A partire dalla metà degli anni ottanta, grazie all’uscita di capolavori come Akira o Nausicaa della Valle del Vento, i film d’animazione giapponesi hanno iniziato a prendere piede e farsi riconoscere in tutto il mondo, portando con sé un’enorme ventata d’aria fresca in un mercato che vedeva da anni la Disney come assoluta e incontrastata padrona. A partire da quel momento il Giappone ha investito sempre di più verso questo fronte, producendo valanghe di lungometraggi e serie animate di qualità eccelsa, come per esempio il celeberrimo Neon Genesis Evangelion, di cui parleremo approfonditamente in questa nostra recensione.
La storia della nascita di questa coppia di film che vanno a concludere la narrazione della serie anime creata e diretta da Hideaki Anno hanno una “genesi” molto travagliata. Le ultime due puntate della serie animata, infatti, ricevettero una valanga di critiche dai fan, che non hanno visto di buon occhio la volontà dell’autore di concludere la narrativa con un monologo interiore lungo quasi un’ora, dove tra l’altro venivano mostrate animazioni riciclate e bozzetti statici. Solo successivamente si scoprì che Anno fu quasi costretto a girare in questo modo gli ultimi due episodi a causa di una mancanza di fondi per poterle animare giustamente, e purtroppo tutta questa situazione di malcontento portò l’autore verso una profonda depressione.
Qualche anno dopo, grazie soprattutto a nuovi fondi che vennero investiti nel progetto che nel frattempo divenne un vero cult in Giappone e non solo, lo studio Gainax con la regia di Hideaki Anno tornò al lavoro su ben due lungometraggi dedicati a Neon Genesis Evangelion: “Death (True)²“, che ripercorre le tappe più importanti della serie animata; e “The End of Evangelion“, che ripropone gli ultimi due episodi della serie ma questa volta con le visual che meritava fin dalla prima messa in onda. Per celebrare ancora una volta quest’opera, NexoDigital e Dynit hanno deciso di riproporre su grande schermo entrambi i film, che verranno proiettati uno di seguito all’altro senza interruzione e con lo storico doppiaggio originale (diverso dalla tanto discussa versione di Netflix) in un evento speciale che durerà solo dal 28 al 30 giugno.
Neon Genesis Evangelion: Death (True)²
Poteva benissimo essere un semplice e banale riassuntone dei “momenti clou” dei primi 24 episodi dell’omonima serie animata, ma invece Anno decide di portarci per mano nella psiche dei quattro giovani piloti degli Eva, mostrandoci tutte le loro debolezze e insicurezze che continuano ad affliggere ogni loro azione e comportamento. Presentandoli ognuno come un membro diverso di un quartetto d’archi – e seguito ognuno da un diverso brano di musica classica – i quattro capitoli in cui è suddiviso questo film scompongono il puzzle su cui era stata costruita la narrativa originale nella serie animata, e lo ricompongono mettendo in risalto la soggettività di ogni “Children”. Il tutto senza seguire nessun tipo di concordanza cronologica tra una scena e l’altra e mostrando al pubblico come ognuno di loro abbia vissuto in maniera diversa la lotta contro gli Angeli.
In sede di recensione, dunque, possiamo confermare che Neon Genesis Evangelion : Death (True)² non è solo un “best of” di ciò che abbiamo già potuto vedere nella serie televisiva, ma ne è assolutamente complementare. È un’opera che ci permette di rivivere e rivedere alcuni passaggi chiave delle vicende di Shinji, Rei e Asuka sotto alcuni punti di vista di cui magari non tenevamo conto, o che addirittura davamo per scontati, ma che in fin dei conti scontati non sono affatto… come per esempio il ruolo di due violinisti in un quartetto d’archi.
The End of Evangelion
Dopo i lunghi titoli di coda del primo lungometraggio, parte immediatamente The End of Evangelion, che mette in scena le controverse ultime due puntate della serie animata, ma questa volta dal punto di vista esterno alle conseguenze del “Progetto per il perfezionamento dell’uomo” messo in atto dalla misteriosa organizzazione Seele. L’episodio 25, “Air”, e il 26esimo, “A te il mio animo sincero”, danno finalmente una visione completa del finale di Neon Genesis Evangelion, che a detta del regista “ripercorrono esattamente le stesse vicende dei tanto discusi ultimi due episodi dell’anime, ma visti sotto una diversa prospettiva“, e ci teniamo a chiarirlo anche in questa nostra recensione.
Questa riproposizione su grande schermo ci permette davvero di assaporare ogni singola visione che il regista ha avuto per questo onirico e visionario finale, che mette in scena un’apocalisse distopica e assurda, con delle animazioni davvero eccezionali che hanno permesso e permettono tuttora a Hideaki Anno di innalzarsi insieme agli altri maestri della sua generazione, come Hosoda, Oshii, Kon e i mai troppo celebrati Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Un ulteriore plauso va fatto anche alla gestione del sonoro da parte della Dynit, che permette un ulteriore livello di immersione che non si può raggiungere al di fuori della sala cinematografica: da voci che rimbombano da destra a sinistra a un magnifica colonna sonora che incornicia perfettamente ogni passaggio chiave di questo magnifico finale.
Inoltre, soprattutto con la seconda parte del lungometraggio, Anno ha davvero voluto prendersi un momento per criticare in maniera assolutamente velata tutto il pubblico giapponese di “otaku”, prendendosi una decina di minuti in cui, invece di mostrare animazioni riciclate o bozzetti e sketch in movimento, mostra delle riprese fatte dal vivo a Tokyo e in alcune sale cinematografiche mentre andava in onda “Death (True)²”, nel mentre in sottofondo passano parecchi dialoghi ripresi dal copione originale dell’ultimo episodio. Infine, come ciliegina sulla torta, l’opera si conclude esattamente con le stesse parole che in molti dissero una volta conclusa la messa in onda del finale originale, ma questa volta pronunciate da Asuka, quasi come a rivolgersi non solo a Shinji, ma a tutto il pubblico di otaku pigri e indecisi che lui stesso rappresenta: “Che schifo.“