Netflix Altered Carbon – Recensione

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
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Netflix Altered Carbon

Immaginate un mondo al di là del nostro tempo, in cui scienza e tecnologia sono talmente avanti che i cellulari sono superati, in cui gli ologrammi e i sistemi di comunicazione passano attraverso una lente a contatto, i viaggi interplanetari non  sono più fantasia ma normale amministrazione, le auto non calpestano il suolo ma volano in autostrade fra le nuvole; immaginate ora che in questo scenario buio, sporco e ben poco semplice per la gente comune, venga detto che il vostro corpo non conta nulla, che in realtà la vostra anima, la vostra coscienza, si trova in un supporto digitale inserito alla base della nuca: tecnicamente non potreste morire, a meno che qualcuno non distrugga fisicamente quello che a tutti gli effetti è il vostro “hard disk” portatile. Il mondo di Altered Carbon è complesso, fatto di contrasti pazzeschi e spinge lo spettatore a porsi domande non da poco. Scendiamo nei dettagli tra poche righe.

Risvegliarsi dalla Morte

Takeshi Kovacs si sveglia dentro quello che sembra un ospedale, non sa in che tempo si trova e per quanto è rimasto “sotto ghiaccio” o per meglio dire, senza un corpo. Una giovane poliziotta di nome Kristin Ortega accompagna il redivivo Kovacs su un palazzo tra le nuvole, il cui proprietario pare sia l’uomo più ricco del mondo. Dopo i convenevoli, Kovacs scopre il nome del suo “benefattore”: si tratta di Laurens Bancroft, ricchissimo e affermato aristocratico, membro leader della società di alta classe, detta Mat.

La richiesta di Bancroft nei confronti di Kovacs è tanto semplice quanto complessa: dopo aver mostrato una macchia di sangue rappreso su una parete della casa più sfarzosa ed opulenta che possiate immaginare, il leader della Mat dichiara che quella macchia sono il suo sangue e parte del suo cervello, oltre ai resti del suo hard disk, portando a capire che, se si è abbastanza ricchi, si può duplicare il proprio hard disk, rendendosi immortali, che anche in caso di rottura della “pila” che contiene la propria coscienza, questa in realtà risiede su un server remoto, nascosto chissà dove. Il compito di Kovacs sarà dunque quello di scoprire chi ha ucciso il suo datore di lavoro: se ci riuscirà, avrà la libertà, il corpo che preferisce e soldi per vivere agiatamente in eterno. L’offerta sul piatto è più che generosa,  non fosse che Takeshi Kovacs non ha più motivi per vivere. Non svelando altro circa una trama che si dipana in dieci puntate, disponibili dal 2 febbraio 2018, vi garantisco che siamo di fronte ad un altra perla di Netflix da non perdere per tutti gli appassionati di thriller sci-fi.

Un Mondo Senza Limiti

Altered Carbon dipinge un mondo con ben pochi limiti: le malattie sono solo un ricordo, il corpo umano  ha ben poco valore, al punto che viene definito letteralmente “custodia”, come fosse un vestito o una cover per l’ultimo cellulare che probabilmente stringete in mano. Se avete abbastanza soldi, in questa distopia i limiti per le vostre perversioni e vizi non ci sono: potete uccidere, stuprare, morire e ricominciare, essere un uomo oggi ed una donna domani, un bambino di lunedì ed una vecchia signora il venerdì. In un mondo dove la morte è relativa, religione e credenze si trovano schiacciate dal peso dei fatti: se un dio esistesse, perché permetterebbe questo abominio? E’ ciò che in molti si chiedono mentre altri, considerano gli aristocratici, i Mat, vere e proprie divinità, al punto da fondare vere sette di fanatici, ansiose di conquistarsi un posto nel “regno dei cieli”. La serie permette di porsi domande profonde, che vanno spesso condensandosi in concetti di giusto e sbagliato, arrivando perfino a contraddirsi.

Una Serie Non Per Tutti

Altered Carbon non è una serie per tutti: analogamente ai film che possiamo ritrovare citati al suo interno, capolavori da cui il Carbonio Alterato prende spunto o elementi riconoscibili come la pioggia costante e la sporcizia di Blade Runner, la tecnologia di Minority Report, le auto volanti de Il Quinto Elemento, la componente thriller investigativa di The Island per citarne alcuni. Guardando la serie, la sensazione è stata quella di ritrovarmi davanti a uno Stranger Things del mondo sci-fi: coerente dall’inizio alla fine, senza cali di tensione o di ritmo, complici gli attori (tutti davvero azzeccati nel loro ruolo) e Joel Kinnaman su tutti, capace di essere muscolare quando serve, un muro che non lascia trasparire emozioni e nei momenti più disperati un fragile essere umano. Anche le interpretazioni sono degne di nota, come quelle di Martha Higareda (nella parte della poliziotta dura ma allo stesso tempo fragile è perfetta), e Chris Conner nel ruolo di Poe, l’intelligenza artificiale dell’hotel il Corvo. Le interpretazioni sono davvero i cardini di una serie che si potrebbe considerare già un cult per il suo genere. Difetti tangibili non ve ne sono, eccetto forse la parzialità con cui ci si deve approcciare, trattando temi fantascientifici davvero peculiari e non per la grande massa come una serie stile Stranger Things o Il Trono di Spade ma del resto, la nicchia sci-fi divide sempre gli appassionati, con poche eccezioni.

Netflix Altered Carbon
9
Voto 9
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.