Broadway è un mondo spettacolare: anche solo l’idea che si è creata col tempo dietro ad un palco che raffigura il musical nel mondo è qualcosa di magico. Nonostante questo, e il fatto che col tempo il famoso Palco – si fa per dire, vista la moltitudine di teatri presenti in quella zona tra grandi palchi e Off-Brodway – ha subito contaminazioni grazie a menti geniali capaci di unire il classico al moderno, ora il piccolo e il grande schermo riescono ad ospitare sempre di più attività legate al musical. Per citarne alcuni dei più recenti, Hamilton è finita su Disney+ in una registrazione all’avanguardia dello spettacolo, mentre Sognando a New York è diventata una pellicola uscita al cinema quest’estate. Si può anche continuare con Caro Evan Hansen, musical in arrivo in versione cinematografica il 2 dicembre (con tanto di canzoni tradotte in italiano). Ma cos’hanno queste produzioni in comune con Tick, Tick… Boom!, film in uscita il 19 novembre su Netflix che abbiamo visto e che vi racconteremo in questa recensione? Quasi tutto.
Partiamo dal presupposto che il film Tick, Tick… Boom! è stato diretto da Lin-Manuel Miranda (creatore di Hamilton e Sognando a New York, nonché uno degli interpreti che nel musical ha interpretato Jon) e scritto da Steven Levenson (sceneggiatore di Caro Evan Hansen nella sua versione teatrale e cinematografica). Questi due autori, che hanno preso il lavoro fatto da Jonathan Larson nell’omonimo musical e lo hanno tradotto per il piccolo schermo, hanno più volte evidenziato di essere stati ispirati dal lavoro di Larson, autore di musical e compianto genio morto all’età di 36 anni per un’aneurisma cerebrale, nonché protagonista di Tick, Tick… Boom!
Un film su un musical su un musical…
Procediamo per step: Tick, Tick… Boom! in uscita il 19 novembre su Netflix è un film che reinterpreta l’omonimo spettacolo creato da Jonathan Larson negli anni ’90 e poi riportato in Off-Brodway (gruppo di teatri più piccoli che non rientra nei teatri grandi di Brodway) gli anni successivi. Entrambi però raccontano le vicende di Jon, ragazzo che si troverà a dover lottare per veder nascere il suo musical Superbia, particolare opera che racconta le vicende di un mondo distopico (non troppo lontano da quello odierno, in realtà). Ad affiancarlo ci saranno ovviamente amici (tra cui spiccherà Michael, ex-attore che ha lasciato la sua carriera per qualcosa di più remunerativo e meno creativo) e la sua ragazza Susan. Questi tre insieme nell’opera originale completano il gruppo di protagonisti, che verrà comunque affiancato da una moltitudine di altri personaggi.
Ciò che spicca subito dalla trama di questo Tick, Tick… Boom!, che ricordiamo esser nata negli anni ’90, è il suo essere attuale: in quel periodo l’AIDS mieteva vittime in modo devastante, e la paura di essere sieropositivi era dietro l’angolo. Jonathan Larson non si è mai fatto scrupoli nel raccontare l’America di quei giorni, soprattutto considerato il fatto che è noto per aver inserito nelle sue opere – purtroppo soltanto Rent e Tick, Tick… Boom!, oltre ai lavori della gioventù – spesso dei riferimenti alla sua vita, al fatto di aver vissuto per molto tempo in povertà a New York e alla sua vita amorosa.
L’opera originale si fa sentire in questa trasposizione, e il modo in cui il tutto viene incastrato a metà tra un film biografico e un musical cinematografico è sublime, con tagli e transizioni davvero dinamiche e capaci di tenere incollato lo spettatore. Per il resto, l’intreccio si sviluppa nelle due ore di film in modo lineare, mostrando l’avanzare della sceneggiatura utilizzando proprio lo stesso Jonathan come narratore dell’intera vicenda.
Un cast eccezionale
Come tutti i film che si riferiscono ad una mitologia precisa, questo Tick, Tick… Boom! parla a quella dei musical e lo fa sotto svariati aspetti. A partire dal cast – non tanto quello principale quanto le guest – fino al modo in cui tutto viene inserito come easter egg (dove abbiamo già testato le abilità di Lin-Manuel Miranda nel farlo in precedenti produzioni), ogni scena ha due chiavi di lettura: quella principale, utile a capire il film, e quella secondaria, utile per chi ama Broadway e apprezza i richiami ad un panorama non troppo conosciuto in Italia.
Jonathan è interpretato da un Andrew Garfield che ha studiato perfettamente la parte, riproducendo gesti e pose di Larson in modo geniale e intrigante; riesce inoltre a mostrare una voce consona ai vari pezzi, con una notevole elasticità sia nelle canzoni più belcantistiche che nei pezzi più particolari come Swimming, dove la velocità della traccia spinge Garfield a giocare con la sua voce. Robin de Jesùs, veste il volto di Michael, amico d’infanzia di Jon, che non brilla tanto nelle scene in genere ma offre supporto al suo amico e, soprattutto, è protagonista di una canzone fantastica verso la fine della pellicola. Rimane infine Alexandra Shipp come Susan, compagna di Jon e ballerina, nonché una delle due cantanti della canzone Come to Your Senses, uno dei pezzi più classici del musical.
Il non essere uno spettacolo per 3 persone ha permesso inoltre di inserire altro cast: se infatti nei musical è rinomato vedere attori vestire più ruoli nella stessa produzione (e nello stesso spettacolo), stavolta non è stato necessario. Per questo allora compaiono personaggi come Karessa Johnson e Roger, rispettivamente Vanessa Hudgens e Joshua Henry, che oltre ad offrire le loro voci riescono a diversificare i pezzi proponendo anche controcanti interessanti. Rimangono nel cast Judith Light come Rosa Stevens, Noah Robbins nei panni di Simon e Bradley Whitford che veste i panni del famoso compositore Stephen Sondheim.
La magia dietro a Tick, Tick… Boom! si può vedere fin dalla prima scena, dove Andrew Garfield imbraccia il suo pianoforte e inizia a cantare sopra le note di 30/90, canzone che fin da subito propone un rock diverso da ciò che al tempo Broadway conosceva; probabilmente non sarà qualcosa di facilmente digeribile – non abbiamo davanti una storia “classica” – ma il messaggio che Miranda e Levenson provano a mandare, e che prima ha provato a raccontare lo stesso Larson, è qualcosa legato ai sogni, al non mollare davanti le difficoltà e al valore che possono avere i rapporti umani, e per capire tutto questo non serve conoscere Broadway.