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Black Widow – Recensione del nuovo film parte del MCU

Il tempo è stato tiranno con questa pellicola del Marvel Cinematic Universe. Di fatto, Black Widow si colloca dopo gli eventi di Captain America: Civil War (i cui avvenimenti sono preceduti da Avengers: Age of Ultron) con una Vedova Nera intenta a fuggire subito dopo la rottura del gruppo di supereroi. Ci troveremo quindi in uno scenario dove la nostra Natasha Romanoff è di fatto da sola e senza alleati, e dovrà reimparare a cavarsela decidendo di contare solo sulle sue forze, o magari tornare alla “vecchia vita” ovvero quella da spia, solitaria e senza alleati. Noi di Game Legends abbiamo avuto la possibilità di vedere Black Widow in anteprima, e questa è la nostra recensione.

Una cuore senza macchia

Natasha vive in Ohaio, è il 1985 ed lei è una ragazzina ribelle, con i capelli in parte biondi ed in parte azzurri: assieme a lei una mamma di nome Melina, un padre di nome Alexei Shostakov e la sorella Yelena, più piccola di Natasha di pochi anni. Durante una cena di famiglia, il padre decide di partire con tutta la famiglia per una folle missione speciale, ed ecco che tutti insieme fuggono a bordo di un aeroplano – in direzione Cuba – mentre la Polizia americana comincia un inseguimento con sparatoria nei loro confronti. Ovviamente come sappiamo dai racconti avvenuti nei precedenti film, qui Natasha inizierà il suo percorso di addestramento presso la Stanza Rossa, che porterà alla nascita di una Vedova Nera, spietata assassina senza rimorsi. Tornati nel presente, come dicevamo prima, Natasha è in fuga dal Generale Ross, che dopo gli Accordi di Sokovia sta dando la caccia agli Avengers disertori. Tutto sembra volgere in favore della nostra eroina, solo non fosse che si ritrova a fronteggiare un inaspettato nemico: Task Master. Senza svelarvi altro circa la trama di questa nuova missione per la Vedova Nera, ci teniamo solamente a dirvi che il film è un ottimo action movie, con qualche tinta di umorismo.

black widow

Essere una Vedova

In Black Widow è palese come il tema principale, oltre all’azione, sia quello della famiglia. Scarlett Johansson è davvero perfetta in questo ruolo che ormai ricopre fin dal secondo Iron Man – quando ha fatto la sua prima apparizione nel MCU – e in questa pellicola a lei dedicata, troviamo una Scarlet fresca e piena di vita, in forma come sempre (e ce lo fanno notare più volte con delle riprese “complete” dei suoi vari costumi) e apparentemente forte ma allo stesso tempo fragile. Al fianco dell’eroina che già conosciamo e che scopriremo troviamo attori di altissimo calibro come David Harbour, nei panni del padre di Natasha, che perde la divisa del Sergente Hopper di Stranger Things e diventa una leggenda della Russia (non vi sveliamo altro sul suo personaggio perché vi rovineremo la trama). Simpatico al punto giusto è la spalla comica del gruppo ma anche quello che unisce senza far sfigurare le altre due ragazze vicino a Scarlett Johansson.

Stiamo parlando di Rachel Weisz che nei panni della scienziata Melina, mamma di Natasha, è bravissima come sempre. Inoltre, sembra che il tempo per questa attrice non passi mai, considerando che sono passati già vent’anni dalla sua apparizione ne La Mummia. Florence Pugh invece dismette i panni che ha indossato in Piccole Donne, la sua performance più recente, e interpreta la seconda Vedova Nera della pellicola: dannatamente forte ed emozionante nella sua spasmodica ricerca di una famiglia. Yelena, grazie anche alla sua interprete, è uno dei personaggi più sfaccettati della pellicola. Essendo che il film ha più interpreti donne che uomini, ma fortunatamente non per questo si è scaduti in scene di “girl power” gratuito (ormai abusato in qualsiasi pellicola) possiamo parlarvi di Olga Kurylenko, la Ex Bond Girl con la sua bravura senza eguali, che in Black Widow indossa un armatura che terremo nascosta in questa recensione, dato il personaggio molto misterioso: godetevi il film in attesa del suo arrivo.

Tardi, è troppo tardi!!!

Black Widow è un ottimo action movie diretto da Cate Shortland. La regista australiana ha creato una pellicola davvero originale, fresca e senza fronzoli nella quale militano donne fortissime, multisfaccettate e senza quella patinatura da rivista elegante: qui ci si sporca di sangue, si rompono costole e nasi senza troppe cerimonie. L’azione è ben amalgamata a momenti di riflessione, uniti a diverse confessioni, dovute tra persoanggi così ben articolati. Il vero problema di Black Widow che ci teniamo a sottolineare in questa recensione è la sua data di uscita: questo film doveva e meritava di essere visto almeno cinque o sei anni fa – subito dopo Captain America: Civil War – e chissà di quali scenari avremmo potuto godere dopo questi eventi.

Il fatto di sapere che qualsiasi cosa succeda, per quanti colpi possa subire la nostra protagonista, questa non potrà subirne le conseguenze in quanto la ritroveremo in Avengers: Infinity War sana e salva, lascia dell’amaro in bocca. Sappiamo perfino quando e come morirà Natasha il che rende il tutto quasi già visto e talvolta addirittura privo di sapore. E’ tardi, dannatamente troppo tardi e questo potrebbe far storcere diversi nasi. Il film è buono, ma poteva esserlo di più se fosse uscito nel suo tempo. Ah e mi raccomando, non azzardatevi ad alzarvi a fine film… super sorpresa dopo i titoli di coda! Vi ricordiamo che Black Widow sarà disponibile a partire dal 7 luglio su Disney +, in accesso VIP.

Black Widow

7.5

Black Widow è un ottimo action movie con super eroine perfette (forse troppo), che se preso come singolo film d'azione ispirato ad un fumetto è fatto dannatamente bene. Tuttavia, la pellicola soffre la sua diretta inclusione nell'MCU, e questo porta il voto a calare, considerando che ci ritroviamo davanti ad eventi che avremmo dovuto vedere e vivere svariati anni fa. Attualmente, già sapendo cosa farà in futuro la protagonista, quanto proposto lascia il tempo che trova ,per quanto ben strutturati.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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