Dopo anni di serie TV procedurali, ormai il genere presenta di suo dei sottogeneri, tutti dettagliati da componenti come tematiche, dinamiche o epoche d’ambientazione. Abbiamo visto NCIS e la marina, Criminal Minds e la psiche umana, Law & Order nei tribunali e potrei continuare all’infinito. Ciò che invece è sparito ormai da tempo è quel piccolo ramo di serie TV dall’animo leggero: il fantastico Detective Monk, la Signora in Giallo o anche qualcosa di comico come Psych. Insomma, i crimini ormai sono solo efferati e sanguinolenti. Almeno fino a pochi giorni fa. Proprio Andy Breckman (Detective Monk) è tornato alla ribalta dopo una prolungata pausa con The Good Cop, nuovo procedurale in streaming su Netflix che riporterà la leggerezza nei crimini.
Nello staff vediamo la comparsa di volti non troppo noti nel panorama italiano, ma che raffigurano in termini di scelte le migliori possibili per i personaggi che interpretano. Partendo con ordine troviamo il protagonista della serie, TJ Caruso (Tony Junior), interpretato da Josh Groban: questo personaggio, dopo i crimini commessi dal padre poliziotto, sceglierà la via della giustizia assoluta, diventando a sua volta un poliziotto dalla morale ferrea. La scelta dell’artista Josh Groban (famoso in America per la sua voce baritonale, per qualche comparsa in alcune serie TV e alcune parti in una manciata di film) cade a fagiolo anche grazie alla nomea del cantante, visto dai più come il bravo ragazzo. Ad affiancarlo troveremo Tony Caruso Senior, interpretato dall’attore Tony Danza, italo americano noto per molte parti in film e serie TV, che offre un’interpretazione eccezionale verso questo ex-poliziotto di nuovo libero dalla prigione.
Ad accompagnarli avremo Cora Vasquez, nuova detective al distretto e possibile fiamma di TJ, Burl Loomis, vecchio poliziotto pigro e lassista, e Ryan, il tecnico del distretto, nerd disadattato. Questa impalcatura di personaggi andrà a sorreggere 10 puntate da 45 minuti circa, dove si troveranno a risolvere casi tendenzialmente di omicidio. Se tutto questo può sembrarvi idilliaco, fidatevi che non lo è decisamente.
Nonostante i toni leggeri, tutta questa comedy nasconde comunque delle tematiche importanti, più o meno pesanti, che però vengono spesso prese a cuor leggero, evitando scene toccanti o pesanti da digerire. Una delle tematiche che ricorrerà spesso nella serie sarà quella dell’omicidio della moglie di Tony e madre di TJ da parte di un pirata della strada: questa maledizione incomberà e deciderà spesso le sorti dei due personaggi. Un’altra dinamica importante è il rapporto padre-figlio: se in principio potrà sembrarvi di odio, in realtà si scoprirà col tempo che i due sono compatibili, hanno entrambi dei sani principi e sono dei personaggi multisfaccettati. TJ non sempre sarà il classico bacchettone, così come Tony mostrerà alcune volte dei segni di rimorso per ciò che ha fatto.
Essendo un procedurale, la vera base della serie TV è data dai casi, spesso eccellentemente disegnati per non far capire allo spettatore il criminale fino all’ultimo, ed evidenziando le doti di detective di TJ, uno dei migliori poliziotti del quartiere. La prima stagione si conclude come fosse un prologo: effettivamente lo status quo dei personaggi non cambia di tanto (nonostante qualche piccola evoluzione). Sarà sicuramente interessante scoprire nella prossima stagione come i personaggi evolveranno, magari sperando di vedere un TJ fuori dai suoi schemi, o un Tony Senior alle prese con le sue colpe.
Tutto sommato, la serie riesce in pieno – nonostante qualche falla – nel suo intento: i crimini possono essere poco pesanti. Niente fiumi di sangue, motivazioni criminali malate o psicopatie capaci di farvi rivoltare lo stomaco. The Good Cop è un procedurale leggero, capace di volarvi davanti in un binge watching di 7 ore e mezza. La dualità la fa da padrona, tra la sgangerata coppia padre-figlio, ma anche tra le molteplici facce che raffigurano l’animo umano, cosa che questa serie prende molto in considerazione, portando a schermo personaggi profondi e tridimensionali. In fin dei conti però, non aspettatevi un realismo fuori dal comune, delle giuste dinamiche causa-conseguenza e delle scene totalmente contestualizzate: lo show non vuole portarvi un procedurale classico di questi periodi, e se per farlo deve uscire un po’ dalle regole, alla fine non è poi così male.