Si contano sulle dita di una mano eventi del calibro di Avengers: Endgame, pellicola direttamente collegata a Infinity War che, dopo una pausa di un anno – e con in mezzo un film come Captain Marvel – riprende una storia che ha tenuto con gli occhi incollati al grande schermo milioni di spettatori. Ogni inizio ha una fine, e questo lo sanno bene i fratelli Russo, registi che si sono trovati addosso il dovere morale di produrre una pellicola avente una triplice valenza: in primis Endgame è un film conclusivo per il Marvel Cinematic Universe (almeno come lo conosciamo oggi); in secundis deve prendere ciò che è successo precedentemente e tenerne conto fedelmente; in tertiis, non può deludere le grandissime aspettative dei fan riposte nel film. Nonostante l’impresa vicina all’impossibile, saranno riusciti a confezionare un film degno?
Scudo, Spada e Reattori
Avengers: Endgame arriva 11 anni dopo il primo colpo di martello di Tony Stark sul metallo per creare la sua Mark I, e 8 anni dopo il primo lancio di scudo per Captain America e di Mjolnir per Thor. Arriva inoltre dopo gli avvenimenti strazianti che hanno lasciato per 1 anno intero gli spettatori col fiato sospeso, vogliosi di scoprire cosa succede dopo. Il film in termini di intreccio riesce pienamente nel compito di collegare ogni singolo punto della trama. La storia scorre su un doppio filo parallelo: da una parte abbiamo tutte le vicende che caratterizzeranno Endgame, percorrendo in 3 ore una montagna russa fatta di colpi di scena, sequenze magistrali e mai un attimo di noia, nemmeno nelle fasi più lente; dall’altra invece scorre una linfa vitale fatta di autocitazionismo, che premia gli spettatori fedeli fin dal primo film con un insieme di occhiolini strizzati e ai fan della carta stampata, e alle precedenti pellicole.
L’omogeneità con cui queste due cose procedono di pari passo ha dell’incredibile, soprattutto nei punti focali del film dove avviene una sorta di cambio di ritmo (queste fasi si concentrato tra il primo e il secondo atto, e tra quest’ultimo e il terzo). Il rischio di cadere in trappole fatte da profondi buchi di trama sono prontamente sventate da scelte oculate e mai banali, che riescono a regalare una degna conclusione ad un percorso decennale.
L’epica ridefinita
Avengers: Endgame non solo procede a gonfie vele dall’inizio alla fine del film, ma lo fa creandosi un percorso tutto suo. Abbiamo già vissuto conclusioni gigantesche in termini mediatici (vi basti pensare a Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re o a ciò che sta scatenando ora la stagione finale de Il Trono di Spade), ma stavolta ci troviamo davanti ad un processo creativo multi-livello, formato da una convergenza di film di genere diversi (se Ant-Man è un heist movie, Captain America: Winter Soldier è una spy story, mentre il primo Thor segue dei ritmi molto classici). Per questo motivo non sarebbe bastato un solo film. Per lo stesso motivo, non sarebbe potuto essere altro se non un film unico nel suo genere, epico, ma capace di rompere quei dogmi classici e evolversi in un prodotto totalmente diverso dal solito. Per questo motivo il ritmo del film sarà particolare: dividendo la pellicola in tre atti, il film proseguirà con un’accelerazione sempre crescente, pronta a culminare nel climax del film. La cosa davvero strabiliante è che riesce a farlo con un cast stellare, caratterizzato da film che vanno a espandere la psicologia di questi eroi e villain, aggiungendo però costantemente carne al fuoco.
Per questo motivo il sapore che Avengers: Endgame lascia nelle bocche degli spettatori è di un grande piatto unico, formato da una convergenza di stilemi diversi ma perfettamente amalgamati. A condire tutto ciò, un grande omaggio creato sia per gli appassionati del MCU sia dei fumetti: molte scene presentano una fotografia spettacolare, molto vicina a splash page viste solo nei migliori albi Marvel.
La degna conclusione
Avengers: Endgame è la degna conclusione non solo di Infinity War, ma di tutto il gigantesco arco narrativo nato nel 2008 dentro una grotta in Afghanistan, e che ora vede dozzine di personaggi diversi – ognuno interpretato da un grande attore – cavalcare lo stesso schermo. Siamo davanti alla fine di qualcosa, e tutti i gran finali fanno sempre un grande botto. Questo film è epico in ogni suo secondo, possiede grande valore in ogni fibra del proprio corpo e di certo definirà nuovi canoni per il genere. Sono talmente tante le cose realizzate in modo impeccabile, che le problematiche – della caratura di un sasso dentro all’oceano – diventano infime: si riducono solo a qualche piccola falla nella gestione della velocità, cosa alquanto normale per un film che supera le tre ore e che si porta addosso tonnellate di cose da dire.
Per concludere, Avengers: Endgame è senza dubbio anche il film più profondo tra le varie pellicole del Marvel Cinematic Universe: vuoi per i 10 anni passati, vuoi per le conseguenze delle azioni di Thanos: ciò che davvero mancava in Infinity War e che invece qui è ben presente, è il confronto, non solo tra i vari personaggi, ma anche tra chi erano questi eroi prima della battaglia di New York e cosa sono diventati ora. Proprio questa dinamica, fra tutti quanti i pregi, rende questo film degno di mettere fine ad una grande pagina, che speriamo sarà soltanto la prima di tante altre scritte nello stesso modo. Ogni inizio ha una fine, ma vedere una fine di questo tipo, capace di emozionare, di toccare alcune corde dell’anima che ormai erano ferme da tempo, rende più dolce la conclusione dell’arco narrativo.