È uscita il 21 settembre Maniac, la nuova serie originale Netflix, scritta da Patrick Somerville e Cary Fukunaga, diretta da quest’ultimo (già noto per True Detective). La presenza nel cast di Emma Stone e Jonah Hill – i protagonisti di quest’opera di difficile classificazione – nonché di Sally Field e Justin Theroux, facevano presagire che si trattasse di un’opera di qualità, il che si è dimostrato indiscutibilmente vero. Fantascienza, dramma, black humor si fondono in una storia surreale, che ci trasporta in un universo molto simile al nostro e ci fa percepire da una prospettiva assai particolare il disagio e la sofferenza degli individui che vediamo sullo schermo. Di cosa si tratta?
Una realtà distopica
Immaginate un futuro non troppo lontano in cui la tecnologia ha un ruolo importante nella vita quotidiana (nonostante le sembianze anni 80 dei computer e la grafica 8 bit); un mondo in cui è possibile pagare (quasi) ogni cosa guardando inserzioni pubblicitarie e “noleggiare” perfetti sconosciuti per fingere che siano amici di vecchia data. In questa cornice, a tratti inquietante, si inseriscono i protagonisti, Annie Landsberg (Emma Stone) e Owen Milgrim (Jonah Hill), entrambi affetti da disturbi mentali. A seguito di una serie di coincidenze, i due si troveranno insieme a testare una cura farmacologica che ha l’ambizioso scopo di eliminare la sofferenza e il dolore dato dai traumi vissuti dai pazienti, e liberare così l’umanità da tali emozioni.
Universi parelleli
Fin dal principio viene menzionata l’esistenza di tanti universi, realtà parallele, e in effetti la serie ci conduce ad esplorare le varie prospettive di una stessa realtà, ricostruite dai punti di vista dei protagonisti, spesso contraddittori (come contraddittoria è la loro visione del mondo).
Owen, ragazzo schizofrenico, è convinto di essere il prescelto, colui che salverà il mondo da una catastrofe imminente. Pecora nera di una numerosa famiglia assai benestante, Owen non riesce a comunicare con nessuno dei suoi parenti. Hill è bravissimo a far percepire allo spettatore il senso di solitudine, disagio e incomprensione che lo pervade, persino nelle scene in cui è circondato dai genitori, fratelli e nipoti: l’atmosfera domestica sembra soffocante e le sue visioni si confondono con la realtà.
Annie, affetta da disturbo borderline della personalità, appare invece più aggressiva e incapace di relazionarsi con gli altri, meccanismo di difesa da sé stessa e da ciò che le è accaduto. L’episodio dedicato al suo background rivela pian piano il trauma da lei vissuto, nascosto dietro un labirinto di barriere create per non ammettere la realtà. Non ci si aspettava di meno dall’interpretazione della Stone, che dà nuovamente prova del suo talento.
I disturbi dei protagonisti, tanto diversi, si trovano intrecciati nel momento in cui i due si incontrano nello stesso gruppo di sperimentazione del farmaco che dovrebbe guarirli completamente, aiutandoli a superare i traumi che li perseguitano tramite una serie di visioni alternative e che rappresentano delle piccole storie a parte.
Un viaggio nella mente umana
Maniac è un viaggio all’interno della mente umana che mostra, in maniera quantomeno surreale, la fuga dal senso di colpa, dalla solitudine e dal dolore delle esperienze negative; lo fa mostrando il percorso dei protagonisti e l’obbiettivo utopistico degli scienziati coinvolti, anch’essi non certo immuni da problemi psichici e dipendenze (compresa l’intelligenza artificiale), tanto che pare abbiano bisogno di una cura più dei loro stessi pazienti: insomma, sono essi stessi umani, emotivi, sofferenti. Il mondo rappresentato da Maniac potrebbe essere quello dello spettatore. Ci va incredibilmente vicino, se non fosse per una serie di stranezze, di bizzarrie: una sorta di fusione fra passato e futuro dai colori sgargianti, in cui la solitudine del singolo e la perenne ricerca di una connessione sono esasperate.
Maniac funziona, è originale, complesso e pieno di sfumature; a tratti forse il ritmo della narrazione è lento e potrebbe scoraggiare, ma anche ciò serve a comprendere l’emotività e gli stati d’animo dei personaggi, a renderci partecipi della loro umanità e del loro percorso. Ci troviamo di fronte a una serie su un esperimento che a sua volta sperimenta qualcosa di nuovo sullo spettatore, ricreando un’atmosfera bizzarra e drammatica allo stesso tempo, ricordando la continua lotta nella nostra mente per sfuggire al dolore.