Quando si punta a raccontare una storia drammatica e ricca di pathos, non occorre necessariamente viaggiare con la fantasia inventando incredibili avventure capaci di tenere lo spettatore incollato alla poltrona. Spesso e volentieri, infatti, basta ripercorrere con un briciolo d’attenzione gli ultimi decenni per ritrovarsi innanzi a una tale vastità d’oscuri eventi storici rivelatisi capaci di sconvolgere il globo da rimanere storditi. La carneficina di Mumbai compiuta da un gruppo terroristico jihadista nell’ormai lontano 2008 – successivamente rinominata 26/11 – s’identifica come perfetto esponente di quest’infinita lista d’orrori compiuti dall’uomo, un folle gesto costato la vita a oltre 170 persone che il regista e sceneggiatore Anthony Maras ha voluto portare sul grande schermo, una pellicola pensata per raccontare la storia di coloro che dovettero combattere con le unghie e con i denti pur di sopravvivere. Attacco a Mumbai: Una vera storia di coraggio rappresenta la prima vera opera cinematografica di Maras – il quale, però, già in passato riuscì a ritagliarsi un suo spazio grazie alla realizzazione di diversi cortometraggi tra cui figura, in particolar modo, The Palace -, un importante salto compiuto con l’aiuto dello sceneggiatore John Collee. Noi di Movie Legends abbiamo potuto visionare la pellicola con largo anticipo e ora siamo pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.
Incubo a occhi aperti
È il 26 novembre del 2008, un giorno come tanti nel cuore di Mumbai, l’enorme metropoli che ospita al suo interno oltre venti milioni di abitanti. Mentre il Sole del mattino è già alto in cielo, i negozi aprono i battenti agli innumerevoli turisti desiderosi di esplorare ogni angolo della città mentre cittadini di qualsivoglia ceto sociale si preparano alla propria routine giornaliera. Tra questi figura anche Arjun (Dev Patel) ragazzo di umili origini che per mantenere la sua famiglia lavora come cameriere nel lussuoso Taj Hotel a cinque stelle, luogo di ritrovo per molti politici, uomini d’affari e celebrità. Tra i tanti ospiti presenti, spiccano Zahra (Nazanin Boniadi) e il marito David (Armie Hammer), oltre all’imprenditore e playboy russo Vasili (Jason Isaacs). I primi minuti della pellicola riescono a immergerci perfettamente nel cuore di Mumbai, una cacofonia di voci, volti, suoni e colori che vanno fondendosi e disperdendosi in ogni angolo. Persone di ogni ceto, cultura e religione che vivono le proprie vite con frettolosità, ignari del pericolo che da lì a poche ore avrebbe segnato la vita di molti innocenti. Un peschereccio dirottato sbarca sulle coste della metropoli e un gruppo di giovani jihadisti giunti dal Pakistan si muove alla volta delle zone più famose e popolate della città. Pochi attimi preparativi, un ultimo sguardo al cielo e, infine, solo urla.Ciò che si evince nel corso di tutto il lungometraggio è il forte desiderio di farci vivere l’intensità di quelle terrificanti ore, un compito che nei fatti appare pienamente riuscito. Pur senza lesinare di situazioni dal retrogusto spiccatamente hollywoodiano – in particolar modo nella seconda metà del film – l’opera riesce a spiazzare continuamente lo spettatore per la sua crudezza e violenza di fondo. Non vi sono pause, mancano momenti in cui riprendere il fiato, ogni cambio d’inquadratura è una nuova occasione per metterci a disagio, disgustati dalla semplicità con cui la vita può essere strappata a un altro essere vivente. Più che adrenalina e spirito combattivo, ciò che traspira dalla macchina da presa è la paura, il costante terrore che ogni sguardo e movimento del corpo riesce a emanare con grande maestria. Al contempo, non va sottovalutata la capacità di Maras nel ritrarre un carisma dei personaggi tutt’altro che scontato, una personalità esterna che però si deve scontrare con la vera natura dell’individuo quando la sopravvivenza di quest’ultimo è a rischio. Ecco quindi che personaggi inizialmente identificati come positivi dal pubblico iniziano a mostrare delle piccole ma comunque percepibili crepe nel proprio atteggiamento mentre, di contro, altri individui che nella vita quotidiana apparirebbero sgradevoli e detestabili, con il passare dei minuti mostrano un’anima altruistica che quasi lascia spiazzati, al punto tale che qualche anima maliziosa potrebbe vederci dietro un secondo fine. In tutto questo, assume quindi grande importanza la meticolosa ricerca di chiarezza che ogni scena punta a offrire, un taglio registico che tra primi piani e campi lunghi riesce a render sempre ben identificabile ciò che sta avvenendo su schermo, il tutto affiancato da una meticolosa ricostruzione degli ambienti che offre a più riprese scorci particolarmente evocativi. Non da meno si è rivelata la prova attoriale del cast che tramite sguardi carichi di tensione e movimenti del corpo dettati dal terrore riesce a proiettare lo spettatore in quelle sale insanguinate e oramai in rovina dove ogni respiro potrebbe essere l’ultimo, il tutto accompagnato poi da un doppiaggio italiano di grande livello e da una colonna sonora d’impatto.