Activision Blizzard: dipendente suicidata, la famiglia denuncia l’azienda

La famiglia di Kerry Moyniahn, dipendente presso Activision Blizzard, che si è suicidata nel 2017, ha accusato l'azienda di molestie sessuali.

Martina Lembo
Di Martina Lembo - Contributor News Lettura da 3 minuti

I guai non sembrano avere fine per Activision Blizzard, poiché è arrivata la denuncia da parte della famiglia di una dipendente, la quale si era tristemente suicidata nel 2017.

Questa storia coinvolge segnalazioni di molestie sessuali e abusi. Activision Blizzard è da tempo nel mirino dell’opinione pubblica in seguito a diverse accuse da parte delle sue dipendenti, che hanno descritto un ambiente di lavoro dove domina la disparità tra sessi, e dove le donne subiscono abusi e molestie, anche se in stato di gravidanza.

Le denunce si sono susseguite senza tregua, coinvolgendo persino il CEO Bobby Kotick e portando l’azienda a doverne rispondere. Activision Blizzard, nel corso degli scorsi mesi, ha dovuto reagire in seguito alle accuse che sono piovute sulla sua testa, e decine di dipendenti sono stati licenziati per aver perpetrato abusi e molestie sulle lavoratrici.

Ora, tuttavia, l’azienda dovrà far fronte a un’altra, gravissima denuncia. La famiglia di Kerri Moynihan, ex manager delle finanze proprio presso Activision Blizzard, ha avviato una causa in seguito alla sua morte. La donna si è suicidata nel 2017, ed è stata trovata morta durante un ritiro dall’azienda.

Activision Blizzard

La famiglia della vittima afferma che le molestie sessuale subite mentre lavorava per l’azienda sono state un fattore significativo nello spingerla a compiere il gesto estremo di togliersi la vita. Il suicidio è avvenuto dopo la diffusione di alcune sue immagini di nudo, pubblicate dai colleghi maschi.

Nella causa ufficiale del Dipartimento per le pari opportunità della California, che per la prima volta ha menzionato l’incidente, uno dei dipendenti e colleghi di Kerri è stato accusato di aver contribuito alle molestie sessuali portando con sé alcuni sex toys durante il viaggio aziendale.

Oltre a queste accuse, già molto pesanti, i genitori della donna hanno accusato Greg Restituito, che è stato il suo capo, di aver mentito agli investigatori del dipartimento di Anaheim sulla natura del suo rapporto con Kerri Moyniahn. Secondo i genitori, l’uomo ha avuto una relazione sessuale con la figlia, che ha tentato in tutti i modi di nascondere dopo la morte di lei.

Inoltre, dopo il suicidio di Kerri, Activision Blizzard si sarebbe rifiutata di consegnare il suo laptop agli investigatori e ne ha fatto scomparire lo smartphone, impedendo anche di controllare quello di Restituito. L’azienda ha criticato il Dipartimento per le pari opportunità della California per aver menzionato il suicidio di Kerri, affermando che il gesto della donna non aveva nessun legame con il suo lavoro.

Activision Blizzard al momento ha rifiutato di rispondere alle accuse della famiglia della donna che si è suicidata, e un portavoce dell’azienda ha rilasciato una dichiarazione affermando che sono tutti profondamente addolorati per la sua morte, ma senza ulteriori commenti.

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Contributor
Cresciuta a pane e videogiochi, la sua passione per il mondo videoludico è nata negli anni '90 e si è sviluppata, un pixel dopo l'altro, a partire dalla sua prima cartuccia, Pokémon Giallo (che tutt'ora custodisce gelosamente). Laureata in Fisica e specializzata in Tecnologie Avanzate, è una lettrice accanita, adoratrice del MCU, divoratrice di film anni '80, amante dei giochi di ruolo e da tavolo, e cosplayer occasionale. Non resiste al fascino del vintage. Potrebbe capitarvi di vederla setacciare il web alla ricerca di cartucce originali per Atari 2600.