Castel Volturno, una città disastrata dove uomini e donne in fuga da fame, guerre o semplicemente fallimenti professionali e personali si rifugiano, tra rifiuti ed edifici fatiscenti. Maria (Pina Turco) trascorre qui le sua esistenza senza sogni né aspirazioni, prendendosi cura della madre e della sorella tossica traghettando donne e prostitute in procinto di partorire. I bambini poi vengono venduti a ricche famiglie che non possono averne, in un mercato della carne gestito dalla crudele Zi’ Mari (Marina Confalone). Quando poi Maria scopre di aspettare un bambino che non può avere, la ragazza ritroverà quella speranza per il futuro che sembrava persa per sempre che le darà la forza di fuggire alla sua esistenza miserabile.
Si potrebbe parlare del cinema di Edoardo De Angelis come Cinema Neorealista Magico, tra Miracolo a Milano e Gomorra, dove critica sociale e visioni mistiche vanno a braccetto. Il Vizio della Speranza, il nuovo film del regista è un visione profana e moderna del mito della Natività ambientata in una Italia degli ultimi, tra povertà, crimine e prostituzione, una “Corte dei Miracoli” senza romanticismo decadente. Il regista riprende con duro realismo una verità senza scampo, dove la speranza è poco più che un capriccio o una insensatezza, un “vizio” da evitare. E in questo Purgatorio disperato, Maria fugge con quella luce negli occhi che solo un figlio in grembo può donare, ricomincia a vivere e smette di sopravvivere, allontanandosi da quel passato fatto di nichilismo e crudeltà, aiutata solo da un giostraio dal cuore d’oro (Massimiliano Rossi), una piccola zoppa e un cane pitbull dagli occhi coraggiosi chiamato Cane.
Raccontando una delle storie più antiche e citate dell’umanità, il regista ragiona su un’Italia dimenticata, considerata superflua e vergognosa, ma che funziona come cartina tornasole dei nostri difetti e vergogne, su una disumanità dilagante che guarisce grazie all’azione del bene e la fede nel prossimo. Una fede che, per sua stessa definizione, è sottile, fragile, che può deludere e ferire.