Silvester Stallone torna ad indossare i panni del reduce di guerra John Rambo, interpretando un uomo consumato dagli anni ma che non dimentica il suo passato. in Rambo: Last Blood, il nostro protagonista si trova nella casa in cui è nato, al confine con il Messico; qui l’ex militare vive una vita diversa da quella alla quale ci ha abituati: si prende cura della nipote Gabrielle (Yvette Monreal) e convive con la mamma di quest’ultima che, appunto, è la sorella dello stesso John, dove lui e la nipote addestrano cavalli per sostenersi.
Le vecchie abitudini sono dure a morire ed il nostro eroe, diversamente da come si possa immaginare, passa le sue notti sotto terra dove ha costruito diversi tunnel e gallerie. Il problema si pone quando Gabrielle decide di sua spontanea volontà di disobbedire alla madre e raggiungere la sua amica in Messico dove pare risieda suo padre che purtroppo non ha mai conosciuto; nella terra dei Mariachi, la nostra ragazza scompare e tocca allo zio andare a trovarla.
Un uomo diverso
Non aggiungendo altro in termini di trama, vi diciamo che: il film ha una fotografia spettacolare, unita ad una colonna sonora davvero azzeccata mentre gli effetti speciali sono disarmanti perché se da un lato si vede che non c’è computer grafica (il che è un bene!) dall’altro ti mette in condizioni di vedere interiora, sangue e ossa che sporgono da punti in cui non dovrebbero, senza lasciare nulla alla fantasia, crudo e “cattivo” così come ci abituò tanti anni fa lo stesso Rambo. Sotto il profilo psicologico, John non delude: puoi tenere a bada i tuoi demoni ma prima o poi questi tornano a galla e quindi, si salvi chi può: il soldato non ha perso nulla dell’uomo che era e sebbene manchi di agilità, compensa con l’astuzia ed una tattica da maestro.
Prendersi il proprio tempo
Non prendiamoci in giro, per apprezzare davvero questo film serve senza dubbio conoscere a fondo il personaggio, averlo “vissuto”, rendendosi conto che Rambo ha condizionato gran parte della cultura pop anni ottanta e novanta, dando vita a parodie, brand e stili peculiari che seppur semplici nella loro estetica erano ricchi di sostanza e significato. Incontrare Gabrielle che dice a John “ciao zio” fa venire un colpo al petto quando per risposta vedi Rambo sorridere, ed in fondo da spettatore pensi che si, lui è effettivamente lo zio di tutti noi. Diversamente parlando, se non si è mai conosciuto questo personaggio, il film risulterà un buon action movie senza troppe pretese ma come spiegato poche righe fa, il film vuole mostrare altro, una visione diversa di John, il quale con poche ma mirate frasi ci insegna ancora una volta che i demoni che abbiamo dentro possono essere trattenuti, che dobbiamo cercare in noi la risposta in modo da far star bene chi ci sta intorno: famiglia, amici e affetti.
Conoscere per capire
Rambo: Last Blood è un film sulla vita di un uomo che è stanco di lottare ma che non ha mai smesso di farlo, tanto per sé stesso, quanto per le persone che ha imparato ad amare: non a caso, vive i suoi giorni nel luogo in cui è nato, insegnandoci che tutti noi facciamo viaggi, otteniamo e perdiamo cose – il più delle volte immateriali – ma alla fine si torna sempre da dove si è partiti. Il bello del viaggio è anche questo: tornare. Rambo è tornato e non se ne andrà tanto presto, al netto del fatto che richiede una conoscenza intrinseca del protagonista, siamo davanti ad un successo.