Il disastroso lancio di Cyberpunk 2077, ne siamo certi, lascerà il segno negli anni a venire. E non soltanto sui videogiocatori, ma sull’intera industria videoludica. Le conseguenze di questa impresa in negativo sono stati sotto gli occhi di tutti durante questo primo mese passato dal lancio del titolo di CD Projekt RED, ed il mercato sta iniziando a prendere le dovute contromisure. Un esempio su tutti: il rinvio di Hogwarts Legacy. Questo posticipo deve farci riflettere. Il gioco in sviluppo presso Avalanche Studios, infatti, non aveva ancora una data di release precisa, eppure la software house si è comunque sentita in dovere di informare i futuri acquirenti del rinvio di un gioco che, fino a qualche settimana fa, sarebbe uscito solo ipoteticamente nel corso del 2021. La conclusione che possiamo trarne è una, e potrebbe essere allo stesso tempo confortante e terribile: la perdita economica e di fiducia che Cyberpunk 2077 ha subito dal giorno sua uscita ad oggi sta generando un effetto a catena che potrebbe quasi costringere le software house a rimandare i propri progetti.
Da una parte, questo potrebbe essere un bene: un anno in più garantisce agli sviluppatori tutto il tempo per testare i propri giochi, così da farceli arrivare sul mercato al meglio delle loro possibilità (ma, statene sicure, la patch del Day One è ben lungi dallo scomparire dall’orizzonte). Ma, dall’altro, potrebbe inaridire il mercato, rendendo questo 2021 povero di uscite anche a causa della paura che potrebbe attanagliare le case di sviluppo più piccole, che non potrebbero reggere un’onda d’urto mediatica che al giorno d’oggi, gioco forza, si scaglierebbe contro di loro in caso di fallimento, spingendole dunque quasi obbligatoriamente a rimandare un titolo che, se uscito solo l’anno scorso con qualche bug qua e là, non avrebbe subito alcuna rimostranza da parte della critica. Vediamo insieme allora quali sono i pro e i contro che l’effetto domino che l’affaire Cyberpunk sembra aver innescato.
Perché il rinvio è la soluzione migliore…
Crunch per 13 ore al giorno, numerosi rinvii, scadenze sottovalutate, false promesse. E, nonostante tutto questo, il lancio disastroso (su console, almeno) e la conseguente bagarre mediatica, non sono stati evitati. Non sarebbe stato meglio, forse, davanti alle prime avvisaglie di quello che poteva essere, e che poi è stato, tirare per un secondo i remi in barca, respirare, e annunciare che Cyberpunk 2077 sarebbe uscito molto più in la di quanto inizialmente annunciato? Solo qualche mese fa, quello che doveva essere il titolo di punta di Xbox Series X, Halo: Infinite, a seguito delle forti critiche subite dagli utenti, è stato rimandato di ben un anno. Sicuramente, visti i numerosissimi pre-order del titolo, rinviarlo così a lungo avrebbe portato un duro contraccolpo a CD Projekt Red. Magari in molti avrebbero disdetto la propria copia. Ma la fiducia, all’epoca, era alle stelle, ed il pubblico, dopo il frastuono iniziale, avrebbe compreso, e i guadagni sarebbero comunque arrivati. Magari non tutti in un un giorno solo, come avvenuto, ma spalmati nei mesi a venire. E la fiducia sarebbe rimasta intatta.
Invece, si è scelta la via del tutto e subito, sopravvalutando, forse, i propri mezzi, e si è andati incontro al disastro che tutti abbiamo visto. Eppure, CD Projekt Red non è nata ieri. Marcin Iwinski ci ha messo la faccia solo pochi giorni fa, illustrando il piano di recupero di questa fiducia perduta e, col tempo, siamo sicuri che questa tornerà. Diversa, sicuramente, perché l’utente perdona ma non dimentica, ma con le patch di gennaio e febbraio, i DLC gratuiti e qualche altra correzione nei mesi a vanire, Cyberpunk 2077 arriverà ad essere quello che doveva al principio. Ma, ed è questa la domanda fondamentale, il rischio corso dalla casa polacca è un rischio percorribile anche dalle altre software house? E soprattutto, un nuovo fallimento, anche decisamente minore, sarebbe oggi, alla luce dell’impervio sentiero aperto da Cyberpunk, perdonato dagli utenti?
Skyrim, nel lontano 2011, uscì inizialmente falcidiato di bug, che col tempo sono stati corretti. Uscisse oggi, siamo sicuri che Bethesda verrebbe bersagliata dalla critica molto più di quanto accaduto all’epoca. A No Man’s Sky sono serviti 4 anni prima di raggiungere lo stato di giocabilità promesso inizialmente. Immaginate ora se le correzioni definitive di Cyberpunk arrivassero nel 2024. La soluzione, a questo punto, è una sola: rinviare. E allora eccoci tornati ad Hogwarts Legacy. L’RPG Open World di Avalanche Studios porta sulle sue spalle un brand pesantissimo come quello di Harry Potter e non può assolutamente permettersi di fallire. Ma, ed è questo il punto, non può permettersi di fallire oggi. Perché l’hype per il gioco è quello delle grandi occasioni, e tutta l’attenzione mediatica che ne consegue porta con se già l’appellativo di Cyberpunk 2 al minimo errore. Stesso sentiero seguito da Outriders. I ragazzi di People Can Fly, forse proprio perché compatrioti di quelli di CD Projekt Red, hanno fiutato il pericolo ed hanno deciso di posticipare il titolo di due mesi, facendolo uscire ad Aprile. Quest’anno è iniziato da due settimane e abbiamo già due rinvii, e se tutto ciò non bastasse, sembrerebbe che Sony abbia modificato le date di release dei titoli third party che erano state annunciate, seppur sempre in maniera generica, al CES 2021.
… ma non per forza la più giusta
Se il buongiorno si vede dal mattino, anche i titoli che sulla carta uscirebbero entro la fine di quest’anno, non sono più al sicuro. Il 2020 è stato funestato dalla pandemia di Covid-19, e come tutti i settori, anche quello videoludico ha visto un ridursi progressivo delle possibilità di lavoro, e, in ragione di ciò, sono arrivati numerosi rinvii. La situazione di quest’anno non sembra al momento migliorare, ma la pandemia potrebbe non essere, come abbiamo visto, l’unica motivazione dietro questi posticipi. Questo 2021 potrebbe quindi essere davvero povero di uscite. Molte software house, visto quanto successo, si guarderanno probabilmente allo specchio per decidere se sia davvero arrivato il momento di pubblicare la loro opera.
Rinviare un titolo, come abbiamo visto, potrebbe essere la soluzione migliore. Eviterebbe agli sviluppatori orari di lavoro impossibili, migliorando il loro stato di salute e facilitando un compito già reso arduo dallo smart working obbligatorio. Inoltre, consegnerebbe a noi giocatori un prodotto quanto più possibile vicino allo stato dell’arte, libero da bug, glitch, errori vari e senza il bisogno di pesanti patch correttive da rilasciare nel giro di una settimana dal lancio. Eppure, potrebbe non essere per forza la soluzione più giusta. Il cataclisma generato da Cyberpunk 2077 ha ormai sicuramente segnato il mondo videoludico. Rivedere a che punto siano arrivati i propri prodotti non è mai una decisione sbagliata. Ma questo non dovrà generare paura negli sviluppatori. Non si deve perseguire la via del rinvio a tutti i costi. Il terrore di fallire potrebbe infatti rallentare un mercato già bloccato dal virus, portando a noi giocatori meno titoli e dilazionando quelli annunciati nell’arco di un tempo lunghissimo.
Quale potrebbero essere le soluzioni? Si potrebbe non annunciare più date precise: sempre più titoli hanno una finestra di lancio ampia, che genericamente copre una stagione di un anno futuro. Si potrebbe chiedere ai giocatori di non seguire quella cultura dell’hype che il mercato continua ad alimentare ogni giorno. Se da un lato abbiamo avuto un Cyberpunk 2077 che annunciava al mondo un dettaglio nuovo a settimana con un numero imprecisato di Night City Wire nell’ultimo anno, dall’altro abbiamo un Elden Ring che dopo essersi rivelato si è nascosto in un fragoroso silenzio, che non porta pre-order e potrebbe alla lunga avvilire il fan. Dipende dai punti di vista.
Non è nostro obiettivo rivelarvi quale sia la verità migliore. Ma solo dirvi che Cyberpunk 2077 ha cambiato il mercato videoludico. Un mercato che ora presterà la massima attenzione ad ogni sua mossa, che starà attento a non rivelare di sé né troppo né troppo poco, a ponderare bene ogni annuncio, a scegliere date d’uscita reali e concrete, a cercare di consegnare al pubblico la versione migliore della propria offerta. Che tutto questo sarà garanzia di qualità, noi non possiamo saperlo. Quel che è certo, è che le regole del gioco sono cambiate.