È finalmente in sala il secondo capitolo della serie horror-scientifica A Quiet Place, ovvero A Quiet Place 2, uno dei film tra i più colpiti dalla crisi mondiale dalla pandemia da Coronavirus. Ancora con l’inaspettata regia di John Krasinski, il film prodotto e distribuito dalla Paramount sarebbe infatti dovuto uscire a Marzo del 2020, ma quella che è seguita è stata un’autentica odissea: inizialmente la Paramount aveva deciso di spostare il film a Settembre 2020, ma con la pandemia in piena diffusione già a luglio la casa di produzione americana aveva posticipato l’uscita nell’aprile dell’anno successivo, poi ancora a settembre dello stesso anno. Infine, dopo aver introdotto un piano per rendere disponibile il film su Paramount+, lo scorso marzo il regista ha confermato che il film sarebbe uscito nelle sale americane a fine maggio. Finalmente, A Quiet Place 2 è arrivato al cinema i Italia il 24 Giugno, ed oggi vi proponiamo la nostra recensione.
A Quiet Place 2, la recensione
Prima di iniziare, il film si prende la libertà di re-introdurre i personaggi e la storia attraverso un flashback. Una scelta non particolarmente originale, ma non per questo poco efficace, soprattutto perché noi pubblico siamo perfettamente consapevoli di quello che sta per accadere. In una noiosa cittadina americana, Lee Abbott (John Krasinski) assiste a una partita di baseball del figlio maggiore Marcus (Noah Jupe) in compagnia della moglie Evelyn (interpretata dalla moglie del regista/attore Emily Blunt), la figlia sordo-muta Regan (Millicent Simmonds) e il figlioletto Beau.
Gli Abbott, come gli altri presenti, si dirigono verso casa comprensibilmente spaventati quando, senza lasciare agli spettatori neppure il tempo di respirare la tensione, dell creature aliene attaccano la città mietendo numerose vittime. Il film ha finalmente inizio e si apre esattamente dove si era chiuso il primo film: nel tentativo di salvare Regan e Marcus da un alieno (il piccolo Beau è stata la primissima vittima della serie, falciato nella spettrale scena d’apertura del primo film), Lee è rimasto ucciso, Evelyn è riuscita, nel caos, a dare alla luce un figlio, Regan ha scoperto per caso il punto debole degli invasori extraterrestri: la frequenza del suo impianto cocleare manda in tilt il sensibilissimo udito di cui i mostri dispongono e provoca loro un dolore lancinante che abbassa la loro impenetrabile corazza e li rende indifesi agli attacchi.
Con la casa persa in un incendio, gli Abbott sono costretti a cercare rifugio altrove, e lo trovano in una vecchia acciaieria abbandonata occupata da Emmet (Cillian Murphy), un amico di famiglia che ha perso tutto e tutti con l’arrivo degli alieni. Il gruppo ha trovato un nuovo alleato e un rifugio, ma Regan ha altri piani: vuole raggiungere un’isola e usare il segnale trasmesso da una torre di trasmissione per condividere con il resto del mondo la frequenza del suo impianto cocleare e permettere ad altri sopravvissuti di difendersi. Nonostante le insistenze della madre e del fratello, la ragazza, come già suo padre, non può negare aiuto agli altri, e parte. Emmett, benché distrutto dalla perdita della sua famiglia, la segue per riportarla indietro, ma poi accetta di accompagnarla in questa missione apparentemente suicida. Perché, in una civiltà al collasso, non sono solo i mostri che bisogna temere…
A Quiet Place 2 è un ottimo esempio di come evitare di aggiustare qualcosa che non è rotto. Con questo seguito John Krasinski preferisce non correre rischi e ripresenta più o meno la stessa formula del primo film con qualche sporadica aggiunta come un nuovo e combattuto protagonista maschile in Cillian Murphy, un’ambientazione e una struttura reminiscente dei grandi racconti post-apocalittici e distopici come La Strada di Cormac McCarty, e la minaccia inquietante di un’umanità imbestialita dall’apocalisse. Rimane, intanto, ciò che ha reso forte il primo capitolo: una regia sapiente in grado di alternare creatività e regole della narrazione di paura, un sonoro magistralmente costruito e due ottime protagoniste femminili in Emily Blunt e l’attrice sordomuta Millicent Simmonds, che acquista in questo sequel un’ulteriore sfaccettatura da final girl d’azione.
Vero è che un seguito è anche la possibilità per un regista di testare terreni nuovi, di osare con la sicurezza di poter lavorare su un terreno già tastato e che, quindi, ci si poteva aspettare dal reparto sceneggiatura e storia qualcosa di diverso. Sono critiche legittime che non devono però far perdere di vista il fatto che A Quiet Place 2 funziona in tutte le sue parti e come insieme mantieneo viva la creatività originale del primo film.