Alien: Blackout – Recensione dell’inquietante mobile game di D3 Go!

Giacomo Zanoni
Di Giacomo Zanoni Recensioni Lettura da 7 minuti
6.5
Alien: Blackout

Molti giocatori erano rimasti delusi quando, qualche settimana fa, D3 Go! e FoxNext Games avevano annunciato che Alien: Blackout non sarebbe approdato sulle console domestiche, trattandosi invece di un titolo mobile. Dal 24 gennaio il gioco è disponibile per i dispositivi Android e iOS, ma avendolo provato siamo rimasti sorpresi dalle emozioni che un gioco tanto essenziale nelle sue meccaniche di base ci ha potuto regalare. Alien: Blackout

Lo xenomorfo è tornato

La trama del gioco è semplice e ricalca quelle dei film da cui è tratto. Collocato cronologicamente tra Alien: Isolation e Aliens: Scontro Finale, Blackout ci riporta nei panni di Amanda Ripley, unica superstite della stazione spaziale Weyland-Yutani, ovviamente a causa di uno xenomorfo che ha ucciso tutti tranne la protagonista. Nella breve sequenza animata che fa da apertura alla nostra avventura, vediamo un’astronave attraccare sulla Weyland-Yutani. L’equipaggio composto da quattro persone sbarca sulla stazione e dal quel momento in poi la loro vita sarà nelle mani di Amanda. Alien: Blackout

Saremo noi a ricoprire il ruolo di Ripley, nascosta nei cunicoli di areazione della stazione:  il nostro compito sarà di suggerire all’equipaggio il percorso da seguire, per metterli in salvo. Per riuscirci dovremo fare buon uso dell’esigua scorta di energia a nostra disposizione, per comandare apertura e chiusura delle porte, azionare i sensori di movimento (utili per localizzare lo xenomorfo) e accedere al sistema di video sorveglianza delle telecamere. Ovviamente la nostra attenzione sarà focalizzata nell’individuare l’alieno ma la creatura, per nostra sfortuna, è estremamente astuta e potrà sorprenderci in ogni istante sbucando all’improvviso: gli sviluppatori di Alien: Blackout hanno infatti predisposto che le azioni del mostro siano del tutto casuali, con il risultato che ogni partita è diversa dalla precedente, aumentando così la longevità del titolo. Alien: Blackout

Aprite bene le orecchie

I sistemi tecnologici non sono la nostra unica difesa. Lo strumento più importante a cui dovremo ricorrere durante l’esperienza horror di D3 Go! è il nostro udito. Non basterà sorvegliare visivamente le stanze, ma sarà essenziale (e vitale) riconoscere i rumori prodotti dall’alieno in movimento. Ad esempio, quando la creatura si muove nei cunicoli d’areazione, non è visibile sulla mappa, ma produce un rumore metallico di passi, che presto inizieremo a temere. Se lo xenomorfo ci individuerà correrà verso di noi e dovremo essere rapidi nel chiudere l’accesso al nostro nascondiglio per non essere divorati. Oppure potremo essere messi in guardia dal respiro affannato e dalle urla del nostro equipaggio che cerca (spesso invano) di fuggire dall’alieno. Alien: Blackout

Ad aumentare la tensione, Alien: Blackout offre un comparto sonoro davvero ragguardevole, sia nel doppiaggio che nei rumori di sottofondo. Abbiamo apprezzato maggiormente questo aspetto utilizzando un paio di cuffie stereo (indispensabili se giochiamo fuori casa), ottimo strumento per raggiungere un più alto livello di immedesimazione con i personaggi e le loro esplorazioni. Anche la colonna sonora (nonostante non vanti delle tracce memorabili) si inserisce alla perfezione nel gioco, creando e aumentando considerevolmente la tensione. È proprio la tensione a dare ritmo al gioco, in particolare per via dell’alta difficoltà dei livelli unita al timer di 8 minuti a nostra disposizione per arrivare a completare lo schema, prima che l’energia elettrica si esaurisca completamente.

Angoscia e tensione… “stilizzate”

Piacevole anche la realizzazione artistica, che tiene ben conto dei design visti nei film, sia nei disegni e nelle movenze dello xenomorfo, che nelle strutture della stazione spaziale che fa da sfondo a questa avventura horror. Il comparto grafico in Blackout, seppur ben fatto, mantiene comunque una linea semplice, concentrando l’attenzione e le azioni del giocatore sulla mappa stilizzata della base spaziale, più che sulle immagini delle telecamere.  Unica nota dolente, unitamente alla breve durata del gioco (abbiamo in tutto 7 livelli da superare) è la scarsa varietà di interazioni che possiamo eseguire, di conseguenza è facile avere la sensazione di non poter far altro che assistere come spettatori alle azioni dell’equipaggio. Ma anche questo aspetto può forse volgere in favore del gioco, poiché aumenta il senso di inquietudine e impotenza nei confronti del mostro e della sorte del nostro equipaggio. Alien: Blackout

Alien: Blackout si è rivelato una piacevole sorpresa, nonostante (o forse proprio a causa di questo) abbia dovuto fare i conti con le aspettative deluse di un nuovo titolo per console. Per 5,49 € (un po’ troppo per i soli sette livelli che compongono l’avventura) il divertimento è comunque assicurato. Per il momento non sono previsti acquisti in app (e dalle dichiarazioni degli sviluppatori pare non ne siano previsti nemmeno per il futuro) e il gioco in vendita è già completo. L’assenza totale di pubblicità o banner assicura un’esperienza continuativa, senza interruzioni a spezzare la tensione crescente, ma non giustifica pienamente il costo del gioco. Da non sottovalutare il consumo della batteria da parte dell’applicazione non particolarmente eccessivo, il che permette di dedicarsi a sessioni di gioco più lunghe. Alien: Blackout

Insomma, per essere un titolo mobile Alien: Blackout è un videogioco valido, in grado di tenere sulle corde il giocatore, fino a regalargli degli spaventi degni dei film horror da cui è tratto. Peccato per il costo un po’ troppo esagerato se proporzionato all’offerta, ma l’imprevedibilità e la casualità delle azioni del nostro avversario garantiscono un’alta rigiocabilità che non deluderà i fan della serie.

Alien: Blackout
6.5
Voto 6.5
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Videogiocatore dall'età di cinque anni, passo le giornate a leggere fumetti e libri, a volte mi cimento nella scrittura. Adoro i giochi di ruolo e qualsiasi altra cosa in grado di narrarmi storie e farmi viaggiare stando comodamente seduto.