Babylon – Recensione del nuovo film di Damien Chazelle

Ecco la nostra recensione di Babylon, ultimo film di Damien Chazelle con Brad Pitt e Margot Robbie in uscita il 19 gennaio in Italia.

Claudio Baldacci
Di Claudio Baldacci - Contributor Recensioni Lettura da 5 minuti
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Babylon

Siamo andati all’anteprima stampa romana di Babylon, il nuovo film del regista statunitense Damien Chazelle che sta già facendo abbondantemente parlare di sé. Un’anteprima di dimensioni bibliche, considerando che è stata addirittura divisa in due sale dedicate, a dimostrazione di quanto possa essere il seguito mediatico e non di un film come questo. 189 minuti di durata per quello che a soli 37 anni di età del regista, sembra un vero e proprio kolossal. Un regista che si presenta con un curriculum già di tutto rispetto, avendo diretto film del calibro di Whiplash (2014), La La Land (2016, con Oscar vinto) e First Man. Insomma, un giovane regista che alle spalle ha solamente successi e sembra non averne ancora sbagliata una. Ma vediamo di cosa stiamo parlando…

Babylon potrebbe essere considerato Il film dei film: una pellicola che racconta una storia dentro ed una fuori lo schermo; che attraverso i suoi personaggi manda un messaggio agli spettatori, che in qualche modo sono anche i protagonisti del film stesso. Babylon racconta la storia di una manciata di personaggi che nella vita fanno cinema. Jack Conrad, attore e produttore e grande protagonista, interpretato da un perfetto Brad PittNellie LaRoy, interpretata da Margot Robbie, giovane e promettente attrice che si fa strada e diventa una star; Manuel Torres, interpretato da Diego Calva, che da semplice assistente di regia trova il modo di farsi strada e diventare importante.

Il cinema degli anni ’20 è il grande protagonista

Tutti loro, insieme ad attori, comparsi, produttori, tecnici, hanno a che fare con quello che il cinema era negli anni ’20 e ’30: un’arte in crescita verticale, che doveva ancora sperimentare molte sfumature e piano piano avviarsi a diventare quello che è oggi. A metà degli anni ’20, infatti, il cinema inizia ad essere sonoro e le storie non si reggono più grazie ai “cartelli”, alle battute scritte che intervallavano le scene recitate. Gli attori cominciavano ad avere una voce e si avvicinavano forse all’arte del teatro, all’epoca la più completa per quanto riguarda le prestazioni recitative. Questo sconvolgimento della settima arte non viene ben visto subito da tutti, ma per sopravvivere bisogna adattarsi, naturalmente. Così, Conrad come altri, cavalcano l’onda e continuano a navigare tra i successi. Nellie LaRoy esplora nuovi orizzonti, Manuel Torres sfrutta la possibilità del sonoro per raccontare storie che abbiano a che fare con la musica e, specialmente, con un musicista. Si sa però che la vita dell’artista in generale, dell’attore nello specifico, è soggetta dentro e fuori lo schermo al seguito del pubblico. Il successo se ne va così come è venuto, a volte senza una vera e propria ragione. Babylon parla anche di questo: di come una grande personalità, di fama mondiale, possa cambiare (in negativo) nel tempo e diventare solamente un ricordo. Oppure, possa rovinarsi con le distrazioni, la droga, l’alcool, i malaffari…

babylonDentro e fuori il cinema

Babylon è una storia spaventosamente realistica, anche se per gran parte delle scene sembra un’esagerazione, un’allegoria. Damien Chazelle ha messo molto del suo ed è riuscito, complice la fotografia (curata da Linus Sandgren, stesso artista di La La Land e First Man), il montaggio sicuramente retto da uno storyboard pazzesco, ad esprimere all’ennesima potenza il suo pensiero sia attraverso la storia, sia attraverso il modo in cui viene raccontata. Sembra che ogni piccola sfumatura abbia un senso, anche nella maniera leggera in cui scene importanti vengono raccontate. Ogni dettaglio conta. È impressionante come una scena apparentemente banale possa essere di importanza cruciale (oppure voglia dire molto più di quello che mostra), o come un’inquadratura qualsiasi nasconda, nello sfondo, una scena satellite divertentissima.

Doveroso menzionare anche la colonna sonora, del fido Justin Hurwitz, già Premio Oscar alla miglior colonna sonora e miglior canzone per La La Land nel 2017 e compositore di First Man. Una colonna sonora che riprende naturalmente i suoni e gli strumenti degli anni ’20-’30, perfettamente coerente alla storia e alle storie contenute nei film che vengono mostrati, ma al tempo stesso coerente all’artista che le ha create, che ha sempre saputo trovare una poetica originale in ogni suo lavoro.

Infine, Babylon, in uscita oggi 19 gennaio, è sicuramente parte del cinema, ma dedica al cinema stesso, con un pensiero di Damien Chazelle espresso soprattutto nel finale, con una sequenza completamente folle, da interpretare.

Babylon
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Voto 9
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Contributor
Videogiocatore vecchio stampo, purista e rompiscatole. Di quelli cresciuti con Playstation 1, Playstation 2 e Game Boy Color. Amante del cinema e delle serie TV, sempre attento alle nuove uscite e speranzoso che nuovi e interessanti prodotti popolino la nostra vita fino a farci diventare asociali. No, forse questo è meglio di no. Speaker radiofonico di www.radioeverywhere.it dove il mercoledì dalle 18 alle 20 parla di colonne sonore di film, videogiochi e tv e anche giocatore semi-professionista di Texas Hold'em. Basta.