The Equalizer 3 Senza tregua – Recensione di una chiusura senza motivo

The Equalizer 3 - Senza tregua è un film fuori tempo massimo, una pellicola che viene da chiedersi se non fosse stato meglio evitare.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
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The Equalizer 3 - Senza tregua

Denzel Washington torna nei panni di Robert McCall per la terza volta, e con lui alla regia l’immancabile Antoine Fuqua, che conosce benissimo il personaggio e la trama di questa storia, che si dipana ormai nel corso di 3 lungometraggi. The Equalizer nacque un po’ per gioco, esordendo al cinema con un primo film davvero niente male, una sorta di giustiziere alla fine della sua carriera. All’epoca “ci stava” alla grande ma, come si dice, il tempo passa, e Denzel Washington non è più così giovane. Per questo motivo il film, The Equalizer 3 – Senza tregua è abbastanza sottotono, ecco la nostra recensione.

Trovare la pace

Robert McCall è di nuovo sulle tracce di chi ha preso qualcosa che non gli appartiene ed è intenzionato a fare la cosa giusta, a mettere le cose in chiaro ed “equilibrare” la bilancia della giustizia. Il suo viaggio lo porta in Italia, in Sicilia per l’esattezza. Dopo aver preso quanto gli spettava, l’uomo si ritrova con un colpo di lupara nella schiena e, in stato confusionale, riesce a prendere un traghetto che lo porta sulle coste vicino Napoli, un paese di fantasia chiamato Altamonte.

Qui l’ex-sicario del governo si ritrova nel letto di un vecchio dottore, Enzo (Remo Girone), che lo aiuta a rimettersi in sesto. Robert si innamora perdutamente di Altamonte: delle sue strade, delle persone e dello stile di vita italiano, ma come sempre il passato lo rincorre, e quando trova i primi accenni di malavita, riemerge l’assassino che è in lui.

The Equalizer 3 – Senza tregua è un film che comunica molto con i colori: da un lato si fa acceso e brillante quando Robert McCall si sente felice, mentre si tinge di nero, blu e rosso quando torna ad essere il maledetto assassino che vorrebbe abiurare da sé stesso. Dal punto di vista tecnico, film non ha particolari problematiche, le inquadrature sono sempre giuste e le scene d’azione – per quanto non a livello John Wick – sono pulite e facilmente comprensibili.

Uomo Cattivo

Denzel Washington ci mostra un Robert McCall (in questo frangente si fa chiamare all’italiana, Roberto) alla fine della sua vita lavorativa, quando finalmente pare aver trovato la pace che tanto rincorreva: l’ex-assassino però si ritrova invischiato in qualcosa che non voleva, ed ecco arrivare Dakota Fanning, nei panni dell’agente della C.I.A. Emma Collins, che indaga sul passato di Robert, del quale però pare non vi sia traccia, al punto che la ragazza lo definisce un “fantasma”.

Ancora una volta insieme davanti alla telecamera, Denzel e Dakota: certo di acqua sotto i ponti ne è passata, quando il primo dei due interpretava un altro assassino in cerca di pace ne Man on Fire, mentre lei era in un certo senso la ragazzina da salvare, l’anima bianca che salva l’uomo dall’inferno che si è creato.

The Equalizer 3 – Senza tregua rappresenta una sorta di diploma di laurea per l’attrice, visto che è l’ultimo lavoro per Denzel Washington sulla serie, e sembra come se l’attore abbia voluto dare il suo saluto a quella bambina che si è fatta donna ed è in grado di vivere la sua esperienza da sola.

Antagonista della serie è la Camorra napoletana, incarnata da Salvatore Ruocco, capo delle cinque famiglie che imperversano sulle strade della città, dominando tutto e tutti senza dare respiro a nessuno. L’associazione criminale viene dipinta nel più stereotipato modo che ci possa essere, con personaggi ricchi di tatuaggi con teschi, scritte in gotico e, non ultime, case ricche di affreschi sacri, statue e perfino una busto di Benito Mussolini messo in bella mostra in salotto. Non mancano crocifissi di ogni tipo e fattura, posti qua e là, su collane gioielli, mentre i signori del crimine uccidono e spacciano come nulla fosse.

Uomo Buono

In The Equalizer 3 – Senza tregua risuona la domanda che viene posta da Enzo a Roberto: «ho salvato un uomo buono o un uomo cattivo?». Sebbene il nostro protagonista non sappia cosa rispondere, a farlo ci pensa lo stesso Enzo (ma non vi sveleremo cosa gli dice). Il film soffre dell’età del suo protagonista, completamente irrealistico nelle scene di combattimento, un uomo con quella condizione fisica per quanto ricco di esperienza non potrebbe mai fare le cose che fa Roberto. Inoltre in molte scene si ottiene un effetto Batman: l’eroe sembra muoversi nell’ombra come il famoso protagonista dei fumetti, compare e scompare a suo piacimento e, in meno di sei secondi, è in grado di sconfiggere a mani nude otto uomini armati.

Siamo in un film d’azione, questo è chiaro, ma il problema è che l’azione la compie un sessantenne fuori forma lontanissimo da ciò che ci si aspetta. Per altro Roberto compie anche delle azioni di forza davvero straordinarie che farebbero impallidire un sollevatore di pesi allenato, figuriamoci un uomo come lui.

La sospensione dell’incredulità viene meno, peccato perché il messaggio di fondo del film è anche “simpatico”, ma la resa a schermo è a volte davvero ridicola, con tanto di persone che denunciano i loro omicidi, una camorra scialba che si permette una violenza insensata e una criminalità becera, da fumetto americano di serie B.

The Equalizer 3 - Senza tregua
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Voto 4
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.