Il 17 gennaio si è tenuta la conferenza stampa di A Complete Unknown con il regista James Mangold e gli attori Timothée Chalamet, Edward Norton e Monica Barbaro. Il film, biopic su Bob Dylan, è in arrivo il 23 gennaio in tutte le sale. Cinque anni di duro lavoro per realizzare questo fantastico film e il protagonista si presenta all’incontro con la stampa vestito completamente in stile anni ’60. Stivaletti a punta, un completo vintage, capelli scompigliati e un foulard al collo: Timothée è l’icona perfetta di quegli anni, rappresentando Bob Dylan in maniera impeccabile.
Il lavoro di creazione è stato arduo, racconta il regista: «Ho incontrato personalmente Bob Dylan, parlato con giornalisti, ma tutti si contraddicono, è stato complicato tracciare la storia del cantante, il suo passato, perché tutto è così vago. Anche nel film stesso se ne parla, il protagonista afferma che le persone se ne fregano del tuo passato, che quello che conta è il trionfo, il momento di ascesa. Ma a me piace mettere in discussione le cose, sono regista per quello». Poi James prosegue insistendo su quanto è stato importante per lui cercare di ricreare l’universo di quegli anni, gli studios, le città e l’atmosfera magica degli anni ’60.
Edward Norton parla del suo viaggio nei panni di Pete Seeger: «Youtube è stato il principale vettore della mia immagine. Un tempo per preparare un personaggio del genere mi ci sarebbe voluto un anno, ora con internet si può trovare di tutto, tantissimi video storici». L’attore racconta poi del fantastico rapporto con Mangold, «al timone di tutto c’era un regista che è anche psicoterapeuta, che ci capiva e ci lasciava liberi, liberi dal peso».
Anche Monica Barbaro conferma le parole di Edward:
Avevamo la libertà di vivercela come esseri umani, grazie alla fortissima preparazione come personaggi avuta in precedenza , eravamo tranquilli di arrivare sul set mettere la preparazione sullo scaffale e cogliere il momento.
James Mangold sottolinea quanto questa preparazione sia stata essenziale, quanto lavoro esterno ci sia stato, dai vestiti, al feeling con il personaggio, al lavoro sulla parlata e sul modo di camminare: «Temevo che la preparazione esterna fosse eccessiva, che mancasse poi la parte interna degli attori, avevo paura che le due metà si scompensassero. Invece non è stato così, gli attori hanno indagato profondamente nella loro personalità».
Timothèe Chalamet ha fatto un duro lavoro per entrare nelle vesti di Bob Dylan e ci si chiede quanto abbia portato di lui stesso: «Bob aveva tantissime storie, è stato molto difficile pensare a chi incarnavo e a chi sono stato. Nel processo sono stato concentrato molto sull’esterno, tutte le immagini che trovavo del cantante nelle mie ricerche le imprimevo nella mia anima. Ho amato trasmettere la sua essenza e il modo in cui si vedeva, non per forza utilizzando la mia di vita, non sempre è utile farlo nel lavoro» ci spiega l’attore, «Sicuramente ciò che è simile è il percorso di crescita artistico, anche io come attore stringevo i denti ogni volta che andavo in uno studio casting e mi impegnavo senza sapere mai dove sarei arrivato».
Chalamet risponde poi ad una domanda sul confronto artistico tra quegli anni e il mondo di oggi: «C’era un certo ottimismo in quel periodo, una grande sincerità, tant’è vero che Bob Dylan è riuscito a sperimentare anche musica diversa, al di fuori di quella richiesta dalle etichette. Oggi il mondo è diverso. Manca spesso la vera motivazione. Bob Dylan non aveva molti archetipi da seguire come ci sono oggi, portava sé stesso e la sua musica»
James Mangold prosegue:
Io credo che il problema sia che oggi viviamo in un periodo di anestesia. Il pubblico vuole essere anestetizzato, mentre una volta voleva essere sorpreso e sfidato dagli artisti.
Ma quanto c’è di attuale in questo film? Blowin’ In The Wind rimane ancora una canzone di oggi? Monica ci parla dei versi di Bob Dylan, racconta di quanto fossero vaghi all’inizio, quanto rappresentassero l’ipocrisia umana: «I problemi di cui parlano le canzoni di Dylan sono senza tempo, ancora oggi funzionano».
Il film è piaciuto molto, tant’è che in sala vengono ricordate anche le parole di apprezzamento di Neil Young. Viene quindi chiesto a Timothée se ci sono stati altri pareri a cui l’attore tiene. Chalamet scherza: «In realtà sto ancora aspettando quello di Francesco Totti, spero che veda presto il film». L’attore ha poi lasciato il cinema sorridente con la sciarpa della Roma in mano, a spezzare il suo look rock.