Dead Cells: Return to Castlevania – Recensione dell’oscuro ritorno di Dracula

Dead Cells: Return to Castlevania è un omaggio al Re dei metroidvania dal Re dei metroidvania roguelike: ecco la nostra recensione del DLC.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 4 minuti
8
Dead Cells: Return to Castlevania

Castlevania è per antonomasia il gioco da cui è sono stati ispirati una pletora di giochi che poi hanno contribuito alla costruzione di un genere, assieme a Metroid, definito Metroidvania: seppur con meccaniche rogue-like, Dead Cells fin dalla sua prima incarnazione esalta questo spirito, ed ecco che oggi ci ritroviamo a giocare Dead Cells: Return to Castlevania, un DLC ricco e corposo che cambia alcune meccaniche di gioco.

Vecchi amici, nuove sfide

Il comparto storia di Dead Cells non è mai stato eccelso o un fulgido esempio di come si scrive un’avventura: ricalcando lo stile Souls dove il giocatore scopre vicende ed eventi tramite gli indizi lasciati in giro qua e là, Dead Cells: Return to Castlevania non fa eccezione ed ecco che di punto in bianco spunta Richter Belmont che, in guisa blue e bianca ci chiede di aiutarlo nella sua crociata contro il male.

Ci ritroviamo dunque nel primo dei due biomi proposti dal gioco, definito Dintorni del Castello, nel quale possiamo fare “amicizia” con i primi nemici della zona composti da uomini pesce assetati di sangue e mostri artigliati. In questo primo livello incontreremo (o potremmo incontrare a seconda di come si è processato il livello) Maria Renard (che ci consegnerà il suo Gatto, un’arma secondaria davvero sui generis ma efficace), risveglieremo Alucard, il figlio di Dracula e protagonista del celebre capitolo Castlecania: Simphony of the Night.

Biomi e boss

Entrati e dopo aver superato il castello e preparato il campo di battaglia dovremo vedercela con il primo dei tre boss, che sarà niente meno che la Morte: la boss fight ricalca molto quella del passato, sebbene Morte stessa sia “svecchiata” e forte di una nuova falce pericolosissima, la battaglia prosegue e, se sarete abbastanza bravi, arriverete fino in fondo… altrimenti, niente sconti e si ricomincerà da capo come sempre. Il DLC prevede diversi elementi che non abbiamo alcuna intenzione di spoilerare, ma possiamo farvi una corposa lista:

  • 14 Nuove Armi: ispirate al mondo di Castlevania. Possiamo citarvi lo Scudo di Alucard, il Gatto di Maria e la Croce di Richter.
  • Una colonna sonora alternativa: 51 brani presi direttamente dalla serie Castlevania vi faranno compagnia nelle sessioni di gioco e per i più datati anagraficamente (come noi) bastano quelle note per tornare bambini.
  • 20 Skin: si tratta di venti vestiti diversi, potrete a tutti gli effetti giocare nei panni di Maria, Richter, Alucard e… vi lasciamo scoprire chi sono gli altri!
  • Modalità Richter: completata la campagna sbloccherete una modalità segreta che vi metterà nei panni di Richter con lo stesso move-set visto in Castlevania: Simphony of the Night.

Tornando a casa

La sensazione che si prova, giocando questo DLC, Dead Cells: Return to Castlevania è quella di un ritorno a casa: elementi dello sfondo come statue, candelabri e scorci del castello di Dracula sono talmente suggestivi che non vorreste più andarvene (se amate lo stile gotico, qui esasperato al massimo, allora davvero non giocherete altro per ore), mentre se non avete mai provato il gioco originale sarà per voi una piacevole scoperta.

C’è indubbiamente lo spirito del gioco originale, con lo stile delle Cellule Morte di questo DLC curato nei minimi dettagli, che fa capire ancora oggi quanto possiamo aver bisogno di un ritorno in grande stile di Castlevania, che si conferma ancora una volta il Re indiscusso dei metroidvania. Dead Cells: Return to Castlevania vi condurrà in un viaggio che si interseca e mischia direttamente con gli altri biomi del gioco, proponendovi una sfida sempre crescente.

Dead Cells: Return to Castlevania
8
Voto 8
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.