Dopo avervi parlato solo poche settimane fa della beta (o demo, che dir si voglia) di Aquanox Deep Descent, abbiamo finalmente messo mano alla versione definitiva dell’ultima fatica di Digital Arrow. L’impressione iniziale è stata decisamente confermata, ma questa positività si è rivelata non è del tutto priva di ombre, con una qualità decisamente altalenante nel corso della campagna. Aqua e la sua affascinante ambientazione stuzzicano senz’altro gli appassionati di fantascienza, ma la produzione soffre di alcuni difetti, piccoli e grandi, che ne inficiano il risultato finale. Ma andiamo con ordine.
In un futuro (non) molto lontano
Nel caso in cui non conosciate l’ambientazione (il che non deve sorprendervi, dato che l’ultimo capitolo è uscito nel 2003), la saga di Aquanox è ambientata in un futuro in cui l’umanità è stata relegata alle profondità oceaniche, unica oasi a malapena vivibile su una Terra ormai devastata da un inverno nucleare. I superstiti si sono quindi arroccati in stazioni minerarie e di ricerca scientifica in fondo al mare, dividendosi rapidamente in fazioni per il controllo delle scarse risorse disponibili e finendo col ripresentare gli stessi conflitti che li hanno costretti ad abbandonare la superficie. Pirateria, regimi totalitari, corse agli armamenti: tutto ciò che ha causato il tracollo della società continua a minare le possibilità di sopravvivenza della nostra bellicosa specie. E mentre gli umani continuano a combattersi, altre minacce si accrescono nell’ombra: i Biont, cyborg invasati uniti in una coscienza collettiva, e la piaga del nanoplancton, pronta a divorare ogni cosa. Non esattamente il mondo in cui vorremmo risvegliarci dopo una criostasi lunga centinaia di anni, privi di memoria e senza il giusto equipaggiamento, giusto? Purtroppo (o per fortuna, chi non ama gli outsider dei post-apocalittici?) vestiremo proprio i panni di un gruppo d’élite di “cryo”, congelati negli ultimi giorni terrestri dell’umanità e con una missione segreta, di cui non hanno più memoria, da compiere. La storia di Aquanox Deep Descent ruoterà proprio attorno a questo misterioso incarico, portandoci a girare gli oceani alla ricerca di risposte e di alleati di comodo. La storia riserva anche qualche colpo di scena (e qualche riferimento ai vecchi episodi) che, nonostante sia abbastanza chiamato, si incastra perfettamente nell’ambientazione e nel corso degli eventi, creando un ritmo sempre più incalzante nelle ultime fasi.
Prima si spara e poi si parla
Non avendo un nostro schieramento, avremo quindi modo di bazzicare tra le varie fazioni in una sequela di missioni che, pur non dandoci alcuna scelta, ci daranno modo tanto di esplorare Aqua quanto di fare la conoscenza dei suoi personaggi. Pirati, scienziati, comandanti militari: la nostra impresa ci porterà a lavorare con e per le più svariate personalità del pianeta, ottenendo risorse, denaro e potenziamenti di varia natura. Purtroppo, nonostante l’ambientazione si presti più che bene a questo genere di dinamiche, non è possibile influire sulle relazioni con le fazioni, né influenzare l’andamento degli eventi. A seconda del luogo in cui ci troveremo, e del punto in cui saremo arrivati con la trama principale, combatteremo per un gruppo o per un altro. Nessuna deriva ruolistica quindi, ma un’impostazione lineare tipica dei classici sparatutto, con una sequela di missioni a cui occasionalmente vengono accostati dei piccoli incarichi secondari. Nel loro insieme, le missioni hanno una varietà ed una qualità molto altalenante, spaziando da banali e ripetuti “vai lì, uccidi X e torna” ad obiettivi più articolati o vari, come il salvataggio di sottomarini dispersi in una rete di grotte o una gara attorno ad una stazione in piena espansione. Nonostante Digital Arrow abbia dimostrato di avere le idee giuste per variare adeguatamente l’azione di gioco, Aquanox Deep Descent tende facilmente alla ripetitività, senza spronare realmente il giocatore fuori dai binari del proprio indicatore di missione. Le eccezioni di qualità sono presenti, ma non sempre sufficienti nell’arco della campagna.
Armarsi di tutto punto
Per combattere tecnopazzoidi, militaristi, pirati e balene mutanti dovremo equipaggiare i nostri sottomarini (o, come vengono chiamati in gioco, DSF) di tutto punto, sfruttando anche le risorse del nemico. Nel corso della nostra avventura subacquea, potremo scegliere tra sei DSF che sbloccheremo progredendo nella storia, ognuno munito di caratteristiche diverse che premieranno diversi approcci al combattimento, completandosi poi con il giusto set di armi. Volete combattere i nemici a corto raggio? Una navetta veloce, armata di Shrapnel e con moduli EMP farà senz’altro al caso vostro. Preferite combattere dalla distanza col massimo danno possibile? Una nave intermedia, munita di armamenti secondari, concluderà il combattimento ancora prima che cominci. L’ordine quasi casuale con cui vengono sbloccati i potenziamenti, d’altra parte, favorisce l’uso di determinate navi a discapito di altre, finendo con l’usare quasi sempre quelle intermedie. In determinati momenti, in pratica, finirete con l’avere una nave intermedia più veloce di quella leggera, oltre che più resistente e offensivamente più capace. Ma non sono solo i power up ad avere una distribuzione “enigmatica” dato che anche le risorse (come denaro e materiali per il crafting) non seguono un andamento preciso. Limitandoci a raccogliere ciò che troveremo lungo il percorso, difficilmente rimarremo senza una risorsa, arrivando spesso a saturare l’inventario. Se a questa sovrabbondanza di risorse uniamo la scarsità di elementi su cui spenderle e la necessità di progredire con la storia per sbloccare i potenziamenti, ecco che accettare un altro lavoro come cacciatori di taglie appare quantomai superfluo nel corso della partita.
Lo sparatutto che non ti aspetti
Arrivati a questo punto, possiamo facilmente immaginare cosa stiate pensando. Come fa Aquanox Deep Descent ad essere un buon gioco nonostante tutti questi difetti? La risposta è decisamente banale, ma non scontata: riguardano aspetti secondari del gioco. Il nucleo del titolo è infatti il combattimento, a cui Digital Arrow ha dedicato decisamente la maggior parte delle attenzioni. Avremo nemici da affrontare a volontà, pronti ad affondarci non appena abbasseremo la guardia. Gli acquanauti più prudenti potranno infatti cavarsela facilmente, giocando d’anticipo dalla distanza e stando sempre attenti ad avere il miglior equipaggiamento possibile. Ma la sconfitta è ad un siluro di distanza e sbagliare setup può avere velocemente esiti fatali. Basta distrarsi per farsi circondare, o scattare nella direzione sbagliata per schiantarsi contro gli scogli. Per non parlare di alcune abilità, come il modulo Carica, degne di un kamikaze. Abbiamo infatti tantissime armi con cui combattere, tra secondarie e primarie, oltre ai moduli che ci permettono di aggiungere delle abilità speciali al nostro veicolo, come scudi extra, esplosioni elettromagnetiche o salve di missili. Il combattimento si dimostra così decisamente vario e ben strutturato, soprattutto ad un livello di difficoltà adeguato, in grado di regalare diverse soddisfazioni nei combattimenti più impegnativi. Comandi alla mano, il sottomarino restituisce davvero la sensazione di essere sott’acqua, con un’inerzia nei movimenti realistica e che non va mai trascurata né esplorando né combattendo, pena enormi danni al nostro veicolo (e un conto salato dal carrozziere).