Le scelte che compiamo ogni giorno influenzano, in modo più o meno evidente, la nostra vita: questo Don’t Nod lo sa bene e, per questo, ci ha proposto negli anni esperienze come Vampyr e Life is Strange, ove il peso delle nostre scelte avevano quanto mai un’influenza sull’esito della nostra avventura. Ma cosa succede se ci spostiamo dai banchi di scuola o dalla Londra di inizio ‘900 per venire catapultati in un nuovo mondo oscuro e maledetto dove la morte assume un nuovo significato, diventando non più un passaggio definitivo, ma un nuovo modo per connettersi con chi è ancora in vita?

Banisher: Ghosts of New Eden non è semplicemente una storia di fantasmi, ma un’avventura che fonde dentro di sé il pathos, l’amore, la paura e la necessità di compiere delle scelte che ci segneranno… per l’eternità. Approdiamo sulle coste di New Eden per dare il via alla nostra recensione.

L’amore per la vita vincerà una morte maledetta?

Partiamo proprio dal contesto in cui si sviluppa la nostra avventura: Antea e Red sono due epuratori, col loro compito che è quello di interagire in maniera diretta con le anime dei morti, che in questo mondo non lasciano semplicemente la terra dopo la loro dipartita, ma si aggrappano alle vicende dei vivi, perseguitando i loro cari. Le anime dei morti, in balia della fame di essenza vitale, sono insomma esseri pericolosi che gli epuratori hanno il compito di far ascendere definitivamente.

La coppia (non solo lavorativamente ma anche sentimentalmente) raggiunge New Eden, una delle numerose colonie nordamericane di metà 17esimo secolo, incaricati dall’amico e mentore Charles di usare le loro abilità contro una minaccia misteriosa.

Arrivati a New Eden, i due amanti fanno alcune importanti scoperte. Innanzitutto Charles, potente epuratore, è morto a seguito dell’incontro con la misteriosa entità. Inoltre, il territorio di New Eden, avvolto da una fitta nebbia maledetta, è in balia di forze oscure e incontrollabili che causano scompiglio tra i vivi.

I due amanti si trovano presto di fronte all’entità che ha ucciso Charles: si tratta di uno spirito talmente potente da sbaragliare i due esperti epuratori, uccidendo Antea e lasciando Red in fin di vita. Quando l’uomo si risveglierà, scoprirà che Antea non l’ha abbandonato definitivamente, ma che il suo spettro è rimasto al suo fianco.

La necessità di compiere delle scelte prende il via proprio in questo punto: dovremo infatti decidere se seguire i principi degli epuratori e condurre Antea verso l’ascensione, o se andare contro i suddetti principi e, spinti dall’amore, tentare il tutto per tutto per riportare in vita la donna.

Banishers è un titolo che si basa in maniera determinante sulla sua narrativa: la storia, della durata di una trentina di ore, procede con il giusto ritmo e presenta un gran numero di personaggi secondari molto ben caratterizzati.

Culmine della qualità narrativa dell’opera sono senza alcun dubbio i nostri due protagonisti: il forte legame tra Red e Antea è vivo e tangibile, dando vita a un rapporto che non risulta assolutamente forzato in quanto frutto dell’incontro tra due caratteri diversi e molto ben sviluppati, ma fortemente compatibili.

Don’t Nod è riuscita, con la caratterizzazione di Red e Antea, a superare le nostre già altissime aspettative, dando vita a due personaggi che non potranno non rimanervi impressi nella mente, qualunque siano le scelte che faremo compiere loro.

Nel corso della nostra avventura incontreremo numerosi personaggi che, spinti dalla disperazione a causa dell’assedio dei fantasmi, compiranno scelte eticamente discutibili che noi stessi dovremo giudicare. Pur trattandosi di missioni assai brevi, i personaggi secondari riescono ad essere ben delineati caratterialmente mediante pochi ma precisi tratti.

In base a quelle che saranno le nostre intenzioni in merito al destino di Antea, dovremo spesso puntare il dito contro innocenti per aumentare le possibilità che la nostra amata torni in vita o, al contrario, optare per la giustizia terrena condannando però Antea ad un sempre maggiore innalzamento tra gli ascesi.

Non vi nascondiamo che ci siamo più volte trovati di fronte a dei dilemmi morali difficilmente risolvibili: preparatevi, di fronte ad una scelta, a dover decidere chi ascoltare tra testa e cuore.

Riflettere e agire

Banishers non è un titolo improntato unicamente sulla narrazione, ma alterneremo sequenze prettamente dialogiche a momenti di esplorazione e di combattimento in stile action in terza persona. Ci muoviamo all’interno di un mondo di gioco che non gode certo di ambientazioni indimenticabili, ma trovandoci nelle inesplorate campagne del primo nordamerica, sarebbe stato strano il contrario.

Esplorando il mondo di gioco avremo la possibilità di alternarci tra Red e Antea. Controllando Red potremo usare le nostre potenti armi nei combattimenti (bianche o da fuoco) e compiere movimenti prettamente umani; controllando Antea invece, potremo vedere e analizzare le tracce spettrali, attaccare a mani nude con particolare efficacia alcuni tipi di nemico e usare i nostri poteri per effettuare dei veri e propri “balzi” da una parte all’altra dell’ambiente di gioco.

Il passaggio dall’uno all’altra risulta sempre, anche durante concitate fasi di combattimento, estremamente rapido e fluido. Avendo a disposizione abilità diverse sarà importante quindi imparare a padroneggiare questo “swap”, soprattutto nel momento in cui si presenteranno molti nemici di diverso tipo sullo schermo.

Passando al combattimento, questo prevede i classici attacchi semplici, attacchi caricati, parate, attacchi “a sorpresa” e, nel caso di Red, di una sorta di mossa caricata chiamata “epurazione” che è in grado di azzerare la vita di gran parte dei nemici.

Non ci troviamo di fronte a nulla di innovativo, ma il combattimento, nella sua semplicità, non ci è dispiaciuto né per quanto concerne la fluidità, né la difficoltà (partendo da una difficoltà “normale”), ma forse si poteva osare un poco di più.

Il design dei nemici, principalmente spettri o cadaveri dei quali gli spettri si sono impossessati, non ci è sembrato particolarmente originale se non per alcuni nemici specifici. I nemici “comuni” che ci troveremo ad uccidere con relativa facilità avanzando nell’avventura sono davvero pochissimi e, per questo, risultano presenti in maniera eccessivamente ripetitiva.

Decisamente secondari all’interno della struttura di gioco, ma ugualmente degni di osservazione, sono i piccoli puzzle presenti: muovendoci in spazi come ad esempio miniere abbandonate, dovremo muovere vagoncini o compiere altre azioni per risolvere un embrione di enigma, del quale francamente si poteva fare a meno. Diverso sarebbe stato il discorso nel caso in cui fossero stati presenti degli enigmi leggermente più complessi, articolati o stimolanti: purtroppo però posti in questa maniera ci sono sembrati una semplice alternativa, diluita, alle fasi di ricerca o combattimento nell’atto di muoversi da una zona d’interesse all’altra.

Un gioco di sensazioni

Facciamo, infine, un appunto in merito alla direzione artistica e tecnica del gioco: Banishers non gode di una grafica spaccamascella, ma la qualità del character design e delle (meravigliose) cutscenes è evidente e degna di merito.

Per quanto riguarda le colonne sonore non segnaliamo particolari sprazzi geniali né un tema particolarmente accattivante: peccato. In generale, pur non risultando eccezionale in nessuna sua forma, l’ambiente di gioco riesce a creare l’atmosfera giusta, complice la costante presenza della nebbia “maledetta” e dei giochi di ombre che trasmettono le sensazioni che ricercavamo: inquietudine, vulnerabilità, ma anche affetto e calore umano nei dialoghi tra i due protagonisti.

Nel corso della nostra avventura siamo incappati in alcuni piccoli ma trascurabili problemi tecnici: uno su tutti, alcuni NPC (inutili al fine del proseguimento dell’avventura, attenzione) non ci sono sembrati programmati in maniera corretta. Per quanto riguarda il frame rate, la nostra PS5 non si è imbattuta in problemi a questo riguardo.

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Banishers: Ghosts of New Eden

8.5

Banishers: Ghosts of New Eden è un'avventura ricca di fascino, scelte difficili ed emozioni che convince pienamente sul piano narrativo e anche su quello del combattimento. Un titolo solido che difficilmente verrà dimenticato.

PRO
  • Storia e personaggi di grande spessore
  • La meccanica delle scelte è coinvolgente
  • Ottimo equilibrio tra narrazione e gameplay
  • Tecnicamente fluido e all'altezza della situazione
  • Combattimento semplice ma piacevole
CONTRO
  • Poco incisivo sul piano artistico
  • Design dei nemici poco accattivante
  • Meccanica degli enigmi embrionale
Sara Pandolfi
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.

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