Quello degli spy-fi è un campo cinematografico che proprio per merito della generale serietà che lo contraddistingue, è sempre stato un’apprezzata fonte di opere spiccatamente comiche e pensate proprio per parodizzare l’intero genere. Tra i lavori più famosi, risulta difficile non tornare con la mente a quelle piccole perle degli Austin Powers o, ancora, agli stessi Johnny English con protagonista il mai troppo amato Rowan Atkinson. Dopo due ottimi capitoli usciti rispettivamente nel 2003 e nel 2011, Universal Pictures ha questa volta affidato la realizzazione di un terzo episodio della serie nelle mani del regista David Kerr. Con la collaborazione dello sceneggiatore William Davies, viene così ufficialmente annunciato Johnny English colpisce ancora, opera cinematografica con uscita nelle sale italiane prevista per l’11 ottobre 2018 e desiderosa di conquistare il pubblico grazie alla genuina verve comica che da sempre ha contraddistinto il marchio. Noi di Game Legends abbiamo potuto visionarlo in anteprima e ora siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio a riguardo. La nostra famosa spia inglese sarà davvero riuscita a tornare sul grande schermo nella forma smagliante in cui tutti quanti noi speravamo?
“Il mio nome è English, Johnny English”
In una notte come tante altre, l’agenzia spionistica inglese MI7 viene colpita da un attacco informatico che rende pubblici nomi e volti di tutti gli agenti dell’organizzazione. In una situazione tanto critica, l’unica soluzione disponibile è quella di far tornare in carreggiata quelle poche spie oramai andate in pensione, agenti alquanto avanti con gli anni che da tempo hanno appeso la pistola al chiodo. Tra queste, figura ovviamente anche Johnny English, il quale verrà incaricato insieme al compagno Bought – impersonato da Ben Miller – di trovare il colpevole prima che l’intera Inghilterra cada nel caos più totale. Quella di Johnny English colpisce ancora è una narrativa che fin dalle sue basi si presenta al pubblico in maniera alquanto semplicistica. La pellicola non punta infatti a offrire un’avventura innovativa o diversa da quanto ci si potrebbe aspettare, preferendo piuttosto poggiare su una struttura lineare e prevedibile, lì dove basteranno davvero pochi minuti per capire avanzamento e conclusione dell’intera avventura. Il lungometraggio punta infatti tutte le sue carte proprio sulla componente umoristica che fa da sfondo a tutte le vicende, di fatto rappresentante il suo vero cuore pulsante. Il film avanza così di gag in gag fino al raggiungimento dei titoli di coda, con un risultato inaspettatamente apprezzabile.
Per quanto capiti di tanti in tanto che i personaggi se ne escano con qualche scenetta leggermente sottotono, i numerosi momenti di leggerezza che l’opera cinematografica va prendendosi sempre più smaccatamente riescono infatti nel non semplice compito di divertire lo spettatore. In numerose occasioni capita di ritrovarsi con un marcato sorriso in faccia e la ghiotta opportunità offerta dai contesti relativi alle moderne tecnologie che lasciano indietro chi non riesce ad adeguarsi, per quanto già ampiamente sfruttati in altre occasioni, non è andata sprecata. Dai dispositivi mobile più avanzati fino alla realtà virtuale, la pellicola non perde occasione per mettere il nostro English a confronto con un mondo per lui oramai totalmente estraneo, con risultati a dir poco esilaranti. È indubbio che buona parte del merito per la riuscita del film sia da ricondurre direttamente allo stesso protagonista, quel Rowan Atkinson che con la sua potente espressività riesce a generare fragorose risate anche solo con uno sguardo carico di carisma. Bisogna ammettere che, con due film alle spalle, capita occasionalmente di ritrovarsi innanzi a qualche riciclaggio, lì dove battute e gag presentano un amaro sapore di già visto. Si parla chiaramente di un piccolo neo che non inficia più di tanto sul risultato finale, ma sicuramente sarebbe stato più apprezzabile l’inserimento di trovate più innovative, quantomeno in specifiche situazioni. Ciò detto, è chiaro che l’intento del film non è tanto quello di ridefinire gli standard a cui ci eravamo abituati con le pellicole precedenti quanto, piuttosto, attingere a piene mani da esse per regalare un risultato familiare ma sempre apprezzabile. Fortunatamente, non da meno si è rivelato essere il lavoro di fotografia e regia che tra campi lunghi e primi piani offre momenti più o meno frenetici ma sempre perfettamente seguibili dal pubblico. Avendo visto il lungometraggio in lingua inglese, non possiamo esprimerci sul doppiaggio italiano, ma non si può nascondere l’ottima interpretazioni di tutti gli attori coinvolti, i quali sono riusciti a calarsi perfettamente nelle rispettive parti. Al contempo, la colonna sonora riesce a seguire degnamente l’azione con tracce piacevoli e sempre accattivanti.