Baby – Recensione della nuova serie italiana prodotta da Netflix

Alessandro Cialli
Di Alessandro Cialli Recensioni Lettura da 5 minuti
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Baby

Baby, è un’idea nata in un garage vicino ad Acilia, da cinque giovani scrittori (Antonio Le Fosse, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti, Giacomo Mazzariol), che si fanno chiamare collettivo GRAMS. Il loro incontro con un produttore intraprendente e lungimirante come Nicola De Angelis di Fabula Pictures, rende la storia di quest’idea ancor più avvincente. E’ proprio quest’ultimo che porta il concept di Baby fino a Los Angeles, e ne parla con Kelly Luegenbiehl, semplicemente la vice-presidente di un colosso americano che ha cambiato il modo di fruire il cinema e la tv: Netflix. La distribuzione di questa serie tv inizierà il prossimo 30 novembre e saranno 190 Paesi a poter visionare il prodotto, davvero un bel trampolino di lancio.

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Se hai 16 anni e vivi nel quartiere più ricco di Roma, con tutti gli agi e le possibilità di avere una vita perfetta, cos’è che può turbare la tua adolescenza tanto da farti mancare il pavimento sotto i piedi? Tutto. La perfezione di una classe sociale vittima del proprio ego e del turbamento dalla sicurezza del , al di sopra di tutto, l’apparenza. Un vortice di emozioni, figlie dell’ipocrisia, che portano a vivere una vita nella finzione regalano ai figli l’immagine di genitori alla deriva che non sono diventati adulti. Così Baby, parla di un conflitto generazionale tra genitori e figli che nella perdita dei valori nell’alta società dei capitali, possono sfociare in scelte buie, in segreti, in emozioni vere da ricercare altrove.

Chiara e Ludovica interpretate rispettivamente da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani, sono due giovani adolescenti apparentemente molto diverse tra loro. La prima vive una vita da principessa, perfetta all’interno della sua classe in un Istituto privato, il Collodi, ma con una famiglia distrutta, frutto di due genitori fallimentari nei rapporti interpersonali ma abbienti. Tuttavia non le hanno saputo trasmettere un vero affetto e si sente sempre più sola. La seconda è la pecora nera tra gli studenti, la ribelle, che viene costantemente derisa e messa al centro di situazioni compromettenti. Chiara trova in Ludovica un’amica vera, che può capire il suo stato d’animo, al di fuori di un mondo frutto dell’immagine e della perfezione.

babyLa serie è ispirata a fatti di cronaca vera, risalenti al 2013, quando fu svelato il caso delle baby prostitute dei Parioli di Roma. Il concept è un presupposto per approfondire un ambiente sociale ma soprattutto le velleità con cui gli adulti guardano ai più piccoli tralasciando a volte di essere veramente quello che sono a discapito della forma. La domanda interiore che scatena le azioni dei personaggi è abbastanza comune in quest’opera corale, ma ad ogni ruolo corrisponde un mondo diverso, una risposta differente, in tutti però la voglia di uscire dall’abnegazione e il disagio li porteranno a reagire.

Esperienza e giovani idee sono il riassunto di questo nuovo progetto italiano che ha l’ambizione di essere fruibile in tutto il mondo. Il collettivo infatti è stato affiancato da due headwriters senior come Isabella Aguilar e Giacomo Durzi, le attrici Benedetta Porcaroli e Alice Pagani hanno potuto lavorare accanto a due artiste come Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi.

Il ritmo delle immagini e le inquadrature mai banali sono frutto del lavoro di due registi, Andrea De Sica e Anna Negri, chiamati dalla produzione a dare dei punti di vista differenti che si completassero vicendevolmente. Un connubio inedito e sicuramente una scelta coraggiosa, ma che ripaga sin dalle prime immagini.

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Baby non è una serie che parla di fatti di cronaca, non c’è del gossip o delle indagini sulle vicende reali, ma è un racconto che dona allo spettatore la possibilità di interrogarsi su alcuni aspetti che si è soliti soffocare nella vita. Isabella Aguilar, una degli sceneggiatori ha, infatti, dichiarato:

In un mondo apparentemente perfetto come quello dei Parioli ti senti anche teleguidato, oppresso da qualcosa che non hai deciso personalmente, e per trovare te stesso fai degli esperimenti anche pericolosi. La prostituzione è solo uno di questi esperienti. Il vero focus è sull’adolescenza.

Dal 30 novembre seguiremo gli sviluppi delle storie di questa serie “made in Italy” con la speranza che non si scada nei clichés già visti in passato quando si parla di classe nobile.

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