Deadlight Director’s Cut – Recensione

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 4 minuti
7.4
Deadlight Director's Cut

Nel caso ci trovassimo davvero in un’invasione zombie in questo istante, potreste stare sicuri sul fatto che sarebbero sempre di più i giochi relativi a questa piaga che le creature stesse: esplosa con la mania di The Walking Dead, ma già piantata nelle menti degli spettatori/giocatori grazie a Romero e alla saga di Resident Evil, nel 2016 possiamo affermare senza ombra di dubbio che il topic è stato abbastanza abusato. Partendo dalla già citata serie tv, passando a programmi minori, film, remake, videogiochi e quant’altro, appena ci viene detta la parolina magica zombie, le nostre reazioni tendono ad essere o un rifiuto incondizionato o una smaniata voglia di fiondarsi sopra il prodotto. Ma Deadlight, per l’esattezza Deadlight Director’s Cut, riesce ad uscire da questo loop, e adesso vi spiegherò come.

Deadlight: Director's CutDeadlight Director’s Cut è la ri-edizione per console PlayStation 4, Xbox One e per PC, alla modica cifra di 20.99€ in versione retail, del gioco Deadlight di Tequila Works, già uscito tempo fa per PC e Xbox 360. Nel titolo vestiremo i panni di Randall Wayne, uno dei sopravvissuti a questa epidemia zombie ambientata a Seattle nel 1986: allontanatosi dalla moglie e dalla figlia da un po’ di tempo, cercherà un modo, facendosi strada tra pericoli e difficoltà, di riavvicinarsi a loro e ritrovarle. Non ho intenzione di spoilerare nulla della storia, se non il fatto che tutta la trama verrà narrata con suprema maestria, facendovi vivere le vicende nei panni di un Randall spaventato, terrorizzato ma comunque intenzionato a ritrovare la sua famiglia. E se gli zombie cercheranno di mangiarvi, una milizia dittatoriale invece vorrà assolutamente uccidere tutte le persone che tenterà di ostacolarli.

Deadlight screenshot_6Dal lato gameplay, il titolo è un platform 2.5D dalle pieghe cinematiche e con un ambientazione survival/horror: Randall potrà muoversi a destra e sinistra, avendo la possibilità di camminare, correre, accucciarsi, rotolare, saltare e arrampicarsi. Utilizzando queste abilità, il giocatore dovrà risolvere degli enigmi ed evitare il contatto diretto con queste creature infernali. Durante il gioco il protagonista troverà oggetti sui cadaveri o in determinate locazioni, utili sia per scoprire la storia del mondo di gioco, sia per approfondire la trama legata al personaggio, e infine nel recuperare oggetti come medikit o armi. Questi oggetti, dei veri e propri collezionabili, vi faranno uscire fuori di testa nel tentativo di recuperarli. A rendervi la vita difficile ci sarà una barra della stamina che, durante ogni vostro movimento (come salire una scaletta o correre) inizierà ad abbassarsi, e per ricaricarla dovrete fermarvi a riprendere fiato. In compenso la vostra vita sarà composta da 3 barrette, e quindi avrete la possibilità di sbagliare ben 2 volte prima di morire a causa di morsi di zombie.

Deadlight-Tequila-Works-7In termini artistici, ciò che differenzia di gran lunga questo gioco da molti suoi simili, è il tratto utilizzato durante il gioco: tutta l’avventura vi darà l’impressione di un quadro in movimento, con toni cupi e disperati, utili a far entrare in empatia il giocatore e il protagonista: suoni riprodotti al punto giusto, zone d’ombra e oscure location saranno il vostro compagno di viaggio per tutta la durata del gioco. Ma è qui che cadiamo nell’unica problematica del titolo: la lunghezza. Deadlight Director’s Cut è molto breve, seppur contenga elementi aggiuntivi dalla sua prima versione del 2012: sommando questa sua scarsa longevità alla linearità del titolo, si crea una sorta di amaro in bocca nella conclusione del gioco, forse dovuta però ad una scelta autoriale, in quanto questo platform prende ispirazione da quelli usciti negli anni ’80 e ’90.

Deadlight Director's Cut
7.4
Voto 7.4
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.