersi nonostante il poco tempo sullo schermo. Durante le missioni in cui Pikachu farà squadra con altri Pokémon, come Growlithe e Luxray, verranno infatti messe in risalto le loro abilità uniche. Questa è indubbiamente un qualità del titolo, che rende decisamente più vivo il mondo di gioco rispetto ai capitoli principali della serie. La cura per i dettagli per i Pokémon presenti nella storia non è, purtroppo, la medesima riservata per i personaggi umani, i quali risultano monodimensionali e poco interessanti, compreso il protagonista Tim.

Conclusione

Detective Pikachu – Il Ritorno, in definitiva, è un titolo che presenta alcuni pregi i quali però sono totalmente affossati dai suoi innumerevoli difetti. Una trama sorprendentemente matura è infatti offuscata da un gameplay poco stuzzicante, mentre una buona valorizzazione dei Pokémon è minata da una componente tecnica fin troppo datata. Di base è un’avventura carina che intrattiene senza troppe pretese, con momenti simpatici e ricchi di umorismo. Ma dopo l’incredibile successo del film ispirato al primo videogioco (che Detective Pikachu – Il Ritorno cita in maniera nemmeno troppo velata) da Nintendo e il team di sviluppo Creatures era lecito aspettarsi molto di più.

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Detective Pikachu - Il Ritorno

6

Detective Pikachu - Il Ritorno è un titolo che non riesce a trovare la propria dimensione. Nonostante da un lato cerchi di osare con una trama decisamente più profonda rispetto alla media dei titoli del franchise, al contempo lo stesso coraggio non viene applicato alla componente ludica, limitata a causa della volontà di Nintendo di renderlo accessibile a tutti. A questo si aggiunge una componente tecnica che, come da tradizione per la serie ormai da diversi anni, è lontana dall'essere anche solo sufficiente. Un titolo con grandi potenzialità le quali però non sono state sfruttate quasi per nulla.

PRO
  • Trama matura e interessante
  • Unicità dei Pokémon ben sfruttate
CONTRO
  • Componente tecnica eccessivamente datata
  • Gameplay troppo semplice e poco stimolante
Paolo Saccuzzo
Laureato in Lettere Moderne e in Comunicazione della e Cultura dello Spettacolo, da sempre appassionato di tutto ciò che concerne l'intrattenimento in tutte le sue forme, dal cinema alle serie TV, dai fumetti alla musica, fino ad arrivare ai videogiochi. Amante del mondo Sony, è però cresciuto con i classici Nintendo, nello specifico Super Mario 64 e The Legend of Zelda: Ocarina of Time.

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