In fin dei conti è normale non pensare costantemente alla morte, oserei dire più che salutare, ma prima o poi tutti ci rendiamo conto di quanto sia fragile ed effimera la vita, e quel pensiero rimane nelle profondità della nostra mente come un prurito in mezzo alla schiena che non riusciamo ad ignorare.
…Ok, non volevo farvi venire il magone, ma questa scomoda premessa è il fulcro dell’esperienza che Bad Apple Wars ci offre, sbattendoci in faccia con bieco cinismo una realtà che preferiremmo ignorare. Tutto ciò avviene tra le righe di una visual novel, perché se c’è una cosa che questa tipologia di giochi riesce a far davvero bene, è sicuramente raccontare una storia in modo efficace dando molto spazio all’interpretazione ed alla riflessione, magari anche permettendo ai giocatori di influenzare lo svolgimento della trama con delle scelte. Il titolo di Otomate sarà riuscito a comunicarci il proprio messaggio pizzicando le corde giuste? Non sempre, purtroppo: scopriamo perché.
Ammesso!
Per Rinka, la nostra protagonista, la morte ha l’aspetto di un’automobile che la travolge in pieno mentre attraversa la strada per andare a scuola. Per lei sarebbe dovuto essere il primo giorno di superiori, un cambiamento nella sua monotona vita, e per vie traverse la sua routine verrà comunque spezzata: dopo essersi svegliata in preda alla confusione e allo sgomento, un bizzarro individuo con una maschera da coniglio le darà il benvenuto nella NEVAEH Academy, uno strano istituto costruito sotto un cielo tinto di rosso in cui Rinka potrà cambiare il proprio destino e rinascere nuovamente. Questo, tuttavia, soltanto qualora decidesse di seguire alla lettera le ferree regole della scuola omologandosi a tutti gli altri studenti, il cui volto è coperto da maschere tutte uguali.
Eppure un’alternativa c’è, e le viene presentata nel corso della cerimonia d’inizio anno: un gruppo di ribelli, chiamati “Bad Apples” dal manipolo di insegnanti e dal preside, irrompe nella palestra con un’esplosione e cerca di aprire gli occhi ai nuovi arrivati ancora sconvolti da quanto appreso riguardo alla propria morte. Starà a noi, dunque, decidere se unirci al Comitato Disciplinare e rinascere al prezzo di perdere completamente la nostra identità o schierarci con i “cattivi”, cercando un’alternativa a questa vita incolore ribellandoci ad un’istituzione fredda e repressiva.
Un incipit sicuramente interessante che, oltre a catturare facilmente la vostra attenzione, strizza l’occhio a un anime celebre come Angel Beats. Nelle prime ore di gioco, Bad Apple Wars vi terrà incollati al piccolo schermo di PS Vita senza troppi problemi…ma riuscirà a mantenere vivo l’interesse fino alla fine? E’ qui che sorgono i primi difetti.
Sospensione del giudizio
La nostra vita scolastica sarà tutt’altro che semplice all’interno della NEVAEH Academy, a prescindere dal percorso che sceglierete poco dopo esser stati ammessi all’interno dell’istituto. A peggiorare la situazione, sia per quanto riguarda lo svolgimento della trama che per noi giocatori, c’è il carattere della nostra eroina: Rinka è un personaggio piuttosto passivo, si lamenta spesso del suo modo di essere senza però poi cercare di far qualcosa per migliorare la propria condizione, e per questo motivo potrebbe risultare una protagonista piuttosto insipida agli occhi di molti. Tuttavia, la natura Otome del titolo prova a fornire una soluzione a questa mancanza di personalità inserendo la possibilità di sviluppare una relazione con i principali personaggi maschili del gioco che, ovviamente, cambiano a seconda della fazione scelta. Saremo incentivati a stringere un forte legame con loro dalla funzione Soul Touch che ci permetterà esplorare nella mente del nostro amato, approfondendo sempre di più il rapporto di fiducia tra noi e loro che raggiungerà il suo apice in una scenetta di metaforica intimità che non sfocia nell’osè e ci farà sorridere.
Nonostante ciò, purtroppo, Bad Apple Wars ha un grande difetto che non possiamo assolutamente ignorare: sebbene siano presenti delle scelte, sono poche, scontate e non hanno un impatto risolutivo sullo svolgimento della trama che, concentrandosi maggiormente sul ragazzo che avremo scelto al nostro fianco, proseguirà per la propria strada senza troppe differenze tra un finale e l’altro. Al di fuori di qualche informazione in più su ciascun personaggio e qualche piccola variazione sul tema, non troverete molti motivi per giocare nuovamente questo titolo perché probabilmente non ne sentirete il bisogno e, ormai, non ci sarà più l’effetto sorpresa. Qualora voleste avventurarvi nuovamente tra i corridoi della scuola potrete ricominciare da qualsiasi capitolo o checkpoint incontrato in precedenza, evitando di dover ripercorre dall’inizio ogni singolo avvenimento e risparmiando molto tempo. Magra consolazione!
Bacio accademico
Se questo titolo presenta delle carenze sotto il punto di vista narrativo, è inattaccabile sotto il profilo artistico. La colonna sonora del gioco è ben realizzata e si sposa perfettamente con ogni contesto, sebbene nessuna traccia risulti memorabile alla fine della fiera, e per quanto riguarda il doppiaggio in lingua originale è stato svolto un lavoro impeccabile da parte degli attori, capaci di interpretare tutti i dialoghi con il giusto carico di emotività. Il comparto grafico di Bad Apple Wars, completamente affidato all’illustratore Suou, è curato e coerente, caratterizzato da un character design efficace e interessante: gli artwork realizzati con maestria e mai banali, esplorabili inoltre toccando il touch screen di PS Vita, sono forse il pregio principale del gioco, e gli sfondi rendono perfettamente l’atmosfera onirica e inquietante che riempie i corridoi dell’istituto.
L’unico difetto artistico riscontrabile in questo titolo riguarda i dialoghi, elemento decisamente importante in una Visual Novel: la scrittura risulta talvolta incoerente, poiché ben sette scrittori differenti hanno lavorato a questo gioco, perciò capita spesso che lo stile e la qualità dei testi cambino improvvisamente nel corso di una scena. In definitiva, lo stile di Bad Apple Wars andrà a colmare parte del vuoto lasciato dalla narrativa, addolcendo quel calice che potrebbe risultare un po’ amaro per una buona fetta di utenza inesperta o non appassionata al genere.