FromSoftware ci ha insegnato ormai ad apprezzare le loro produzioni Souls, ma prima di queste c’era altro: una delle IP che 20 anni fa colorava le console di molti ragazzi era proprio Armored Core, gioco che è passatoun po’ in sordina – vuoi per il passare di moda dei mecha, vuoi per il successo avuto con Demon’s Souls e Dark Souls – e che ora è pronto a tornare. Tanto differente quanto uguale alle opere che da tempo fanno urlare imprecazioni in tutte le lingue, andiamo a scoprire se questo Armored Core VI: Fires of Rubicon ha il diritto di chiamarsi tale nella nostra recensione.

Sul campo di battaglia…

Il sistema dietro Armored Core VI: Fires of Rubicon è molto semplice: il gioco si divide in due parti, la prima incentrata sulla preparazione del proprio robot con i giusti equipaggiamenti, la seconda con la missione da svolgere. Sebbene tutto questo possa risultare ripetitivo o semplicistico, non lo è: si tratta infatti di un sistema ben rodato che Armored Core VI: Fires of Rubicon prende dai precedenti capitoli, proponendone una versione aggiornata.

Per quanto riguarda la personalizzazione del proprio AC, ne parleremo più avanti, per ora ci soffermeremo sul sistema di gioco. In Armored Core VI: Fires of Rubicon potrete cavalcare il terreno in missioni di vario genere, più differenziate dei precedenti capitoli ma comunque abbastanza lineari. Nonostante questo, sono presenti missioni più complesse e articolate, ma ben diluite per essere gestite nel corso del gioco.

Per accedere, avrete il vostro menu da mercenario da dove selezionare l’obiettivo e procedere con la missione: ognuna di esse vi permetterà di ricevere ricompense, tra cui anche parti per il vostro AC. Ovviamente, sebbene Armored Core abbia visto rilasciare altri capitoli prima di questo (tranquilli, in termini di trama è un fresh start), alcune meccaniche provengono senza dubbio dagli altri titoli che FromSoftware negli anni ha pubblicato.

Per esempio, ora i nemici avranno un livello di stabilità, che potrà essere alzato colpendoli e che ad un certo punto li stordirà, rendendoli più vulnerabili.

… e nella fucina

Se la missione è il momento attivo del gioco, personalizzare il proprio AC è comunque vitale: cambiare le componenti del vostro robot non solo vi permetterà di potenziarlo nel tempo, ma vi darà modo anche di personalizzarlo. Non parliamo di un classico sistema di equipaggiamento, che al massimo aumenta valori statistici: al contrario qui, abbiamo proprio un sistema di personalizzazione.

Per esempio la tipologia delle armi colpirà diversamente i nemici, di fatto portandovi a dover scegliere ogni volta quali usare. Anche le gambe, necessarie per spostarsi, saranno diverse e cambieranno lo stile di movimento del vostro mecha.

Insomma, come nei precedenti capitoli, Armored Core VI: Fires of Rubicon richiede un lavoro di tuning di precisione talmente completo da rendere felice ogni fan dei robottoni.

Se c’è un problema però, purtroppo, è proprio come imparare a fare queste cose: cambiare il vostro robot e affrontare le missioni risulterà inizialmente molto difficile. Persino il tutorial potrebbe darvi problemi, dinamiche che sicuramente provengono dalla ormai standardizzata difficoltà vista nei soulslike (ricordiamo che dietro ad Armored Core VI: Fires of Rubicon c’è il designer di Sekiro).

Basterà però un po’ di pazienza, e avrete modo di prenderci mano e imparare come muovervi sulle varie mappe di gioco, così da poter affrontare le missioni con il giusto equipaggiamento, la giusta tecnica e il giusto stile.

Armored Core è tornato

Armored Core VI: Fires of Rubicon è figlio dei precedenti capitoli, certamente, ma anche dell’evoluzione che FromSoftware ha avuto negli ultimi anni. Per questo è vitale evidenziare come il nuovo AC sia in parte discendente di Dark Souls e Sekiro. Se il primo possiamo notarlo nella narrazione (sicuramente più chiara e meno misteriosa in Fires of Rubicon), sicuramente il peso di Sekiro si sente di più.

Lo notiamo per esempio nell’approccio ai boss: combatterli sarà arduo, ma una chiave di lettura giusta permetterà di finirlo anche con meno potenza e meno skill di quanto necessario.

C’è da dire che il concept rimane comunque fedele ai precedenti capitoli, con mondi distopici gestiti da corporazioni, concept che trova radice nei titoli originali della saga ma che abbiamo tenuto allenato in bocca anche grazie a titoli come Cyberpunk 2077.

Vitale invece evidenziare come il comparto tecnico di Armored Core VI: Fires of Rubicon sia eccezionale: ogni mappa è caratteristica e ogni zona è ben strutturata, il titolo viaggia fluido (lo abbiamo provato su PlayStation 5) e ogni momento è pienamente godibile nonostante a schermo volino proiettili, missili, laser e razzi di ogni genere.

Non meno importante inoltre, la componente online: dopo aver costruito i vostri fantastici robot, pronti ad ogni sfida, potrete testarli sul campo in battaglie 1vs1 e 3vs3, di base una delle modalità che da sempre nel gioco ha fatto impazzire i fan, potendo effettivamente mettere in campo sfide al cardiopalma di ogni genere.

Trial & Error

Interessante comunque l’applicazione che un concetto tipicamente soulslike trovi spazio dentro ad Armored Core VI: Fires of Rubicon, il Trial & Error. La differenza sostanziale tra esso e ad esempio Dark Souls, è che se quest’ultimo richiede una miglioria principalmente dal punto di vista della tecnica di gioco, nel caso di Armored Core invece necessiteremo di migliorie dal punto di vista della personalizzazione del nostro mecha.

Le sfide più ardue richiederanno infatti una rivisitazione del proprio assetto: non sarà impossibile infatti trovarsi davanti alla necessità di cambiare eventuali armi (in Armored Core VI: Fires of Rubicon si può sparare in contemporanea con le varie postazioni armate), o persino scegliere il giusto reattore per gestire l’energia.

Non è da dimenticare, infine, il fatto che Armored Core VI: Fires of Rubicon, come Sekiro, sfrutta molto la verticalità di gioco, cosa che aggiunge un’ulteriore dimensione alle sfide che troverete su Rubicon.

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Armored Core VI: Fires of Rubicon

7.8

Armored Core VI: Fires of Rubicon riporta in auge una IP a lungo dimenticata: complice lo stile che FromSoftware ha affinato grazie alle sue ultime produzioni, il nuovo gioco ruba un po' dai soulslike e da Sekiro, ma propone un'esperienza fedele all'originale e allo stesso tempo abbastanza moderna (ma non troppo), con tutto ciò che serve al proprio posto. Rimane un po' di difficoltà intrinseca che potrebbe fungere da barriera architettonica per i neofiti, ma tutto sommato il gioco propone un game flow divertente.

PRO
  • Personalizzazione dei robot eccezionale
  • Armored Core, di nome e di fatto
  • C'è il multiplayer
CONTRO
  • Forse un po' troppo difficile
  • Non giocatelo per la trama
Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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