Arriva in anteprima a San Valentino, e poi in tutte le sale dal 27 febbraio, l’ultimo film della saga di Bridget Jones. Il quarto capitolo, giunto a distanza di un bel po’ di anni, sorprende e ci trascina di nuovo con nostalgia nelle pazze avventure della protagonista, interpretata sempre dalla favolosa Renée Zellweger.
Nuovi intrighi amorosi
Sono passati 25 anni dal primo film, e Bridget è ormai una donna adulta con due figli, rimasta vedova di suo marito Mark Darcy (Colin Firth). Una madre che sta ancora cercando di superare il lutto, nonostante siano passati un bel po’ di anni, che non lavora più, e che a malapena riesce a crescere da sola i suoi bambini. Un inizio disastroso, in cui Renée indossa le vesti goffe e caotiche del personaggio, tra la cucina di casa e le classi scolastiche dei figli.
Supportata dall’immancabile gruppo di amici e dalla sua ginecologa (Emma Thompson), Bridget decide di dare una svolta alla sua vita, tornando a lavorare in televisione e ricominciando a flirtare con gli uomini, partendo da Tinder. Nella sua vita piomba il giovane ventenne Roxster (Leo Woodall), il sogno erotico di ogni donna e per il quale Bridget perde completamente la testa. Ma qui arriva il bello, perché anche il nuovo insegnante di educazione fisica dei suoi figli farà la sua parte; tra odio e amore Mister Wallaker (Chiwetel Ejiofor) e il suo fischietto si avvicineranno a Bridget Jones in un battibaleno.
Una Bridget Jones diversa
La vicenda, ispirata sempre ai libri di Helen Fielding, diventati ormai un cult come lo stesso film, è tratta questa volta dalla vera storia dell’autrice. Rimasta senza il marito molto presto, la scrittrice cercò, tramite l’ultimo libro, di raccontare e superare il suo trauma. La storia vibra perciò di uno spessore emotivo diverso dai capitoli precedenti e l’adattamento alla sceneggiatura fatto da Abi Morgan è stato molto efficace.
Diretta da Michael Morris, Renée Zellweger inoltre non ci delude mai: più si va avanti con gli anni, più vediamo un personaggio maggiormente delineato che non smette mai di sorprenderci. Un leggero over-acting che in questa dimensione ci sta alla grande, una libertà di usare il corpo e la mimica facciale come pochi attori si permettono di fare, una dolcezza imperfetta che rende Bridget Jones unica nel suo genere. L’attrice riesce a non sfociare mai nel drammatico totale, a tenere sempre alto il livello di commedia anche se si percepisce la velata tristezza di sottofondo, e improvvisamente lo spettatore si ritrova a piangere in mezzo a tutte quelle risate.
Ma lo spirito è sempre lo stesso
La realtà è così vicina e così ben raccontata che è per questo che adoriamo Bridget Jones, quella ragazza che fin dal primo film rappresentava una donna normale, con i suoi vizi, difetti e il suo amato pigiama di flanella. Anche qui Bridget non perde il suo carattere, dovendosi confrontare con quelle mamme perfette o con la baby-sitter da sposare, mentre lei arranca con tutte le sue difficoltà umane. Eppure la donna riesce comunque ad esprimere un amore puro e infinito verso gli altri, e chi la conosce bene non può non reputarla una persona speciale. Daniel Cleaver (Hugh Grant) ne è un esempio, da “amante focoso di gioventù” si è ora trasformato nello zio Daniel per i figli di Bridget. Affaccendato tra le solite modelle e suo figlio, l’uomo non smette di adorare la protagonista e di esserle vicino anche in quest’ultimo film.
Daniel Cleaver non è l’unico personaggio comico, c’è infatti la new entry Roxster che è esilarante: non perde mai l’occasione di togliersi la maglietta, salvando di tanto in tanto animali o persone come il tipico palestrato fuori-luogo. Anche Emma Thompson nel ruolo della ginecologa è eccezionale, così schietta con i suoi commenti sulla vita di Bridget da renderla ancora più divertente. Gli esempi sarebbero tanti, segno di un universo ben costruito, che sullo schermo riesce benissimo nel suo intento comico, tanto da essere un sequel alla pari del primo film e per certi aspetti pure migliore. L’unica pecca è la durata, per una commedia di questo genere 2 ore e 4 minuti sono un po’ tante, ma alla fine Bridget Jones “ci piace da morire così com’è“.