Una Semplice Domanda – Recensione, Cattelan sbarca su Netflix

Ecco a voi la nostra recensione di Alessandro Cattelan: Una semplice domanda, una breve serie che racconta le vicende del noto conduttore tv.

Leonardo Mesce
Di Leonardo Mesce Recensioni Lettura da 7 minuti
7.5
Alessandro Cattelan: Una semplice domanda

Il volto di Alessandro Cattelan oramai è abbastanza noto a una buona fetta di pubblico, la sua bravura come conduttore è stata ampiamente dimostrata, sia nel periodo in cui presentava X-Factor, che in quello in cui aveva il suo programma EPCC (E Poi C’è Cattelan). Dopo il suo debutto in casa Rai con Da Grande, è ormai palese che il quarant’enne piemontese si voglia mettere in gioco, volendo dimostrare di saper fare mille altre cose ancora, e lo si può notare anche da questa sua nuova serie che ha creato. In questa recensione infatti vi parleremo di Alessandro Cattelan: Una semplice domanda, un nuovo esperimento, una docu-serie che vuole provare a rispondere ad un quesito banale ma allo stesso tempo estremamente complesso: come si fa ad essere felici?

Un incipit semplice, una ricerca difficile

Il tutto ha inizio con la figlia più grande di Cattelan che gli pone una domanda estremamente importante, “Papà, come si fa ad essere felici?”. Il conduttore rimane un po’ spiazzato dal quesito, soprattutto dal momento che è stato posto da quella che è poco più di una bambina, e dopo averci riflettuto un attimo, capisce di non avere una risposta effettiva. Decide quindi di mettersi in viaggio, non si può dare certo per vinto, e nonostante possa risultare difficile e sia quasi impossibile riuscire ad avere una risposta certa, lui deve almeno provarci, deve fare uno sforzo per provare a rispondere alla figlia.

Alessandro Cattelan: Una semplice domanda

Parte così la serie e il pellegrinaggio di Alessandro, viaggio che non lo porterà soltanto in luoghi interessanti ed affascinanti di tutta la penisola italiana, ma in cui sarà accompagnato da tanti volti noti, ognuno capace di dire la sua sull’argomento e di aggiungere un tassello all’esperienza generale che l’autore cerca di trovare. Il tutto come suo solito condito da umorismo e citazioni tipiche del personaggio di Cattelan, e che lo hanno contraddistinto in tutti i suoi anni di carriera. Il cambio di piattaforma infatti non ha minimamente intaccato la personalità ed il modo di porsi del conduttore, che anche su Netflix – ci teniamo a dire in sede di recensione – con Una Semplice Domanda mantiene sostanzialmente il suo stesso modo di fare classico.

Un barattolo con tanti pezzi di vita

Se da una parte è positivo che il protagonista sia sempre lo stesso che abbiamo imparato a conoscere, dall’altra, peró, questo risulta forse un po’ troppo “appariscente”, sempre al centro dell’attenzione talvolta oscurando i vari ospiti. Infatti se per quanto riguarda la conduzione di uno show questo modo di porsi va abbastanza bene, per quanto riguarda una docu-serie che tratta di tematiche così importanti e talvolta delicate, forse risulta un po’ eccessivo. Arrivando a far storcere il naso in alcuni frangenti in cui poteva magari dire una battuta di meno e lasciare che l’ultima frase in una scena l’avesse l’ospite in questione.

Alessandro Cattelan: Una semplice domanda

Alla fine questa peró risulta soltanto come una sbavatura in quello che è un progetto interessante e realizzato molto bene. I vari ospiti – tra cui ci sono nomi importanti come Paolo Sorrentino, oppure famosi nel panorama italiano come Elio o Roberto Baggio – infatti hanno saputo “reggere” il tempo di Cattelan e hanno portato tutti quanti un ottimo spunto di riflessione sull’argomento cardine della serie. Insomma ogni ospite è riuscito ogni volta a far guardare il tema della felicità da un punto di vista differente, e permettendo anche allo spettatore di interrogarsi su nodi cardine della questione e di poter trarre le proprie conclusioni.

Il tutto condito molto bene

E se il contenuto di Alessandro Cattelan: Una semplice domanda risulta molto piacevole da guardare e interessante grazie alle tematiche complesse e all’ironia che riesce sempre a non appesantire troppo il prodotto, in questa recensione vogliamo sottolineare come il lato tecnico non sia da meno e riesca a condire tutto alla perfezione. La fotografia infatti è uno dei punti forti di questa docu-serie, riuscendo a regalare a ogni puntata degli scorci mozzafiato, quasi da cartolina o da usare come wallpaper del desktop, unendosi oltretutto perfettamente con la regia. Grazie all’aiuto del drone infatti si vengono a creare delle scene davvero belle, che aiutano molto durante la visione ad avere un momento di break, e a riflettere su quello che è stato appena detto.

Alessandro Cattelan: Una semplice domanda

Pensieri finali

Diamo quindi una conclusione a questa recensione: Alessandro Cattelan: Una semplice domanda è una serie davvero interessante e piacevole da guardare. Il viaggio percorso dall’autore alla ricerca della felicità e al senso di quest’ultima riesce a portare effettivamente a un arricchimento, seppur magari non esagerato, del bagaglio di vita di ognuno degli spettatori. Nonostante l’importanza del tema trattato e delle sue sfaccettature (amore, religione, malattia, etc…) alle volte non sembra essere affrontato con sufficiente serietà viste le numerose battute e sketch fatti dal presentatore, questo non è del tutto vero.

 

Cattelan è riuscito infatti a cimentarsi in qualcosa di molto diverso dal suo solito, mantenendo però il suo classico carisma e modo di fare, confezionando inoltre un ottimo prodotto adatto un po’ a tutti. Nonostante questo tipo di serie non sia tra le più originali o rivoluzionarie, la semplicità con cui è stata creata e messa in scena la rendono molto gradevole, e ne consigliamo la visione a tutti. Se invece foste interessati ad una serie un po’ diversa e più cinematografica – sempre di casa Netflix – ma che ci ha lasciato altrettanto stupiti e contenti, vi consigliamo la nostra recensione sulla nuova stagione di Bridgerton.

Alessandro Cattelan: Una semplice domanda
7.5
Voto 7.5
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Nasce nel 1997 e fin da piccolo ha una grande passione per l'informatica trasmessagli da suo padre. Ottiene la sua prima console a 4 anni e si innamorerà molto velocemente di quel mondo, ampliando poi i suoi interessi anche verso fumetti, film e serie tv. Grande appassionato del mondo Pokémon e The Legend of Zelda.