A Different Man Recensione, quando nulla cambia davvero ciò che sei

A Different Man è quel film capace di restarti dentro anche quando vorresti dimenticarlo: perché fa male guardarsi allo specchio più del necessario. La recensione.

Tiziano Sbrozzi
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Tiziano Sbrozzi
Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona...
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Recensioni
Lettura da 7 minuti
8 Ottimo
A Different Man

A Different Man è l’ultimo lavoro di Aaron Schimberg (già regista di Chained of Life nel 2019), interpretato da Sebastian Stan (il Soldato d’Inverno nei film del Marvel Cinematic Universe) e Adam Pearson (conduttore e attore britannico), nel quale Stan interpreta un personaggio controverso e decisamente atipico: un uomo affetto da neurofibromatosi di tipo 1 ovvero, una malattia che causa tumori della pelle non cancerogeni, in grado di deformare il volto della persona che affligge. Interessante pensare che l’attore che accompagna Stan, Adam Pearson, sia di fatto affetto da questa patologia ma (come scopriremo in questa recensione) non sembra saperlo, e ci presenta il suo personaggio Oswald come brillante e geniale, rispetto al dimesso e introverso Edward di Stan.

Sebastian Stan nel ruolo di Edward

Malinconia del vivere

Edward è un uomo affetto da neurofibromatosi di tipo 1, una condizione che porta il suo volto ad essere sfigurato, deforme per la verità, e che vive una vita grama, triste e profondamente infelice. Edward lavora, ha relazioni sociali sebbene siano al minimo sindacale, nel senso che il più delle persone tende a schivarlo o ignorarlo. Per Edward è difficile farsi degli amici nel senso stretto del termine ma tutto cambia quando, nel suo palazzo, si traferisce Ingrid: una ragazza bella e simpatica che non sembra essere spaventata o delusa dall’aspetto di Edward.

È logico immaginarsi che per Edward l’amicizia con Ingrid significhi qualcosa di più, ma sfortunatamente per lei non è così, cosa che porta il nostro protagonista in una spirale discendente sempre più cupa, accompagnato da una colonna sonora blues davvero malinconica. Sull’orlo della disperazione, Edward decide di iscriversi ad un programma sperimentale per “curare” la sua patologia, convinto che qualora avesse risolto questo suo problema, la vita gli avrebbe sorriso. Di fatto Edward si libera della pelle in esubero e ne esce una persona nuova. Che sia migliore o peggiore lo lasceremo decidere a voi.

In questo scenario, il regista Aaron Schimberg, dipinge la Grande Mela (New York) come sporca, trasandata ed in generale menefreghista dei problemi di chi la abita: tutti sembrano perseguire solo i loro interessi e se, come nel caso di Edward, qualcuno è diverso (in senso patologico in questo caso), anziché essere aiutato viene masticato sotto i denti della derisione, per poi essere risputato sul marciapiede, conscio del fatto che l’umanità e il cuore hanno lasciato questo luogo.

Certo, se sei figo e di successo, la New York di Schimberg ti abbraccia e ti coccola: in questo caso troverai colleghi festanti, donne disponibili, e servizi di ogni genere alla portata della tua mano. Niente è impossibile se sei bello e divertente nel mondo di Edward, ma se per sbaglio sei come lui… beh, lasciatelo dire, potresti essere ad un passo dal suicidio ad ogni momento.

I tre protagonisti in un momento di riflessione durante una scena

Essere diverso

Come sappiamo, Sebastian Stan, ha vinto il più recente Golden Globe per l’interpretazione in A Different Man, e possiamo solo dire che il premio è del tutto meritato: è stato capacissimo di trasformarsi più e più volte all’interno della stessa pellicola, mostrandoci fragilità, ansie e dubbi che attanagliano il suo personaggio per poi portarci sulle vette della ribalta, quando risolve il suo problema, e poi farci risprofondare in un delirio di insoddisfazione cronica e sindrome dell’impostore in maniera eccellente.

Renate Reinsve, che da corpo e voce a Ingrid, è un personaggio in netto contrasto con quello di Edward: l’ex-modella norvegese si presenta ovviamente al meglio, facendoci vivere una ragazza dapprima frivola e divertente che poi si rivela come una vedova nera, capace non solo di divorare gli uomini da dentro (inserendo abilmente delle “istruzioni per l’uso” proprio per lavarsi la coscienza) ma anche di essere cinica, fredda e spietata nel perseguimento della sua realizzazione di vita.

E Oswald? Come si inserisce in questo contesto? Ebbene, Adam Pearson è geniale: non solo è probabilmente quanto di più anticonformistico c’è stato nel mondo del cinema degli ultimi 5 anni, ma è un vero uragano, una critica fortissima, costante e imprescindibile a tutta la società odierna. La critica che smuove Pearson è introspettiva, silente in un certo senso ma spiattellata davanti agli occhi dello spettatore che si stupirà di come lui gestisce la sua patologia e di come, per quanto improbabile, ad un certo punto quelli “problematici” sembrano gli altri e non lui stesso.

Edward in una scena del film

Cambiare pelle non significa nulla

Di fatto A Different Man è un film molto controverso, geniale, duro e freddo. È uno di quei film che sono capaci di restarti dentro, che devi digerire col tempo, magari non ci penserai tutto il giorno, ma t’accorgerai che lo stai “vivendo” nel tuo quotidiano in molteplici occasioni. Viene da domandarsi se, in fondo, non siamo tutti un po’ quella New York egoista di cui sopra, e se non ci sia davvero un pizzico di Edward in tutti noi.

Il film poteva cadere nella retorica più becera, e invece ha dei risvolti davvero introspettivi, che non sono palesi come ci si aspetterebbe: il regista ci costringe all’introspezione, a vivere un sentimento lugubre come la vita di Edward che per la prima metà del film è “sottile, come il burro spalmato su troppo pane” e poi ci porta tra le vette più alte del successo. Non c’è nulla di più effimero della felicità facile che si ottiene con una menzogna però, e questo Edward ce lo insegnerà pagandolo caro.

A Different Man è un film che dovreste vedere, è l’amaro della medicina, che ti infastidisce ma sai che ti farà del bene. Tutto è costruito per permetterci di fare i conti con la coscienza di ognuno di noi, consci del fatto che, ogni tanto guardarsi dentro, conviene.

A Different Man
Ottimo 8
Voto 8
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.