Atlas Fallen – Recensione, sepolti tra le sabbie del tempo

Atlas Fallen si rivela essere un Picasso di elementi derivativi, messi sapientemente assieme da Deck 13 Interactive: ecco la nostra recensione!

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 9 minuti
7.5
Atlas Fallen

Deck 13 Interactive ci propone stavolta un titolo dallo spiccato senso artistico, permeato dallo spirito della scoperta: Atlas Fallen , che vi proponiamo in recensione, non punta ad essere il nuovo punto di riferimento degli action game, ma piuttosto un riassunto di quanto di buono c’è stato fin ora nel genere di riferimento. Derivativo senza mezzi termini ma davvero divertente e appagante già dalle prime fasi di gioco. Vediamo come si è svolta la nostra avventura, in questa recensione tra deserto e foresta!

Atlas Fallen

La caduta

Giunse in un regno prospero un Dio malvagio, secoli addietro rispetto ai nostri giorni: questo visitatore venne dallo spazio, decretò la fine dei regni, e la sua egemonia fu chiara fin da subito. Alcuni popoli divennero suoi discepoli, altri invece schiavi. Ci furono sparuti tentativi di ribellione, culminati con la sconfitta e la fine di tali popoli. I secoli trascorsero e l’umanità, che fu resa schiava, invocava un salvatore.

Nei panni di un imprecisato e personalizzato eroe, entreremo in contatto con un guanto intriso di un antico potere, in grado di plasmare il mondo che ci circonda e di sfuggire alle catene del fato. Nel guanto risiede un’anima antica, che ci accompagnerà nel vostro viaggio. Purtroppo, sebbene potente, questo spirito non ricorda nulla, e sarà a noi il compito di ricostruire i suoi ricordi (e non vi sveleremo certo ora come andrà).

Atlas Fallen ci spinge ad andare avanti, a conoscere e a scoprire ogni segreto in ogni mappa che presenta: spazi immensi in cui saranno presenti teletrasporti (che si sbloccheranno una volta scoperti), e che potremo coprire anche grazie alla straordinaria capacità del guanto, che ci permetterà di correre sulle sabbie scivolandoci sopra come fosse un tappeto volante.

Il guanto è anche in grado di farci compiere balzi ENORMI e uno slancio aereo che coprirà diversi metri, cosa utile sia in battaglia che in esplorazione.

La rinascita 

Il guanto del gioco rappresenta la rinascita del mondo, capace con il suo potere di sollevare (letteralmente) i tesori sommersi dalle sabbie e di riportare in vita la vegetazione del mondo. Una volta iniziato il gioco capirete che il guanto va potenziato, e per farlo dovrete cercare dei frammenti sparsi qua e là nelle mappe. Nel corso dell’avventura incontreremo diversi NPC, negli avamposti, nelle poche città rimaste, o anche semplicemente nel deserto.

Alcuni NPC daranno accesso a missioni secondarie che ci ricompenseranno con energia per potenziare armi, armature e abilità, ma anche con denaro da spendere, in particolare con i Mercanti. Partiamo dalle armature: in Atlas Fallen andremo in giro bardati come dei carri armati, e man mano che accederemo a nuove aree del gioco, ci verranno proposte armature sempre più performanti. Le armature determinano sia le vostre caratteristiche come vitalità, forza e difesa, sia i “Vantaggi“.

Ogni armatura possiede dai due ai quattro livelli di potenziamento, dove ognuno di essi sblocca abilità passive, e consente di ottenere un punto Vantaggio che andrà speso in una determinata tabella. I Vantaggi sono abilità passive che potremo resettare a piacimento e cambiare di volta in volta. Ci sono abilità dedicate all’esplorazione, come ad esempio l’aumento della velocità (temporanea) quando scivolate sulle sabbie, attivabile raccogliendo al volo un fiore, oppure abilità volte al combattimento, come un bonus d’attacco se equipaggeremo un numero di abilità rosse pari a 5.

Le armi a nostra disposizione saranno due (in realtà sono di più, ma per non rovinavi la sorpresa diciamo che di base sono due), ma differentemente dagli altri giochi, in Atlas Fallen userete diverse armi a “comparsa”: di base il vostro eroe appare disarmato e solo quando userete il tasto d’attacco comparirà l’arma che avrete preselezionato. L’ascia farà diversi danni ma caricherà lentamente la barra dell’Impeto, posta sotto alla vostra salute, mentre la Frusta farà meno danno ma vi consentirà di scattare contro il nemico e caricare rapidamente la suddetta barra.

Caricare l’Impeto è fondamentale, perché ad ogni step l’eroe sbloccherà delle abilità attive che utilizzerete come meglio credete. Con l’aumentare dell’Impeto aumenteranno anche velocità e danni che procurerete al nemico. Tuttavia voi stessi sarete più deboli: riceverete più danni dai nemici, sebbene sarete più difficili da colpire grazie alla velocità che l’Impeto vi donerà. Esiste anche una difesa proattiva, chiamata Pelle di Pietra che analogamente a quanto visto in Mortal Shell, vi tramuterà per un breve istante in una statua, e se il nemico vi colpirà in quelle condizioni subirà un malus. I nemici più piccoli verranno storditi dalla vostra difesa, mentre i più grandi, dopo 3 attacchi parati, verranno pietrificati e subiranno enormi danni dai vostri attacchi per qualche attimo.

Sempre in termini di Impeto, una volta raggiunto lo step desiderato, potrete scaricare tutta la potenza della barra in una mossa finale devastante che, oltre a infliggere ingenti danni, potrebbe potenziarvi con dei bonus a seconda delle abilità che avrete inserito nel guanto. Potete equipaggiare un’abilità attiva per ogni step di potenza Impeto del guanto e ben 3 abilità passive per ogni step. Pian piano diventerete delle macchine da guerra. A soccorrervi in termini di salute avrete invece il vostro Idolo: un oggetto che vi rigenererà la i punti vita e che si ricaricherà ad ogni step raggiunto di Impeto.

Boss e nemici in genere saranno il più delle volte immensi e diversi tra loro, con diversi moveset e step differenti. Ci sono differenti nemici enormi, prendendo in esame solo quelli “grandi”, ciascuno con le proprie caratteristiche. Prendiamo ad esempio uno dei primi, chiamato Spaccaossa, una sorta di scorpione con il torso da uomo alto come un palazzo: il boss avrà dai quattro ai cinque elementi corazzati sul suo corpo, e per sconfiggerlo dovremo distruggere ogni elemento per poi danneggiare la sua salute sul serio. Ad ogni perdita dell’armatura il nemico andrà in Ira, effettuando una serie di attacchi micidiali, talvolta imparabili e che dovrete evitare.

Tra le sabbie del tempo

Atlas Fallen è un gioco indubbiamente atipico, derivativo al massimo ma divertente e peculiare: nonostante la miriade di richiami al mondo videoludico moderno e non, questi non vi diranno fastidio né vi annoieranno, anzi è uno dei suoi punti forti, con la capacità di mischiare insieme tanti elementi di successo presi a piene mani da altre produzioni per poi fonderli in maniera coerente.

Vi divertirete senza dubbio nell’esplorazione, alla ricerca di quello che un tempo fu un grande regno ormai sepolto sotto la sabbia. Il senso di scoperta e la maestosità degli elementi scenici dona ad Atlas Fallen un’aria esotica, senza dubbio diversa dal solito, che vi spingerà a volerne di più ad ogni occasione. La quasi totale libertà di movimento nella mappa, la libertà di scelta; le cose che si possono fare sono molteplici, e non strettamente legate al combattimento, un punto decisamente a suo favore.

Il sistema di combattimento è senza dubbio il focus del team di sviluppo. Questo è solido e senza fronzoli, verrete gettati nella mischia senza tanti complimenti e, sebbene nelle prime fasi vi sentirete inferiori a qualsiasi nemico, una volta presa confidenza con i comandi e sbloccata qualche abilità, vi sentirete potenti e in grado di affrontare chiunque con il sorriso. Il combattimento di Atlas Fallen è qualcosa che ricorderemo nel tempo per fluidità e divertimento, questo è fuori da ogni dubbio. È il titolo che non ti aspetti ma che probabilmente amerai nel corso del tempo.

Atlas Fallen
7.5
Voto 7.5
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Di Tiziano Sbrozzi Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.