Dopo la rivelazione dell’ultimo trailer di Death Stranding il web è completamente scoppiato. La maggior parte dei giocatori si è trovata d’accordo su come il titolo sia già un capolavoro annunciato, aumentando ancora di più le aspettative sul prodotto. Lecito aspettarsi questo da Kojima, un autore che negli anni è sempre stato capace di innovare il mercato videoludico. Sebbene anche da parte mia l’esclusiva Sony meriti indubbiamente un grande rispetto, una volta passata l’onda dell’entusiasmo generale è giusto fermarsi un attimo a pensare a quello che, a pochi mesi dall’uscita del titolo, abbiamo a disposizione. Infatti, nonostante i trailer siano stati molto galvanizzanti, non sappiamo che genere di opera sia, e quel “cinematic andventure” come descritto da Sony fa sorgere ancora più dubbi in tal senso. Cos’è Death Stranding? Sebbene scoprire l’origine delle varie entità presenti nell’avventura sarà centrale in termini di trama, è lecito che qualcosa venga tenuto all’oscuro fino alla release ufficiale.
Tuttavia i trailer mettono in evidenza più storia che gameplay, inviano una sorta di comunicazione sbagliata. Ma questo giudizio è dato dal semplice fatto che possono esserci due scuole di pensiero diverse: la prima è quella a cui il mistero piace, dove questo velo che circonda la produzione non fa altro che alimentare teorie e voci, cosa che in campagna marketing – in un certo senso – fa anche bene. Questo porterebbe ad acquistare il gioco totalmente all’oscuro di quello che c’è dentro il CD, fidandosi unicamente del nome di Hideo Kojima. Ovviamente la figura del director (questa volta molto più libero) per molti appassionati basta per indurre all’acquisto ma, se eventualmente il prodotto finale non rispettasse i gusti personali o speranze varie, rischierebbe di essere un bel problema.
Il secondo modo di vedere le cose invece – quello che secondo il sottoscritto è più equilibrato – è accettare il fatto che per capire se Death Stranding sia davvero alla portata di tutti c’è bisogno di aspettare e ridimensionare drasticamente le aspettative, che potrebbero minare un’esperienza di gioco molto profonda.
Connessione tra i giocatori
Kojima ha comunicato a più riprese che la meccanica della “connessione” sarà centrale per l’esperienza di Death Stranding, ma questa rivoluzione ancora non si è vista a pieno. Il gameplay mostrato fin ora è composto da feature abbastanza familiari al pubblico, qualcosa di già visto e assimilato. Il game director in passato si è sempre concentrato sul nascondere la narrativa, mostrando più sessioni di gioco, questa volta invece opta per il contrario, una scelta importante dal sapore fortemente autoriale. Sicuramente stiamo assistendo a un tipo di comunicazione d’impatto ma che, in poche parole, dopo 8 minuti di trailer, ancora non è riuscita a far capire cosa sia effettivamente Death Stranding. Questo si potrebbe giustificare affermato di essere una scelta ben precisa, ma arrivati al quarto trailer di gioco con annessa data d’uscita a novembre e ancora non aver compreso che cosa si va ad acquistare, è un problema enorme. Sicuramente i primi filmati hanno alimentato l’hype, il ritorno di Kojima allo sviluppo dopo la vicenda Konami e l’esclusività Sony hanno reso tutti quanti leggermente abbagliati.
Non aver spiegato ancora cosa è Death Stranding, ovvero la tipologia di prodotto che tu vai a vendere è a tutti gli effetti un errore, tuttavia ben nascosto dall’enorme espressione artistica di quello che abbiamo visto fino ad oggi. C’è da pensare però che questa scelta va totalmente in controtendenza con quanto fatto dalle altre software house, visto che stiamo vivendo un periodo in cui siamo costantemente circondati da trailer ed informazioni. Death Stranding potrebbe effettivamente regalare nuovamente la gioia della scoperta, una cosa di cui forse nel nostro medium non siamo più abituati ad avere. In tal senso dunque tanto di cappello all’opera, che è riuscita a riunire i giocatori sotto un’unica bandiera, già questa è un’impresa tutt’altro che semplice.
Death Stranding: commerciale o no?
Dunque agli occhi del videogiocatore quello fatto da Kojima fino a questo momento, almeno per quanto riguarda la sua tanto decantata comunicazione, questa volta sembra non essere particolarmente precisa, visto che non mostra scene che potrebbero far venire dei dubbi sulla struttura del prodotto, ma solo brevi accenni di un gameplay già assimilati ma che, potenzialmente, potrebbero risultare molto più stratificati. Perché allora la scelta di non mostrare qualcosa in più? La preoccupazione sta proprio nella natura intrinseca dell’opera, visto che le meccaniche di gioco sembrano abbastanza semplici. Sebbene come specificato da Kojima in quello che abbiamo visto “manca qualcosa”, bisognerà capire se la parte assente sarà legata al gameplay in una forma più concreta oppure qualcosa dal punto di vista della connessione tra giocatori. Se fosse la seconda opzione, per quanto possa essere poetica, questo non appagherebbe tutti i palati. Se è lecito pensare che la scelta su cosa mostrare o cosa no spetta unicamente all’autore, è vero anche che chiunque sia dubbioso nei confronti del prodotto abbia motivazioni fondate.
C’è da valutare una cosa molto importante su Death Stranding: sebbene sia un gioco che sta spopolando anche prima della sua uscita, probabilmente non sarà un prodotto orientato alla massa. Infatti, la citata più volte impronta autoriale potrebbe inevitabilmente allontanare i giocatori più avvezzi a titoli familiari o conosciuti, questa è una cosa non da sottovalutare e che a quanto pare molti utenti non hanno pensato. La mossa più saggia è aspettare l’uscita effettiva, ascoltare chi magari, come noi, fa informazione e critica, cercando di capire – per quanto possibile – se il prodotto fa per voi o meno.
In conclusione possiamo dire con certezza che questa esaltazione generale ci preoccupa e al contempo ci fa riflettere, visto che abbiamo già i “fan” di un titolo che non solo non è uscito, ma di cui non si sa proprio nulla. Sebbene anche noi siamo entusiasti in linea generale, bisogna anche fare un passo indietro e analizzare quello che abbiamo a mente fredda, ovvero un contorno molto artistico e poetico ma che manca di un’effettiva concretezza. Il consiglio è quello di non aspettarsi niente e di non gridare subito al miracolo videoludico, conosciamo molto bene le qualità e le ambizioni del director, ma questo nuovo genere non deve piacere per forza a tutti. Death Stranding sarà sicuramente una bella sorpresa indipendentemente dal risultato finale, qualcosa che siamo davvero tanto curiosi di vedere, ma soprattutto di provare.