Disponibile da questo 12 marzo 2021 su Steam, Dead Age 2 è un videogioco di ruolo indie ambientato in un universo post apocalittico a tema zombie. Il titolo, disponibile per PC, è stato sviluppato da Silent Dreams ed edito da Headup Games e si propone come un prodotto stratificato e dalla molteplice natura, da un lato un simil JRPG a turni dal sistema di combattimento punitivo, dall’altro un gestionale di sopravvivenza e per ultimo come un Roguelike. Il gioco infatti amplia tutte le meccaniche già viste nel primo Dead Age, migliorandone allo stesso tempo anche la formula ludica presente, con l’introduzione di alcune caratteristiche rielaborate, comuni anche ad altri titoli. Infatti, la morte permanente dei personaggi, la gestione minuziosa delle risorse disponibili e l’assegnazione di punti esperienza post game over, ricordano alla lontana le caratteristiche di alcuni titoli come XCOM 2, This Wolrd Of Mine e Othercide. Il gioco di Silent Dream si propone quindi con un sistema ibrido, dove le tante sfaccettature del prodotto si mescolano l’una con l’altra dando risultati nel complesso sufficienti, ma non brillanti sotto tutti i punti di vista.
Una storia che fa da sfondo alle meccaniche di gioco di ruolo
Dead Age 2 prosegue la storia del primo capitolo, in un universo post apocalittico dove i non morti hanno preso il controllo del pianeta e l’umanità è braccata e costretta a barricarsi in rifugi per sopravvivere. Alcuni volti noti del precedente gioco come Jack e Trish ora avranno il ruolo di guida per i protagonisti del titolo, in particolare per Jason. Infatti, nei panni del giovane uomo dovremo organizzare il nostro rifugio e gestire le risorse, cercando al contempo di aiutare i nostri compagni esaudendone le richieste. La storia del titolo ci porterà quindi ad interfacciarci con quello che resta di un’umanità brutale e talvolta crudele, riunita in fazioni che abitano le lande degli ormai defunti Stati Uniti d’America.
Starà a noi decidere come far proseguire le vicende dell’avventura, scegliendo con quale fazione interagire, sempre facendo attenzione a non compromettere il rigido sistema di reputazione, fondamentale per riuscire a spostarsi nei vari territori senza rischiare di morire. In generale la narrativa è discretamente apprezzabile nelle fasi iniziali, con qualche interessante colpo di scena, ma che non risulta alla lunga appagante o interessante. Tuttavia, le vicende, aldilà della presentazione di alcuni stereotipi e cliché, saranno per lo meno utili come sfondo alle meccaniche da JRPG, da gestionale e da roguelike, come già precedentemente accennato.
Il gameplay di Dead Age 2 è stratificato e complesso
Dead Age 2 è infatti un titolo che presenta una triplice lettura a livello di gameplay, e richiederà al giocatore di gestire le meccaniche presenti su diversi fronti, cercando sempre di valutare bene ogni mossa prima di muoversi. Le tre parti che dividono il titolo possono anche essere definite e rappresentate come una serie di richieste da parte degli sviluppatori nei confronti dei player, che dovranno essere sempre tenute sotto controllo contemporaneamente; una relativa al combattimento, una alla tattica con la gestione delle risorse e la creazione dei giusti strumenti per affrontare le determinate situazioni, e una da gioco di ruolo, nella scelta d’impostazione che dovrà avere la run.
La triplice natura di Dead Age 2 si presenta da un primissimo lato – quello del combattimento – come un semplice JRPG a turni, dal sistema neanche troppo elaborato nelle meccaniche, ma sufficientemente divertente. Il gioco infatti porterà un piccolo gruppo di sopravvissuti a confrontarsi contro molti raggruppamenti di zombie dalle varie caratteristiche e talvolta anche contro la fauna locale o altri esseri umani. Le abilità presenti permettono al player di scegliere se provare ad affrontare gli avversari a distanza usando le armi da fuoco, che però consumano proiettili, oppure provare con l’approccio ravvicinato, più economico nelle risorse ma anche più rischioso. Il modello di combattimento JRPG è stato ben adattato al contesto post apocalittico e saranno presenti vari tipi di bocche da fuoco, potenziabili o sostituibili con modelli più performanti che però in generale si dividono in tre gruppi: pistole, fucili a pompa e fucili d’assalto, ognuno con i propri punti di forza e debolezze, tutte discretamente bilanciate.
Per le armi da corpo a corpo, invece, la scelta sarà decisamente più limitata, con le lame da taglio estremamente utili soprattutto ad inizio avventura quando i nemici corazzati sono relativamente pochi, ma che poi lasceranno il passo alle armi contundenti che sono state concepite dagli sviluppatori per annientare i bersagli più resistenti. Le abilità utilizzabili dalle squadre di eroi non sono inizialmente tantissime e il gameplay potrebbe risultare abbastanza ripetitivo e poco profondo, ma con l’upgrade dei potenziamenti si creano anche alcune “sinergie” interessanti, seppur non riescano a raggiungere il livello di complessità delle produzioni nipponiche.
Il secondo lato è quello tattico, e chiederà al giocatore di gestire le risorse estremamente limitate, fondamentali al nostro gruppo per sopravvivere. Il gioco si struttura in giornate, divise in orari diurni dove poterci avventurare in giro per la mappa e completare le varie missioni, e orari notturni, nei quali invece dovremo fare molta attenzione ad uscire provando a costruire e potenziare il nostro rifugio e le varie stanze che lo compongono. Saranno presenti anche missioni da affrontare esclusivamente di notte, ma ovviamente questo comporterà dei rischi, oltre che l’impossibilità di rigenerare le ferite subite per il giorno successivo. Fra i bisogni primari del nostro gruppo, abbiamo ovviamente l’acqua e il cibo, essenziali per una corretta gestione del gruppo e utili per tenerne correttamente in salute i vari membri, così da consentirgli di spostarsi per la mappa senza prosciugare i propri punti vita.
Inoltre, all’interno del rifugio potremo costruire un considerevole quantitativo di risorse, dal giardino che ci permetterà di sopravvivere più a lungo senza cercare spasmodicamente cibo e acqua nei vari luoghi, ma anche forge dove potenziare le armi e costruire vari tipi di proiettili, da quelli standard ai perforanti agli anti-personale. Nella cantina invece potremo selezionare le varie quest e scegliere quale eseguire per prima cercando di rispettare i tempi molto stringenti di alcune di esse. Infatti, una delle risorse fondamentali per i sopravvissuti insieme al cibo e l’acqua è il tempo. Molte delle missioni relative ai nostri compagni, oltre che alcune principali, ci chiederanno di raggiungere alcuni punti della mappa entro un determinato quantitativo di giornate. Se il conto alla rovescia dovesse arrivare a zero, potremmo perdere il compagno o addirittura veder comparire la scritta game over sui nostri schermi. Di conseguenza la gestione dei propri movimenti richiede una certa attenzione e coscienza per evitare gravissime ripercussioni.
La terza componente del gameplay potremmo definirla come quella “ruolistica”, e si basa sull’impostazione della run, sia prima di cominciare che durante lo svolgimento degli eventi della storia. Come già accennato, il titolo ha una componente da roguelike che crea volta dopo volta campagne con livelli e nemici diversi in modo procedurale, e permette al giocatore di sfruttare dei punti abilità acquisiti durante la precedente partita per sbloccare delle potenti abilità passive che possono rendere la successiva sfida meno ostica da affrontare. Questo significa che perdere e vedere il proprio gruppo sterminato non è la conclusione, ma solo un nuovo inizio dove poter far tesoro dell’esperienza guadagnata e rendere così la progressione meno brutale e impegnativa volta dopo volta. Questa impostazione riguarda anche i talenti selezionabili ad inizio gioco – che renderanno il protagonista più o meno efficace in un ruolo piuttosto che un altro – e soprattutto l’appoggio delle fazioni.
Infatti, dopo molte ore di gioco sarà anche possibile decidere di iniziare una nuova storia fiancheggiando una fazione sin dall’inizio, ottenendo così potenti kit iniziali che ci permetteranno di vincere gli scontri con maggior agio, o di gestire il nostro gruppo con meno problemi. Questa terza componente “ruolistica” è la parte più complessa da inquadrare in fase di recensione e forse anche divisiva nella percezione che può avere il pubblico, perché come altri esponenti del genere roguelike, il titolo fa della ripetitività il suo mantra fondamentale rischiando di risultare oltremodo stancante se non si apprezza questo stile di prodotti.
Un comparto tecnico zoppicante
Dobbiamo premettere che Dead Age 2 è un titolo indie a budget limitato e di conseguenza non possiamo aspettarci di vedere una componente tecnica spacca mascella. Infatti, il gioco non brilla particolarmente nella realizzazione dei modelli e neanche nella costruzione dei personaggi, tutti un poco simili l’uno con l’altro da un punto di vista estetico, soprattutto quelli secondari. Discorso diverso invece possiamo fare per l’ottimizzazione del titolo che permette anche ai PC con una componentistica molto arretrata di poter comunque far funzionare il gioco, a patto di poter supportare le directx 11 e abbassare la qualità delle texture ed effetti. Non buona invece la componente audio del gioco che poteva essere sicuramente arricchita maggiormente, visto che le poche musiche di sottofondo, per quanto singolarmente buone, tenderanno a ripetersi in modo talvolta quasi asfissiante. Non sufficienti anche i suoni ambientali e gli effetti degli spari che in alcune situazioni risultano plastificati e non sempre piacevoli da sentire. Dobbiamo anche segnalare la mancanza della lingua italiana fra le caratteristiche supportate che renderà quindi ancora più ardua la comprensione delle già complesse e numerose meccaniche necessarie per la sopravvivenza a coloro che non padroneggiano l’inglese.