L’appuntamento settimanale con The Mandalorian 2 è tornato, e con questo anche le nostre piccole recensioni di ogni capitolo. Dopo una partenza a dir poco scoppiettante con l’esordio della seconda stagione, questo Capitolo 10 o episodio 2 – dipende dai punti di vista – non è accompagnato da moltissima “forza”, e probabilmente è il meno riuscito visto fino ad ora sul piccolo schermo. Il viaggio dei nostri ormai due beniamini, è a dir poco scontato in ogni suo passaggio e fatica veramente tanto a decollare, sia a livello di trama che di sequenze.
L’unico accenno positivo forse può essere la comparsa di due X-Wing (magra consolazione).
The Mandalorian 2: Il Passeggero
Il secondo episodio della seconda stagione di The Mandalorian riprende da dove era finito il primo, con Mando e il piccolo bambino, che dopo aver recuperato l’armatura dallo “Sceriffo” stanno tornando da Mos Eisley, alla ricerca di nuove informazioni sugli avamposti segreti dei Mandaloriani. Come accade in tutte le puntate con poca “trama”, i due vengono attaccati da dei predoni del deserto, che distruggono il loro mezzo di trasporto e cercano di derubare Din Djarin e il suo piccolo compagno. Una breve lotta accende lo schermo, che vede Din, surclassare i poveri malcapitati.
Una volta ritornato in città, ci vuole davvero poco per trovare nuove informazioni sui “mandaloriani” (ma sono così bravi a mantenere un segreto questi guerrieri?). Le informazioni però costano a Din Djarin un passaggio ad una rana umanoide la quale sta trasportando le ultime uova della sua specie da fecondare urgentemente nel pianeta di destinazione dove ad attenderla c’è il suo compagno. Il passeggero però fa una richiesta anomala, chiedendo di viaggiare sub-luce, per non rovinare l’integrità delle sue uova. Viaggiare sub-luce di questi tempi non è il massimo, spiega Mando, perché potrebbero essere vittime di controlli o peggio di attacchi pirata.
Suo malgrado Din accetta e inizia il viaggio verso il nuovo pianeta (ciao Tatooine). Da qui iniziano le vere peripezie per lo strano trio, che si imbatte in un nuovo “mostro”. Se nel primo episodio c’era un drago da scovare e uccidere, in questo nuovo episodio i nostri compagni d’avventura cadono proprio nella tana del lupo. Non vogliamo raccontarvi oltre, per non spoilerarvi nulla di questo secondo episodio, ma è chiaro come ci sia qualcosa su cui recriminare, come ad esempio “baby Yoda” e la sua incredibile voracità (siamo sicuri che siano della stessa specie?).
Poca carne al fuoco
Sinceramente dalla direzione di Peyton Reed, il regista di Ant-Man, forse ci saremmo aspettati qualcosa di più: l’episodio di per sé si guarda molto bene, e segue le dinamiche che abbiamo amato sin dalla prima apparizione di questa serie; c’è però qualcosa che proprio manca. Siamo di fronte come sempre ad una computer grafica pazzesca, tranquillamente paragonabile a quella dei migliori cine-comics, i passaggi narrativi però sono questa volta scontati e poco interessanti. Tutto accade sotto i vostri occhi con un’insensata semplicità, magari volevano dare un pizzico di horror in una serie action? Il risultato, anche in quel caso, non sembra essere stato dei migliori.
Questo non vuol dire che questo episodio di The Mandalorian sia brutto da guardare, ma semplicemente non emoziona e non crea interesse nel guardarlo, anche perché ad un certo punto ci si chiede se siamo ancora nell’universo di Star Wars, e forse a ricordarcelo sono solo i due già citati X-Wing. Ritornano comunque delle dinamiche che abbiamo già visto e molto probabilmente possiamo chiamarlo un episodio “di passaggio”, utile per riempire il palinsesto che si era aperto alla grande con il primo episodio, grazie al cameo di Boba Fett. Dormiremo sonni tranquilli, perché c’è sicuramente una storia praticamente infinita da raccontare e non perderemo di certo la voglia di scoprire il prossimo viaggio di Mando e compagni, che finalmente escono nuovamente dall’iconico pianeta di Tatooine. Dopo quanto di buono abbiamo visto fin ora, un passo falso ci può anche stare, e probabilmente era solo questione di tempo. Speriamo solo sia l’ultimo.