The Last Duel – Recensione del nuovo film di Ridley Scott

Ecco la recensione di The Last Duel, film che narra di uno stupro avvenuto verso la fine del secolo XIV. Un film tanto storico quanto attuale.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 8 minuti
Matt Damon as Jean de Carrouges in 20th Century Studios' THE LAST DUEL. Photo by Patrick Redmond. © 2021 20th Century Studios. All Rights Reserved.
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The Last Duel

Ci sono battaglie che restano nella storia: battaglie che hanno sì una fine e che forse suonano come l’ultima, ma che in un certo senso perdurano, superano i secoli e forse non verranno mai davvero vinte. C’è un adagio che dichiara che ogni essere umano è in lotta con qualcuno o qualcosa, del resto la storia ci ha insegnato che le guerre muovono economia e mercati come nient’altro. The Last Duel, che analizziamo in recensione, ci narra di un duello veramente accaduto, da qui i cenni storici della trama che si andrà a dipanare davanti ai nostri occhi in due ore e venti minuti, ricca di particolari e non senza colpi di scena. È un duello ma è anche un inno alla vita, un grido per tutte le donne: non divaghiamo oltre e voliamo in Francia, in un rigido inverno di fine 1300 D.C.

Amicizia, amore e avidità

Francia, fine XIV secolo: Jean de Carrouges (Matt Damon) scudiero del Conte Pierre d’Alençon (Ben Affleck) conduce la squadriglia di suo padre, capitano di un plotone dell’esercito francese, verso la conquista di un bastione; con lui il padre ed il fraterno amico Jacques Le Gris (Adam Driver) anch’egli scudiero del Conte. Dopo una campagna durata mesi e conclusasi con la vittoria generale dell’esercito ma con una sconfitta da parte della guarnigione di Jean, il Conte promuove Jacques Le Gris come esattore delle tasse, il quale si rivela un vero genio nel fare di conto e nello scrivere e leggere diverse lingue.

Jean per contro è un uomo d’arme, analfabeta ma un vero asso della spada e delle tattiche di battaglia anche se purtroppo non incontra grande fortuna sul campo. Siamo prossimi alla morte del padre di Jean e come di consueto si usava all’epoca all’uomo viene “chiesto” di sposarsi per trovare un erede e permettere al suo cognome di prosperare ed andare avanti nel tempo. Quasi per scherno, il Conte suggerisce che in sposa gli vada tale Marguerite D’Thibouville (Jodie Comer) l’unica figlia di quello che è stato Sir Robert D’Thibouville, un Traditore della patria.

Nonostante l’onta di sposare una donna figlia di un uomo senza onore, Jean de Carrouges accetta di buon grado anche per la dote che la moglie gli porta: terre e castelli ricchi di reddito. Sfortunatamente Le Gris deve riscuotere un ingente somma di denaro dal padre di Marguerite, e prima che i due convolino a nozze sottrae un castello e della terra al povero Jean che si sente rapinato dall’amico e dal Conte.

Nasce una disputa, un alterco, e per lungo tempo Jean viene escluso dalla corte del Conte fin quando sotto suggerimento della moglie i due partecipano ad un battesimo, e con una parola gentile ed un sorriso torna l’armonia tra gli uomini d’arme del Conte. Jean ha bisogno di denaro e parte per una lunga campagna mentre la moglie resta in casa da sola ed in quella occasione Jacques Le Gris la violenta senza ritegno. Al ritorno di Jean, la donna confessa al marito quanto accaduto e i due decidono di portare la cosa all’attenzione di Carlo VI da poco Re di Francia il quale propende per un duello mortale in singolar tenzone tra i due cavalieri: del resto se Dio è verità, premierà chi dice il vero e non l’altro.

Non raccontandovi altro circa la trama di un fatto realmente accaduto, possiamo dirvi che i tempi erano lontani dai nostri, parliamo di poco più di seicento anni fa e se vi state sorprendendo per la storia alquanto moderna, sappiate innanzitutto che ad una donna non era permesso di accusare un uomo di stupro senza l’appoggio del marito, e qualora fosse stato trovato spergiuro e menzogna la pena per la suddetta donna era essere spogliata in pubblica piazza, rasata dalla testa ai piedi, legata ad un palo e arsa viva. Moderni sì, ma siamo in pieno medioevo, non dimentichiamocelo.

Punti di vista

La narrazione di The Last Duel è assolutamente sorprendente, il ritmo che viene scandito dalle battaglie, lo scorrere del tempo quasi mellifluo nei momenti di intimità tra i due innamorati è denso e ricco di passione mentre è ferro e fuoco quando si è all’esterno dei castelli. Spettacolare poi l’idea di farci vivere una storia prima dal punto di vista di Jean de Carrouges, poi da quello di Jacques Le Gris, e infine quella che viene definita La Verità secondo Marguerite. Ridley Scott crea un film talmente realistico da farci sentire il freddo nella sala quando si combatte in pieno inverno, e il tepore di un caminetto quando il fuoco arde e scoppietta.

I due uomini centrali del racconto – ovvero Matt Damon e Adam Driver – sono attori al di fuori del contesto ordinario, capaci di farci vivere sia l’amicizia che l’odio, mentre Ben Affleck fa da mecenate di tutta la vicenda e quasi se la ride sullo sfondo. In tutto questo, in The Last Duel la vera regina della scena è senza ombra di dubbio Jodie Comer che dopo il ruolo davvero poco impegnato in Free Guy (qui la recensione), veste i panni del tutto scomodi di una dama di corte stuprata e messa a nudo. Lacrime, dolore e sdegno trasudano dall’attrice dimostrandosi al di sopra di tutte le aspettative, vivendo come una donna del suo tempo ma che non rinuncia al suo orgoglio ed alla sua intimità (sebbene siamo nel medioevo, non dimentichiamocelo).

La Verità

Verità, parola che viene abusata tanto quanto lo sono state le donne nel corso della storia: accantonata, mistificata, lisa e talvolta fatta passare per bugia, questa parola riecheggia nei secoli come un grido di speranza, una ricerca per tutti. La verità è triste talvolta, e The Last Duel è la prova di questo. Prova che ora come allora la lotta, il duello intrinseco del genere femminile è ancora lì; prova che sebbene un duello sia concluso, mille altri ce ne saranno e per quanto le cose siano cambiate, evolute in moltissimi sensi, sfidiamo chiunque a non commuoversi dinnanzi alle parole di Marguerite de Carrouges, sentire e vivere la sua paura di rischiare l’ardere di un fuoco sulla propria pelle solo per aver detto la verità e non aver taciuto l’accaduto. La verità è che spesso tacciamo dinnanzi a fatti troppo grandi, ma chi ha davvero fatto la differenza nella storia, è quasi sempre un folle che non veniva ascoltato fin quando non ha pagato con il sangue la propria ragione.

The Last Duel
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Voto 9
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.