Marzo, come tutti voi saprete, è stato un mese incredibile per le release videoludiche; fra la nuova console Nintendo e il nuovo The Legend of Zelda, passando per la nuova ip di Guerrilla e il lavoro incredibile di Yoko Taro con Nier Automata, questo primo trimestre 2017 verrà indubbiamente ricordato come uno dei più ricchi di sempre nel panorama videoludico mondiale. In questo infinito mese ci sono però anche contenuti che trascendono la normalità, contenuti e titoli per la quale la gente farebbe follie, visto il valore affettivo ai quali essi appartengono: Mass Effect Andromeda, nonostante tutta la shitstorm apparsa in rete, può essere un chiaro esempio, vista l’enorme fanbase di cui gode guadagnata grazie ad una trilogia epocale; ma qui non si sta parlando del nuovo titolo BioWare, ma di un DLC che potrebbe dare tutte le risposte che la gente attende dal 2011, più precisamente da quando siamo entrati e mai usciti in quell’universo magico creato dal genio Miyazaki: stiamo parlando di The Ringed City, ultimo DLC e contenuto di Dark Souls III e della serie in generale, come proclamato più volte dal visionario Hidetaka. Venite a scoprirlo insieme a noi, in questa esaustiva recensione.
Incipit
The Ringed City è il secondo e ultimo DLC pianificato per Dark Souls III, comprensivo nel Season Pass di gioco; il prezzo del pass è di 24,99 euro, mentre acquistandolo separatamente da Ashes of Ariandel il contenuto scaricabile costerà 14,99. Una doverosa introduzione è però necessaria, visto che From Software ha rilasciato un sostanzioso update pre contenuto che non solo lo renderà compatibile col gioco base, ma che aggiusterà diverse feature di gameplay; stiamo parlando infatti della gestione dell’equipaggiamento pesante, con revisioni sul peso in game e sulle richiesta di stamina per attaccare. Questi accorgimenti, uniti alla revisione dell’equilibrio con la patch pre Ashes of Ariandel, dovrebbero finalmente sistemare le build basate sui equip pesante, rendendole finalmente giocabili e quanto meno al pari di quelle basate su armature leggere e destrezza. Oltre a ciò, From ha aggiunto due nuove mappe alle sfide fra i non morti: sicuramente pane per i denti di chi fa del PvP la propria ragione di gioco. Il DLC è accessibile sia dalla Fornace della Prima Fiamma, sia dal falò della bossfight di Ariandel; la scelta del doppio falò è assolutamente geniale ai fini del gameplay, visto che per i più arditi sarà possibile accedervi già nelle fasi preliminari dell’avventura e dunque ottenere equipaggiamento di altissimo livello. Sottolineamo per i più arditi perchè The Ringed City è piuttosto ostico: parliamo infatti di un livello consigliato pari al 100, dunque non proprio bazzecole. Ma lo immaginavamo: Miyazaki vuole chiudere l’esperienza con un contenuto crudo, arduo e altrettanto stimolante; e pare avercela fatta.
Dove tutto collide.
Le macroaree introdotte dall’ultimo DLC sono due, dunque occorre distinguerle adeguatamente. La prima area si chiama Cumulo di Rifiuti, una zona al confine dei tempi dove le ere collidono su loro stesse; in uno scenario simile a quello osservato dalla Fornace della Prima Fiamma, è possibile osservare uno scenario caotico, confuso e in continua evoluzione. L’autorialità di Miyazaki è al suo massimo in questo scenario, confermando di fatto teorie di lore e crociate che l’utenza mondiale portava avanti da tempo: la struttura di questo posto è infatti cilindrica, con i più attenti non potranno non applaudire questo esempio di narrativa silenziosa; partendo infatti dalla prima zona del DLC, che porta con sè parti del castello di Lothric e degli archivi reali, scendiamo infatti prima nel picco terreste di Draenglic e Dark Souls II e poi addirittura sino al Santuario del Legame del Fuoco, che i più affezionati alla serie non potranno non ammirare dopo la prima boss fight del contenuto, che sapientemente si collega al Principe Lorian e alla lore del terzo capitolo. Una conferma della struttura cilindrica delle ere e dei mondi di gioco, con Lothric come guglia, Draenglic nel mezzo e Lordran nella parte più bassa. Un concentrato di lore e scoperta che lascerà senza parole il giocatore amante del brand, che vede però il suo piccolo punto debole proprio nel gameplay: si tratta infatti di superare tre micro aree presidiate da tre “torrette”, che non esiteranno a distruggervi in caso di approccio o scelta sbagliata; la prima parte diventa quasi una sequenza trial and error, che potrebbe stancare i giocatori meno pazienti e meno attenti al comunque maestoso level design che il titolo offre. Le “torrette” sono comunque disattivabili, ma il modo di sopraggiungerci è forse sin troppo punitivo e basato su tentativi: una difficoltà “artificiale” alla quale la serie Souls non è abituata, ma che comunque saprà donarvi soddisfazione una volta padroneggiata.
La città ad Anelli.
Una volta superata la prima boss fight sarà possibile raggiungere la città ad Anelli, captando ancor di più l’autorialità che Hidetaka Miyazaki inserisce nei propri prodotti; non solo il modo di raggiungerla sarà una citazione coglibile dai fan della saga, ma la cutscene vera e propria donerà una sensazione assolutamente incredibile al videogiocatore, conscio finalmente di aver raggiunto la città dei pigmei, sopravvissuta alle vicissitudini dei cicli. L’architettura della Ringed City è incredibile, gotica e frastagliata da guglie e cupole di una bellezza incredibile; l’oro degli edifici e il verde rigoglioso della vegetazione fanno da sfondo ad uno scenario tanto bello quanto tetro, viste le piaghe che dovremo affrontare e la maledizione che ha colto i pigmei e gli antenati degli esseri umani. La città è infatti stata costruita da Lord Gwyn, il signore dei Tizzoni, che ha donato questo enorme complesso architettonico ai pigmei, quest’ultimi non consapevoli del fatto che sarebbe stata la loro prigione. L’impatto è semplicemente devastante, con situazioni questa volta molto originali, ben strutturate e soprattutto intelligenti, condite da ritrovamenti che riescono a giustificare anche qualche “castroneria” presente in Draenglic e Dark Souls II; la verticalità, unita al level design sopraffino e spesso geniale, la fa da padrone, con la sensazione di scendere sempre più velocemente nel baratro governato oramai dall’abisso. Il contenuto si conclude poi in una epica risalita verso un castello dimenticato, protetto da fieri scudieri ed entità leggendarie, sino ad arrivare alla battaglia finale che non fatichiamo a definire come una delle più epiche e meglio riuscite. Se questa volta il gameplay e il giocato sono eccelsi, comprensivi di design e boss fight decisamente riuscite e variegate, il piccolo punto debole è forse il background e la lore di gioco; il contenuto introduce nuove vicende, domande e personaggi, chiudendo di fatto la vicenda iniziata da Ashes of Ariandel ma non quella di Dark Souls III. L’utenza più affezionata avrebbe desiderato risposte su Londor, assaporata solamente ma mai approfondita, e sui serpenti primordiali, figure leggendarie che tormentano il giocatore sin dal primo Dark Souls; risposte che probabilmente non erano nell’immaginario di Miyazaki, che già da tempo immaginava una conclusione del genere per la sua opera magna. Il maestro è riuscito nell’intento di creare un’epopea gigantesca, basata moltissimo su speculazioni, teorie e discussioni di lore; una saga che ancora oggi risulta come la più discussa e chiacchierata sul web, forse cosi affascinante proprio perchè priva di risposte certe ma solo di indizi nascosti e ben congegnati.
The Ringed City è dunque un’esperienza incredibile che chiude la saga di Dark Souls, come affermato più volte da Hidetaka; magari non eccezionalmente come l’utenza gridava da tempo, ma noi restiamo con la speranza che il maestro faccia un quarto capitolo risolutivo, anche a fine carriera come da lui dichiarato. E allora si, che potremmo gridare alla leggenda dell’Anima Oscura, elogiandola come una delle più belle opere di tutti i “cicli” videoludici.