Anora è un film del 2024 scritto, montato, prodotto e diretto da Sean Baker, che ha come protagonisti i giovani Mikey Madison e Mark Ėjdel’štejn. Oltre loro due, ci sono anche Jurij Borisov, Karren Karagulian, Vache Tovmasyan e Aleksei Serebryakov. Il film è stato proiettato in anteprima allo scorso Festival di Cannes, dove ha ottenuto una standing ovation di 10 minuti, oltre a vincere la Palma D’Oro. Ha anche ottenuto diversi riconoscimenti, come 5 Candidature ai Golden Globe, 7 Candidature ai British Academy Film Awards e 6 Candidature per gli Oscar 2025 (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura e Miglior Montaggio). Anora è poi arrivato nelle sale cinematografiche lo scorso Novembre, e ora in occasione degli Oscar 2025, è stato riproposto in sala dal 20 Febbraio.
La Cenerentola moderna
Anora (Mikey Madison) è una giovane ragazza che lavora come spogliarellista in uno strip club. Un giorno, incontra Vanja (Mark Ėjdel’štejn), il figlio viziato di un noto oligarca russo, e dopo vari rapporti sessuali a pagamento e aver anche trascorso del tempo con lui come sua fidanzata (sempre pagata dal ragazzo), accetta di sposarlo a Las Vegas. Tutto questo sembra una favola, fino a quando i genitori di Vanja vorranno far annullare il matrimonio. Questo darà vita ad una rocambolesca avventura e ad una serie di eventi spiacevoli.
Un film che oltrepassa di gran lunga le aspettative. Sean Baker ha messo veramente il cuore in questo film, e mantiene sempre il suo stile, che consiste nello scavare a fondo a certi contesti e a rompere le ipocrisie. Anora è il suo “film della vita” e si è meritato di gran lunga tutte le candidature che si è preso agli Oscar, e si è portato a casa ben 4 statuette, tra cui quella di Miglior film.
Anora è un film che entra negli ambienti ricchi e in quelli delle spogliarelliste, cercando di umanizzare tutti i presenti e di mostrare chi si nasconde dietro certe maschere nel bene e nel male. C’è chi si fa plagiare dai propri genitori, chi indossa una corazza o chi si ritrova in un ambiente per una motivazione o un’altra. Baker voleva proprio tirare fuori quello che realmente si nasconde dietro certe maschere, e ci riesce perfettamente. Questo per spingere lo spettatore a non giudicare troppo, ma almeno provare a capire i protagonisti.
La sua regia caratterizzata da 35 mm è ben focalizzata su dettagli importanti (pure le scene erotiche sono contestualizzate) ed è accompagnata da un montaggio lineare e da un ritmo oscillante, che passa da una rapidità di alcuni eventi (un paio di questi sono totalmente improvvisati e non lasciano alcun fiato sospeso) alla lentezza di altri (soprattutto, verso la parte finale) per riuscire a raggiungere il suo scopo, nel modo che ritiene più opportuno.
Un insieme di generi che si alternano
Nonostante lo scopo di umanizzazione di Baker, quest’ultimo ha voluto non rendere troppo impegnativa la trama e ha adottato diversi generi, tutti accorpati nello stesso film. Questo per cercare di semplificarla e, allo stesso tempo, far provare diverse emozioni allo spettatore di turno.
La prima parte presenta Anora come una storia moderna di Cenerentola e tutto fa pensare ad un grande sogno o una storia totalmente romantica. La protagonista vede quell’incontro come segno del destino e come appiglio per uscire da quel tunnel, e vivere una vita da sogno, che però verrà distrutta. Ed ecco che la pellicola trasforma totalmente questo sogno fiabesco in una realtà dura e cruda. La favola viene poi ribaltata nella seconda parte, arrivando in una totale rottura di un sogno improvvisa come se ci si fosse ritrovati in un’incidente d’auto improvviso. La protagonista dovrà affrontare le conseguenze per aver varcato la soglia in un mondo che sembrava fantastico ed ecco che la seconda parte trasforma Anora in un road movie e una rocambolesca avventura fatta di continui eventi, ricordando un po’ Una Notte Da Leoni o L’Odissea.
Il film è un po’ una fusione tra questi due, e ha preso spunto anche da un famosissimo film di Federico Fellini: insomma un’osmosi di generi come la commedia, il dramma e il romanticismo. Tuttavia non vuole essere un’opera dolente e disperata, ma un film autenticamente e puramente femminista. Trova lo spazio per essere potente e importante, ed è capace di arrivare a tutte e a tutti. Attraverso gag, lacrime, lustrini e ironia, Anora parla in maniera profonda, emozionante e sincera del mondo in cui si vive, e lo fa con un modus operandi superiore a quello adottato da alcune pellicole pretenziose.
Un buon cast e grandi prestazioni
Oltre ad essere femminista, Anora vuole anche a far provare empatia per alcuni personaggi, soprattutto con la protagonista (interpretata bene da Mikey Madison). Allo stesso tempo, ce ne sono altri che fanno venire “voglia di prenderli a schiaffi”, ad esempio Vanja (Mark Ėjdel’štejn è stato così bravo da far odiare il suo personaggio). Poi, ci sono altri personaggi che rimangono nell’ombra e poi si rivelano tutt’altro, ad esempio Igor.
Anora ha un comparto tecnico incredibile (regia incredibile, fotografia stupenda, montaggio lineare, ecc.), una storia ben scritta che raggiunge bene il suo scopo, e un cast che ha fatto il suo dovere egregiamente. Mikey Madison ha avuto tutto il merito della vittoria agli Oscar, anche se ha ancora molta strada da fare, ma comunque tenendo testa ad attrici del calibro di Demi Moore (candidata per The Substance).
Un elemento che non fa dimenticare la pellicola è il finale, che lascia spazio a una libera interpretazione, ma di cui non vi parleremo per evitare spoiler. Le interpretazioni possono essere diverse, ma per capirlo bisogna scavare a fondo nello stato d’animo della protagonista di quel momento. Sean Baker ha dichiarato di essersi ispirato a Le Notti Di Cabiria di Federico Fellini. Insomma, Anora ha veramente di tutto e può essere una pellicola da vedere e che può portare a varie interpretazioni, ma non si può discutere sul fatto che sia un film ben girato.