I suoni della città e gli RpG

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor News Lettura da 7 minuti

Sono seduto su una panchina della stazione Tiburtina di Roma. Fa sufficientemente freddo, è pieno pomeriggio, attendo il treno ed intorno a me c’è un via vai di persone che pare interminabile. Mi piace ascoltare il suono della città: contiene sempre ottimi spunti per riflessioni che magari, seduto in una stanza, non avresti avuto. Si libera un posto accanto al mio ed un ragazzo sui quindici si siede facendo cenno agli amici di seguirlo: hanno tutti dei jeans strappati sul ginocchio, felpe e cappotti più o meno simili, zaino Eastpak pieno di scritte e spille, cuffiette e cellulari di ultima generazione, abbastanza omogenei tra iPhone e Samsung. Iniziano a parlare mentre sto giocando ad Hearthstone, e l’argomento da loro trattato, neanche a farlo apposta, sono i videogiochi del momento: pareri sull’ultimo trailer di Kojima, qualcuno chiede agli altri se The Last Guardian sia un bel gioco, fanno elucubrazioni sul prossimo anno e sui giochi in uscita, spesso decretando quale sia “una merda” mesi prima di vederlo sugli scaffali. Faccio appello a tutto il mio autocontrollo, non mi volto e mi concentro sulla partita in Arena che sto perdendo. All’improvviso il mio senso di player pizzica quando all’orecchio mi giunge la frase “Dark Souls III distrugge Bloodborne dieci a uno” .

Ed è subito Civil War in quel gruppo di amici. Uno di questi ragazzi sostiene che la serie Souls sia l’RpG per eccellenza: non reggo più e mi volto “se Dark Souls è l’RpG per eccellenza, Baldur’s Gate è il miglior gioco di auto mai visto”, silenzio. Dopo un po’ uno di loro raccoglie il coraggio e dice “e che cavolo è Balcoso ora?”. Mea culpa, non avevo considerato che non erano nemmeno nati. “Baldur’s Gate è stato un gioco di ruolo che ha definito lo standard per quella tipologia di videogiochi. Senza di lui forse oggi non avreste avuto Dragon Age (il primo capitolo) o Divinity: Original Sin o Sword Coast Legends. In ogni caso, avete perso la differenza di concetto tra RpG e Action RpG”. Un ragazzo incuriosito mi chiede “Perché? Che differenza c’è?”. Silenzio. Arriva il treno e me ne frego, devo rispondere “La differenza sta nel gameplay: avete mai parlato con un nemico in Diablo? Avete mai fatto scelte che avrebbero cambiato il corso della storia in Dark Souls?” li saluto e li lascio con questi interrogativi. A questo punto mi siedo sul treno, i Linkin Park in cuffia ed inizio a pensare: per quanto ci si sforzi di informare, in questo settore pare che ci sia una confusione totale sulle basi di un gameplay, di una trama e di quanto un gioco deve dare. Personalmente, gioco da sempre RpG, che siano di stampo tattico o action a me non fa differenza, a patto che sia un buon titolo, che il bilanciamento del gioco sia adeguato, e che abbia una buona storia di fondo. E’ vero che probabilmente la colpa della confusione dei ragazzi alla stazione non era nemmeno la loro ignoranza quanto piuttosto il mercato videoludico. Abbiamo assistito a molti anni di vuoto, nei quali non uscirono molti RpG ne tanto meno Action RpG degni di nota: diciamo che era visto come una nicchia del settore. Poi, improvvisamente, è andato di moda inserire elementi RpG in tutti i giochi, probabilmente perché avevano finito le idee: ed ecco che si poteva modificare l’arma dei TpS, potevamo iniziare una stagione di campionato con una squadra sconosciuta su FIFA e portarla ai vertici della serie A e così via. Probabilmente in tutto questo si è perso il senso di un genere che fa della storia e delle scelte personali il fulcro della sua esperienza.

Ad un certo punto contestualizzo la cosa: a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, le connessioni internet erano quello che erano, non avevamo Team Speak, pochissimi di noi avevano mai connesso una console ad internet. All’epoca le cose avvenivano molto più lentamente ed ecco che giochi più “lenti” come un Baldur’s Gate o addirittura la saga di Final Fantasy con lo stile di gioco di attacchi a turni, trovarono terreno fertile, ed alcuni sono invecchiati davvero bene. Oggi è tutto il contrario: inviamo mail a volte anche sopra il gigabyte di peso, abbiamo cellulari che sono più potenti di molte delle console portatili che giravano nei primi anni duemila, abbiamo meno “tempo”. Ed ecco che l’azione diventa il fulcro della nostra vita quotidiana: vi ci vedreste a giocare titoli a turni in stile Final Fantasy X? Se siete sulla trentina o giù di li potreste rispondere “si certo: li adoro”, ebbene la risposta a voi è “perché ci siete cresciuti”. Metti in mano però ad esempio un Final Fantasy VII ad un dodicenne dei giorni nostri, o convinci un quindicenne a giocare a Legend of Dragoon, e probabilmente ti tirerà il Joypad in faccia. Non avrebbe nemmeno torto, del resto per lui quella è “roba antica”. Credo fondamentalmente che il mondo di oggi sia troppo “veloce”: annunciano il gioco, passiamo mesi a domandarci tra colleghi come sarà, quante ore ci spenderemo, quanto sarà bello o complesso; esce il gioco, ci facciamo quelle otto dieci ore, magari anche trenta dai… su titoli grandi come The Witcher III, ed ecco che ci ritroviamo a pensare “quando esce il prossimo titolo?”.

I videogiochi, secondo me, riflettono e talvolta amplificano i tempi vissuti da chi li scrive. Sarebbe stato difficile per Kojima pensare a Snake senza 1997: Fuga Da New York. Credo che gli RpG torneranno ad essere una nicchia di mercato, nel frattempo, la controparte Action prenderà sempre più piede (vedremo un esempio con il remake di Final Fantasy VII). Il treno giunge alla stazione, mi appresto a scendere con un mezzo sorriso: a casa ho due o tre titoli da provare, e chissà se avrò “tempo” tra un email e una telefonata…

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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.