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Aliens: Dark Descent – Recensione, gli Xenomorfi non spaventano più

Lo spazio torna a farsi sentire col suo silenzio con il gioco di Tindalos Interactive, Aliens: Dark Descent, edito da Focus Entertainment. Ritorniamo in quell’universo fantascientifico costruito anni e anni fa nel mondo del cinema con il film dell’omonima serie, un mondo che non ha avuto lo stesso successo negli ultimi anni, e che rende palpabile il rischio che nel gioco si viva la stessa situazione. Nello spazio nessuno può sentirti urlare, in questa recensione nemmeno.

Protocollo Cerbero

Sulla Weyland-Yutani, una nave madre della corporazione che porta lo stesso nome, viene consegnato un pacco sospetto. Il vice-comandate Maeko Hayes è incaricata di capirne il contenuto e mentre si dirige verso la stiva di carico, si rende immediatamente conto che qualcosa non va: nel corso del suo spostamento tra un ponte e l’altro della nave, trova cadaveri e personale dell’equipaggio in condizioni critiche, oltre all’assenza di luce nella zona.

Imbracciando una torcia, Maeko cerca di far luce sulla questione, rendendosi conto che “qualcosa” si trova nella stiva. Fuggita da una situazione in cui si sentiva a disagio, Maeko si dirige dal capitano della nave, in tempo per vedere il ponte di comando invaso da esseri con otto zampe che finiscono in faccia ai malcapitati membri della sala (dei Facehugger, per i più esperti del mondo di Alien).

La donna si trova costretta ad una folle corsa verso il computer che controlla le comunicazioni con le altre tre navi, che confermano una situazione simile a quella che sta avvenendo sulla Weyland-Yutani. A quel punto, nonostante il peso della scelta che deve compiere, la donna decide di far esplodere le tre navi, prima che l’alieno di cui si parla si diffonda come un morbo.

Dopo aver distrutto tutto, uno Xenomorfo si presenta davanti a Maeko, che lo colpisce con la pistola ma senza riuscire ad infliggergli alcuna ferita. Inizia quindi la battaglia della donna contro un nemico infinitamente più forte di lei. Tolto l’incipit classico della storia, Aliens: Dark Descent, non ha molto altro da aggiungere, rivelandosi come una storia pretestuale per metterci contro gli alieni che tanto apprezziamo. Nel corso della storia incontrerete diversi NPC che potrebbero trasformarsi in utili armi di gioco, se ben sfruttati.

Un team tattico

Aliens: Dark Descent è un titolo action di stampo strategico, dove il giocatore sarà il capitano di un gruppo di Colonial Marines, che si muoveranno in tempo reale nel corso della missione. La morte di un membro del gruppo è tuttavia permanente, per cui le scelte che farete saranno importantissime, e aggiungiamoci anche che gli Xenomorfi impareranno a combattervi, rendendo ancora più difficile averci a che fare.

Al pari di come la morte è permanente, lo saranno anche le vostre azioni sull’ambiente circostante, per cui quando istituirete una zona sicura in un determinato punto della nave, questa resterà tale, fungendo da campo base. Nel campo potrete equipaggiare i membri della squadra che avranno diverse specializzazioni: ci saranno ufficiali in grado di sistemare congegni elettrici, aprire o bloccare porte, cecchini addestrati, medici e artiglieri. Sta a voi scegliere con chi fare squadra, e in quale occasione scegliere chi muovere da un punto ad un altro.

Ogni membro della squadra possiede poi un proprio livello di esperienza che salirà man mano che questo completerà missioni e obbiettivi: aumentando le capacità intrinseche dell’eroe di turno, sbloccherete abilità specifiche, oltre alla possibilità di imbracciare armi più potenti rispetto a quelle tradizionali. Ci sono anche armi leggendarie che potranno essere sbloccate trovandole o costruendole grazie alle abilità speciali degli eroi.

Il combattimento avviene in tempo reale, per cui non stupitevi se mandando in avanscoperta qualche membro del gruppo, questi inizierà a sparare all’impazzata verso il nemico. nonostante abbiate a disposizione una mappa con nutriti dettagli, finché non passerete in un determinato corridoio, tutto apparirà buio dalla visuale isometrica che avete a disposizione.

È possibile far correre i membri del party, ma questo produrrà maggiore rumore e gli Aliens che avrete intorno potrebbero sentirvi ed attaccarvi: per capire a che punto è la loro soglia di sensibilità una linea che passerà dal verde al giallo, per finire con il rosso, vi indicherà la situazione.

Esistono diversi punti in cui ripararvi, evidenziati da quadrati verdi che possono offrire un rifugio in termini di copertura tattica oppure, veri e propri nascondigli nei quali il nemico non vi vedrà, che di conseguenza lo esporrà alle vostre imboscate.

In Aliens: Dark Descent è possibile aprire varchi e creare scorciatoie sulla nave, proprio per via di quelle interazioni permanenti citate: sta a voi scegliere come procedere in tal senso.

Spazio e scelte

Aliens: Dark Descent è ben lungi dall’essere un titolo perfetto: nel gioco non è possibile saltare i filmati “brevi”: i filmati principali della storia del gioco sono di fatto evitabili con la pressione della barra spaziatrice, invece eventuali incontri brevi con NPC, che scaturiscono in diverse battute di dialogo, non saranno saltabili. Nel caso vogliate giocare nuovamente una sezione di gioco o un’intera avventura, dovrete rivederli più volte.

Altro difetto del gioco risiede nella “perdita di tempo” che causa al giocatore che, sebbene abbia già cliccato verso l’obbiettivo, dovrà cliccare una seconda volta su un tasto azione per concludere.

Facciamo un esempio pratico: se il nostro obbiettivo è trovare un’arma o una chiave d’accesso su un cadavere, dovremo cliccare sui cadavere, cliccare ancora per far muovere il nostro eroe verso il corpo, cliccare poi su un messaggio che comparirà con la scritte “cerca la pistola/chiave d’accesso” e attendere ancora il caricamento di una barra che simula la ricerca.

Se tutto questo avesse un senso in termini di suspance, ad esempio la possibilità di essere attaccati da uno Xenomorfo mentre cercate, sarebbe stato anche comprensibile, ma nel corso della nostra esperienza abbiamo notato che tutto questo era solo un modo per allungare il brodo, facendo di fatto perdere tempo e basta.

Aliens: Dark Descent non brilla nemmeno graficamente parlando: effetti come luci e fuoco sono ben gestiti ma il resto lascia alquanto a desiderare, con ombre che non si muovono alla perfezione o che a volte risultano assenti mentre l’interno della nave appare spoglio e volutamente lasciato al caso.

La sensazione generale è che Aliens: Dark Descent cerchi di distinguersi rispetto a titoli simili, introducendo anche nuovi Aliens mai visti nel franchise, ma che di fatto non arrivi al suo obbiettivo, risultando un mix di giochi ed esperienze già viste con una componente “frustrazione” avanzata.

Poteva dare di più, essere un titolo più coerente con se stesso ma sfortunatamente così non è stato ed al pari degli ultimi exploit al cinema, verrà dimenticato anche lui.

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Aliens: Dark Descent 

6

Aliens: Dark Descent prova a far fare un salto di qualità al brand, introducendo in un contesto videoludico Xenomorfi mai visti, e provando ad instillare la paura nel giocatore con atmosfere buie e intriganti. Sfortunatamente non riesce nel suo intento: i tempi sono cambiati e, detto francamente, un Alien non spaventa nessuno, ma fa venire la voglia di imbracciare un fucile e colpirlo. La morte permanente dei membri del gruppo o il creare scorciatoie sulla mappa, sono scelte interessanti, ma che crollano di fronte a delle perdite di tempo che il gioco sembra creare volontariamente. Un titolo per chi è davvero un appassionato del brand.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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