Black Mirror, con i suoi primi tre episodi usciti in Italia nel 2012 su Sky Cinema ha segnato un punto di svolta fondamentale nella storia delle serie TV. Con il suo linguaggio scarno, crudo ed essenziale, ha rappresentato sin da subito i problemi e i risvolti dell’introduzione di nuove tecnologie attraverso un’antologia di episodi a sé stanti che hanno immediatamente catturato l’attenzione non solo degli appassionati di tecnologia ma anche di chi davanti allo ‘schermo nero’ (Black Mirror) non è abituato a stare.
L’evoluzione di un successo
Dal 2012 ormai di anni ne sono passati, i diritti di BM sono passati in mano a Netflix, la serie oggi conta cinque stagioni per un totale di ventitre episodi (compresi gli speciali natalizi e il film interattivo recentemente uscito) e abbiamo potuto assistere ad una sua maturazione, in cui le tinte più cupe e inquietanti degli inizi sono state mitigate da puntate più soft come San Junipero, Hang The DJ, Black Museum attraverso un lieto fine che tuttavia conservava un retrogusto amaro.
La quinta stagione
Se dopo l’acquisizione da parte di Netflix il numero degli episodi per stagione erano addirittura raddoppiati (sei della terza e quarta contro i tre della prima e della seconda), in questa quinta stagione c’è un ritorno almeno apparente alla brevitas degli albori, con soli tre: Smithereens, Striking Vipers e Rachel, Jack and Ashley too.
Sicuramente, la prima cosa che notiamo, anche solo dai vari trailer che ormai circolano da giorni su internet è che per la prima volta, i protagonisti assoluti di questi tre episodi sono degli attori già molto noti, mentre in precedenza erano stati usati perlopiù attori sconosciuti o comunque con una carriera meno nota alle spalle e questo senza dubbio ci fa capire subito come Black Mirror sia divenuta, da serie di nicchia per “addetti ai lavori” un fenomeno di massa atteso un po’ da chiunque. Ma parliamo brevemente e senza spoiler di cosa troveremo in queste tre storie:
Smithereens
In Smithereens, Andrew Scott (l’iconico Moriarty in Sherlock) rapisce un ragazzo pur di parlare con il capo di un importante Social Network e consegnargli una storia che colpisce nel profondo, non tanto per la sua distopia, quanto perché, al contrario, è più attuale e vicina a noi di quanto si possa pensare.
Questo episodio potrebbe essere avvenuto ovunque nel mondo, proprio in questo momento, e la tecnologia di cui parla, non è più quella astratta e lontana di sempre, ma quella che abbiamo già in nostro possesso e da cui dobbiamo tutelarci.
Striking Vipers
In Striking Vipers, il più dolceamaro dei tre, troviamo Anthony Mackie (famosissimo come Falcon nel MCU) che dopo anni, incontra di nuovo il migliore amico della sua gioventù che per compleanno gli regala la versione “moderna” del gioco di lotta per console su cui passavano intere serate. Attraverso un dispositivo è possibile entrare nel gioco e nel personaggio, sentendo tutte le sue sensazioni ed evadendo completamente dalla realtà. Tutto ciò prenderà però una piega inaspettata che rischierà di mettere a repentaglio le sue certezze e il suo stesso matrimonio.
Rachel, Jack and Ashley too
Infine ecco Miley Cyrus (la stellina Disney nata come Hannah Montana diventata poi una delle cantanti più famose tra i giovani) che interpreta anche qui una cantante idolo delle adolescenti la cui carriera è completamente in mano alla zia avida e manipolatrice. Sono due ragazze, proprio due fan come quelle che hanno reso famosa anche la stessa Miley (geniale esempio di meta-sceneggiatura in cui un po’ della nostra realtà entra nello schermo nero) a doverla salvare, assieme ad una curiosa bambola elettronica.
Conclusioni
In sostanza mi è sembrato, dopo le critiche ricevute dalle ultime stagioni per essere state troppo “morbide” e per essersi allontanate da quello che era lo stile iniziale, che con questa quinta stagione si sia voluto provare a ritornare un po’ indietro, con scarso successo da quel punto di vista. Il numero degli episodi è sicuramente inferiore, ma non c’è dubbio che l’influsso di Netflix si senta eccome, donando più leggerezza e meno cupezza.
Questo però non è un difetto e andrebbe accettato, negli anni è fisiologico che una serie tv cambi e non rimanga uguale a sé stessa, pur mantenendo una coerenza ed un tema di fondo, cosa in cui Black Mirror è sempre riuscita con successo. Anche stavolta, pur essendo evidente l’indecisione tra il voler rimanere aggrappati al passato e il voler prendere una nuova piega, il prodotto rimane ottimo, l’interpretazione non solo dei protagonisti già nominati, ma anche dei personaggi meno importanti è superlativa e la regia come la sceneggiatura continuano ad essere notevoli. Insomma, se non l’avete già vista va assolutamente recuperata perché ancora una volta non rimarrete delusi.