Ci siamo lasciati la settimana scorsa con una recensione di Snowpiercer 3 episodio 4, non troppo felice, a causa di un episodio forse troppo introspettivo. Va bene fare una pausa dall’azione, va bene approfondire i pensieri intimi dei personaggi, ma eccedere in espedienti cinematografici delle visioni o dei sogni non è sempre il massimo, anzi. In tre quarti d’ora di episodio, l’azione del togliere gli ostacoli di Wilford lasciati sulla strada dello Snowpiercer sarà durata al massimo dieci minuti, mentre tutto il resto era riempitivo, in cui il personaggio di Melanie, troppo importante è ben realizzato per essere trascurato per troppo tempo, tornava ad apparire ancora sotto forma di visione nella testa di Alex. Anche basta.
L’episodio numero 5, quello di cui parliamo questa settimana, si stacca un po’ dal precedente e torna in qualche modo ad essere affine ai primissimi della prima stagione, ma inizia proprio dal gesto inconsulto (e anche molto senza senso) che il capo frenatore Roche compie mandando in coma Wilford. Ok sì, lo aveva chiuso in un cassetto, ma avere Wilford come prigioniero potenzialmente capace di dare informazioni utili ai passeggeri non sarebbe stato meglio? Mentre Alex si riscopre improvvisamente, grazie a quelle visioni, devota al suo padre adottivo Wilford, che assiste in un letto d’ospedale, il resto del treno si occupa di venerare l’arrivo di una nuova vita sullo stesso. Zarah, la compagna di Layton sta per partorire ed il treno, grazie al servizio di accoglienza coordinato da Ruth (personaggio migliore dello show, per il momento), viene organizzata una festa, nonché vengono sparati fuochi artificiali a cadenza di un’ora. Layton, che vuole stare vicino alla sua compagna nonostante sia ancora arrabbiato con lei per aver lasciato fare degli esperimenti potenziando la resistenza al freddo del feto, viene però distratto da alcuni eventi che stanno accadendo in giro per il treno.
Snowpiercer 3, recensione di un’indagine per trovare un piromane
Qualcuno ha appiccato un piccolo incendio, che viene presto estinto, ma l’evento altrettanto repentinamente si ripete in un’altra zona. Gli incendi sono sicuramente dolosi e in qualche modo organizzati. Il più importante – e anche mirato – è quello che viene appiccato all’albero che, nella carrozza notturna, simboleggia l’arrivo del bambino che Layton e Zarah aspettano. Ecco allora come si torna all’origine di questa serie, quando il prequel del film di Bon Joon-Ho veniva giustificato da una linea narrativa nuova, inaspettata e originale: Layton, fondista del treno, era l’unico detective capace di risolvere un caso avvenuto in prima classe ed il treno stesso gli metteva a disposizione l’assistenza per riuscire nell’impresa. In questo episodio Layton torna il Detective che abbiamo conosciuto all’inizio e la cosa non può che far piacere. Aiutato dalla collega Bes, personaggio che nel corso delle stagioni ha saputo ritagliarsi sempre meglio il suo spazio, inizia la ricerca al piromane, articolata tra vari interrogatori e spostamenti tra treno e sottotreno. Arrivano quindi sequenze interessanti, come ai vecchi tempi, che migliorano il ritmo della serie portando un po’ dei contenuti che ultimamente stavano mancando. Meno introspezione, più azione. Peccato solamente che duri poco, perché la risoluzione del caso è molto più semplice del previsto e, anzi, non richiede proprio una vera e propria risoluzione.
Al netto della trama, il problema di questo episodio (e ormai di tutta la stagione) è che non c’è un vero e proprio progresso. Cioè, cosa è cambiato rispetto da episodio 4 a episodio 5 in questo Snowpiercer 3 e di cosa dovrebbe parlare questa recensione in vista del finale di stagione, sempre più vicino? Niente, ancora niente. Ne riparleremo tra poco, con la recensione dell’episodio 6, in uscita sempre su Netflix la prossima settimana. Nel frattempo vi invitiamo a recuperare tutte le recensioni dei cinque episodi precedenti.